Il rapporto tra Hamas e Il Cairo va rafforzato

Gerusalemme occupata – Pal.info. Di Khalid Amayreh.

La visita di Ismael Haniyah al Cairo è senza dubbio una mossa giusta, fatta al momento giusto e rivolta nella giusta direzione.

Haniyah e altri leader islamici palestinesi, molti dei quali eletti dal proprio popolo tramite libere e legittime elezioni, sono stati trattati per anni come “personae non gratae” dal defunto regime egiziano di Hosni Mubarak.

Non solo. L'ex presidente non ha detto né fatto nulla quando, tre anni fa, il regime sionista pro-apartheid ha lanciato la sua guerra lampo genocida contro la Striscia di Gaza praticamente indifesa, uccidendo, mutilando e incenerendo migliaia di uomini, donne e bambini, nel tentativo di decapitare l'enclave costiero.

Aggiungendo il danno alla beffa, il regime di Mubarak, al fine di ottenere un certificato di buona condotta da Israele e dal suo alleato-guardiano, gli Stati Uniti, ha contribuito a consolidare e rafforzare il criminale assedio alla Striscia di Gaza, abbandonando il suo milione e 600mila abitanti al proprio destino.

Ora, grazie alla grande rivoluzione egiziana che ha spodestato e mandato in prigione – dove dovrebbe restare per il resto dei suoi giorni – Mubarak, tutto ciò è cambiato. Questo ci fa davvero sperare che un nuovo capitolo nelle relazioni tra Egitto e i palestinesi verrà aperto.

L'apertura di questo capitolo sarà necessaria se la rivoluzione egiziana acquisirà una più ampia legittimità islamica, e se sarà permesso a una vera democrazia di prosperare in un paese di oltre 80 milioni di abitanti, cresciuti assistendo all'assassinio, all'assalto e all'umiliazione perpetrati in Palestina contro i loro fratelli da un Israele hitleriano.

Haniyah ha avuto colloqui importanti con molti dignitari egiziani, oltre che con il Segretario generale della Lega Araba, Nabil al-'Arabi.

Il Primo ministro palestinese ha avuto anche un incontro proficuo e cordiale con i leader della Fratellanza musulmana, il cui partito “Libertà e Giustizia” (FJP) ha ottenuto delle vittorie schiaccianti nelle due fasi delle elezioni egiziane in corso.

Hamas è ideologicamente affiliato con i Fratelli musulmani. L'ascesa al potere della Fratellanza al Cairo potrebbe aiutare i palestinesi a sbarazzarsi del loro storico status di orfani, che ha permesso a un Israele notoriamente orientato a una mentalità da Gestapo di coalizzarsi contro di loro in qualsiasi momento, con o senza motivo.

Non credo che il fratello Haniyah abbia bisogno di spiegare nei dettagli, ai fratelli egiziani, la situazione della Striscia di Gaza, e l'inesorabile campagna di terrore, assassinio e strangolamento economico in stile nazista che il regime sionista e i suoi alleati criminali stanno operando nei confronti dell'oltremodo tormentata popolazione di Gaza.

La fermezza dei gazawi è più che leggendaria: essa trascende la realtà.

Credo che i Fratelli musulmani egiziani siano del tutto consapevoli della situazione generale in Palestina. Non è necessario che qualcuno spieghi loro le sofferenze e le condizioni umane atroci che la maggior parte dei palestinesi deve affrontare.

Essi hanno invece bisogno di una strategia concreta e prioritaria che permetta loro di aiutare con più efficacia il popolo palestinese e la sua giusta causa, tenendo, allo stesso tempo, in attenta considerazione le realtà politiche oggettive in Egitto e nella regione.

La Fratellanza musulmana non starà agli ordini di Hamas, e non credo che Hamas preveda una tale possibilità. Le relazioni tra i movimenti islamici e i paesi non si conducono in questo modo.

Nonostante ciò, l'ascesa al potere degli islamici, parziale o totale che sia, rappresenta senza dubbio uno sviluppo di fondamentale importanza strategica, che va sfruttato al massimo al fine di riequilibrare la bilancia scandalosamente obliqua a favore di Israele.

E' vero che l'Egitto soffre di enormi problemi sociali ed economici sul fronte interno, il che comporta l'impossibilità, per il paese, di dedicare tutte o gran parte delle proprie energie alla questione palestinese.

Ma il nuovo Egitto dovrà dimostrare a Israele che, grazie alla Primavera araba, una nuova situazione strategica è in atto nella regione, e che l'Egitto non tollererà più il trattamento nazista riservato ai palestinesi.

L'Egitto, e ciò è molto importante, dovrebbe creare un collegamento reale tra il proprio impegno nei confronti del trattato di pace di Camp David con Israele, da una parte, e il comportamento di Israele nei confronti dei palestinesi, dall'altra.

Del resto, tutti gli aspetti delle politiche e dei comportamenti israeliani (dalla scandalosa espansione coloniale, alla giudaizzazione assoluta di Gerusalemme est, all'effettivo assassinio della possibile soluzione dei due Stati) sono del tutto incompatibili con le disposizioni del disgraziato trattato di pace.

A parte ciò, all'Egitto viene chiesto di svolgere il ruolo di “Grande fratello”, nella questione palestinese. Ci sono, in effetti, molti fattori che possono essere affrontati in questo senso: dalla revoca delle restrizioni ai viaggi, al permesso di libero spostamento da e per la Striscia di Gaza attraverso il terminal di Rafah.

L'Egitto dovrebbe anche aiutare i palestinesi, soprattutto nella Striscia di Gaza, a liberarsi dalla dipendenza umiliante da Israele nel consumo di carburanti. Abbiamo assistito, nel corso degli anni, al sadico e crudele utilizzo fatto, da parte di Israele, del rifornimento di energia elettrica e di carburante verso la Striscia, e ai tagli di forniture per considerazioni politiche e per tormentare e umiliare i palestinesi.

In breve, un Egitto a guida islamica dovrebbe dire chiaramente a Israele, che non potranno più esserci “affari come al solito” con lo Stato ebraico, se i palestinesi continueranno a essere aggrediti, brutalizzati e spinti nell'angolo.

Non occorre dire che una delle priorità principali in questo senso consiste nell'abolizione dell'assedio di Gaza, che prosegue da 4 anni. La popolazione di Gaza ha sofferto troppo e troppo a lungo a causa di questa barbarie.

Traduzione per InfoPal a cura di Stefano Di Felice

 

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