Il progetto egiziano per il pompaggio delle acque marine mette a rischio la vita degli abitanti di Gaza

egyptwaterImemc. International Solidarity Movement – Gaza Team Negli ultimi mesi il cedimento del terreno lungo il confine con l’Egitto è divenuto sempre più un pericolo per la popolazione di Rafah.

Il cedimento del terreno è causato dal progetto egiziano per il pompaggio dell’acqua marina lungo tutto il confine con la Striscia di Gaza. Lo scopo di tale progetto è l’inondazione dei tunnel che permettono il passaggio ai Palestinesi, che sono stati isolati all’interno di Gaza, fin da quando è stato attuato il blocco imposto dall’occupazione israeliana.

Abdel Aziz El Atar, capo dell’Ufficio della Protezione Civile di Rafah, ha spiegato come ogni giorno ricevano chiamate allarmanti per la comparsa di nuove buche nei terreni, di nuove zone agricole inondate dall’acqua di mare o ancora di allagamenti di abitazioni.

Tutto questo continua ad accadere nonostante il fatto che la maggior parte delle case vicine al confine con l’Egitto siano state evacuate a causa delle inondazioni e per l’alto rischio di cedimenti del terreno.

Il personale dell’Ufficio della Protezione Civile si rammarica di non possedere la tecnologia e le attrezzature necessarie per affrontare questa situazione: “Temiamo che con l’arrivo della stagione invernale e delle forti piogge la situazione non potrà che peggiorare…”. “Oltre che per le inondazioni, soffriamo per le falde acquifere contaminate con acqua di mare, per la salinizzazione dei terreni coltivati… Ed inoltre, questo progetto ha danneggiato molte tubature che fornivano acqua potabile ed ha anche distrutto il sistema fognario di alcune zone vicine al confine”.

Numerose ONG internazionali avevano avvertito circa i pericoli e le conseguenze, in quanto avevano visto il progetto come “una nuova minaccia per la sicurezza alimentare e per l’accesso all’acqua potabile per i Palestinesi della Striscia di Gaza”. Per di più, ciò ha costituito una seria minaccia per l’ambiente, sia per l’Egitto che per la Palestina.

Per questo motivo, il Governo palestinese di Gaza chiede che le organizzazioni internazionali, come ad esempio l’ONU, prendano le misure necessarie per fermare e porre fine a questo progetto che rappresenta una chiara violazione del diritto internazionale ed umanitario e delle convenzioni internazionali e delle norme che regolamentano le risorse acquifere comuni lungo i confini.

L’ISM ha incontrato anche il Capo della Sicurezza lungo il confine il quale ha dichiarato che al momento la loro maggior preoccupazione è che “il muro che separa l’Egitto da Gaza ha perdite in vari punti. Temiamo che nei prossimi mesi collasserà del tutto, rendendo per noi pressoché impossibile il mantenimento della sicurezza lungo il confine… molte postazioni di controllo sono già state spostate a causa del cedimento del terreno”.

E continua: “Comunque, non si tratta dell’unica aggressione che abbiamo subito da parte delle autorità egiziane; ogni giorno i soldati egiziani insultano ed aprono il fuoco sia contro la popolazione civile palestinese di Rafah che contro le nostre forze di sicurezza. Ad esempio, due settimane fa hanno sparato contro tre operai che stavano aggiustando un cedimento vicino al confine. A seguito di ciò, i soldati sono entrati in territorio palestinese ed hanno rapito i tre lavoratori feriti. Fino ad oggi, il governo di Gaza non ha nessuna notizia al loro riguardo”. Ha inoltre aggiunto, “Un altro esempio è accaduto qualche giorno fa, quando i soldati egiziani hanno sparato contro un deposito di acqua potabile”.

Entrambi gli intervistati hanno fatto appello alla comunità internazionale perchè faccia pressione sulle autorità egiziane. “E’ l’unico modo per fermare questo crimine umanitario ed ambientale, dato che, a livello locale, il governo egiziano gode dell’appoggio sia di Israele che del governo di Ramallah a proposito del progetto”.

(Nella foto: operai egiziani lavorano sulle tubature che pompano l’acqua del mare lungo il confine).

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi