Il direttore dell’Agenzia Onu per il soccorso e il lavoro per i profughi (UNRWA) in Cisgiordania ha emesso un comunicato stampa, sottolineando che l’UNRWA condanna l’ultima serie di demolizioni di case dei beduini a Um al-Khair, sulle colline a sud di Hebron.
Con le demolizioni di case da parte delle autorità israeliane, 31 rifugiati palestinesi, tra cui 16 bambini, sono rimasti senza tetto, ha dichiarato Bartholomeusz. E ha aggiunto che questa comunità ha subito una serie di demolizioni di case e ha sottolineato che i residenti hanno dovuto spesso affrontare vessazioni da parte degli abitanti del vicino insediamento illegale di Karmel.
Il direttore dell’UNRWA per la Cisgiordania ha espresso indignazione: “Sono costernato. Guardando negli occhi un giovane ragazzo beduino con una camicia rossa, in piedi tra le rovine della sua casa demolita, come si può giustificare questo?”
Già nel 2014 l’UNRWA esortò la comunità internazionale affinché si opponesse al trasferimento forzato dei beduini palestinesi. Nel 2015 il parlamento israeliano (Knesst) adottò un disegno di legge che minacciava di sradicamento 40.000 beduini palestinesi del deserto del Negev.
L’attacco alle comunità beduine avviene in due contesti primari: da una parte, Israele ha continuato, de facto, l’annessione dei territori palestinesi e l’espansione degli insediamenti, dall’altra, usa la terra dei beduini, soprattutto nel Negev, per le esercitazioni militari e in parte per smaltire i rifiuti nucleari israeliani dell’impianto nucleare non monitorato dall’AIEA di Dimona.
Le relazioni dal giugno 2015 portano seriamente a pensare che Israele abbia testato bombe con materiale nucleare nel deserto del Negev. In questo contesto è importare notare che gli alti tassi di cancro tra i prigionieri palestinesi possono essere attribuiti ai rifiuti tossici nucleari che Israele seppellisce vicino a diverse prigioni nel deserto del Negev.
(Nella foto: centrale nucleare israeliana di Dimona, Negev. IMEMC)
Traduzione di Edy Meroli