Il segretario dell’ONU critica gli insediamenti israeliani e sollecita i colloqui di pace

Ramallah – AFP. Lunedì il capo delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha criticato la  costruzione di insediamenti israeliani e ha messo in guardia contro le “provocazioni” nei luoghi santi di Gerusalemme, lanciando un appello per nuovi colloqui di pace per evitare un ulteriore conflitto con i palestinesi.

Ki-moon si è recato nella città di Ramallah, dove ha incontrato il primo ministro palestinese Rami Hamdallah, un giorno dopo la conferenza al Cairo in cui i donatori internazionali hanno promesso 5,4 miliardi dollari per ricostruire la Striscia di Gaza devastata dalla guerra.

“L’importo che è stato promesso dalla comunità internazionale è molto incoraggiante”, ha commentato Ki-moon in una conferenza stampa congiunta con Hamdallah.

I fondi dovrebbero finanziare la ricostruzione “urgente” di infrastrutture e abitazioni, ha dichiarato, riferendosi a un livello “senza precedenti” di distruzione a Gaza, dove quasi 2.200 palestinesi sono stati uccisi nella guerra di 50 giorni fra luglio e agosto.

Ma “anche se la ricostruzione è importante, dobbiamo affrontare alla radice le cause di instabilità”, ha aggiunto. “Dobbiamo dare una rinnovata attenzione alla Cisgiordania. Ancora una volta condanno fortemente l’attività di insediamento continuo da parte di Israele”, ha dichiarato, facendo eco alla condanna internazionale circa i progetti per le nuove case dei coloni nel territorio palestinese occupato.

La Casa Bianca e l’Unione Europea hanno criticato l’approvazione di Israele nel mese di settembre di 2.600 nuove unità di insediamento nella Gerusalemme Est occupata.

La questione degli insediamenti ha causato il fallimento di numerosi cicli di colloqui di pace israelo-palestinesi.

“Sono anche profondamente preoccupato per le ripetute provocazioni nei luoghi santi di Gerusalemme. Queste infiammano solo le tensioni e devono cessare”, ha affermato Ki-moon.

I suoi commenti sono arrivati a distanza di qualche ora dallo scontro fra la polizia israeliana e i manifestanti palestinesi nella moschea di al-Aqsa a Gerusalemme, la stessa area dello scoppio della Seconda Intifada.

Il sito è sacro per ebrei e musulmani ed è una delle cause di fondo delle tensioni israelo-palestinesi, che si sono accresciute a Gerusalemme a partire dal conflitto di Gaza.

Ki-moon ha fatto appello alle due parti per rilanciare un processo di pace stagnante che è collassato nel mese di aprile, nonostante gli intensi sforzi degli Stati Uniti.

“Esorto i palestinesi a mostrare coraggio e a continuare a impegnarsi nel processo di pace e gli israeliani a fare lo stesso”, ha sollecitato Ki-moon. “Accolgo con favore la rinnovata azione della leadership politica internazionale. Il tempo non è dalla parte della pace. Dobbiamo agire immediatamente per evitare un’intensificazione di uno status quo già insostenibile… questo è l’unico modo per evitare l’ennesimo tragico conflitto in futuro”.

Traduzione di F.G.