Il silenzio di Starmer nella Giornata della Solidarietà palestinese la dice lunga

MEE. Di Ghada Karmi. Con la sua partecipazione a un evento pro-Israele, il leader laburista non avrebbe potuto calcolare meglio il modo per insultare gratuitamente i palestinesi
Da palestinese e membro del Partito Laburista da oltre 30 anni, trovo sempre più sconcertante la devozione servile del leader del Partito Laburista Keir Starmer al sionismo.
Il 29 novembre Starmer e il suo vice, Angela Rayner, hanno partecipato a una conferenza organizzata dal Jewish Labour Movement (JLM) e Labour Friends of Israel (LFI).
Di tutte le date dell’anno, Starmer non avrebbe potuto sceglierne una in più calcolata per insultare gratuitamente i palestinesi. La sua apparizione ha coinciso con la Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese delle Nazioni Unite, un evento importante, nel calendario palestinese, che si tiene il 29 novembre di ogni anno dal 1977.
Il suo scopo è ricordare al mondo che la questione della Palestina rimane irrisolta. I “diritti inalienabili del popolo palestinese”, definiti nella risoluzione 3376 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1975, come autodeterminazione e diritto al ritorno dei rifugiati, non sono ancora stati raggiunti.
Un’evidente insensibilità.
Ogni 29 novembre l’ONU invia messaggi speciali di solidarietà ai palestinesi da parte del segretario generale, dai presidenti dell’Assemblea generale e del Consiglio di sicurezza e dai capi di altri organismi e ONG dell’ONU.
Vengono organizzate pubblicazioni, incontri e proiezioni di film. In seguito l’ONU pubblica un bollettino annuale che riporta questi messaggi, discorsi ed eventi.
Quale messaggio ha inviato Starmer ai palestinesi in questo giorno speciale? E il suo vice, che ha promesso alla conferenza JLM di sospendere “migliaia e migliaia” di membri laburisti (per antisemitismo), tra i quali molti potrebbero essere sostenitori della Palestina? In un discorso pieno di contrizione, ha consigliato ai membri del Labour di “diventare realisti” sull’antisemitismo. La presenza di Starmer alla conferenza JLM/LFI sembrerebbe significare nel migliore dei casi un’evidente insensibilità nei confronti dei palestinesi, oppure, e peggio ancora, indicherebbe la completa ignoranza della loro causa, ma ciò è improbabile.
Ho scritto a Starmer per chiedergli perché ha ignorato la Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese e se si è trattato o meno di una svista, o se crede sinceramente che i palestinesi abbiano un diritto minore alla sua attenzione rispetto alle altre comunità che vivono in Gran Bretagna. Non ho ricevuto alcuna risposta prima della stampa di questa rubrica.
Il ripensamento di Starmer.
Prima di diventare leader del partito Starmer non era conosciuto per le sue simpatie sioniste. In qualità di ex avvocato specializzato in diritti umani internazionali, Starmer avrebbe onorato senza esitazione la Giornata di solidarietà internazionale delle Nazioni Unite con il popolo palestinese.
Il suo passato contro la guerra illegale in Iraq, la sua appartenenza a Labour Friends of Palestine e la sua condanna del piano di pace Trump in Medio Oriente considerato “una farsa, in contrasto con il diritto internazionale e le tutele dei diritti umani”, lo portano tutti in quella direzione.
Nel 2015 ha parlato a una campagna elettorale sulla Palestina organizzata dalla Camden Palestine Solidarity Campaign, e in seguito ha dichiarato: “Possiamo promuovere la pace e la giustizia in tutto il mondo” sullo sfondo degli attivisti di Stop the War che reggono bandiere palestinesi.
Ma da quando è diventato leader del partito, Starmer è cambiato. Ha intrapreso il corteggiamento della lobby israeliana, l’antitesi delle sue precedenti posizioni sui diritti dei palestinesi, e nel gennaio 2020 ha adottato incondizionatamente i “Dieci impegni” del Consiglio dei Deputati.
Questi impegni comprendevano la definizione di antisemitismo data dall’International Holocaust Remembrance (IHRA), che fonde l’antisemitismo con l’antisionismo. Questa fusione è stata al centro delle accuse di antisemitismo contro il partito laburista. L’obiettivo di collegare le critiche a Israele, e per estensione il sostegno alla Palestina, con l’”antisemitismo” ha avuto finora un grande successo nella persecuzione di questi sostenitori.
Starmer ora si definisce un “sionista senza qualifica” che crede nello stato di Israele.
Starmer non ha mai visitato Israele, ma ha promesso di farlo con i Labour Friends of Israel (LFI) che ha incontrato a luglio.
I LFI sono stati costituiti nel 1957, non molto tempo dopo l’istituzione di Israele, in solidarietà con il Partito laburista israeliano. Oggi un quarto del partito laburista parlamentare e un terzo del governo ombra ne sono membri, oltre ai 35 membri della Camera dei Lord. A settembre si sono uniti altri sei membri dalla panchina dei portavoce.
Sono essi consapevoli di essere entrati a far parte di un’organizzazione che si è autodefinita, nel 2003, un gruppo di pressione a Westminster per promuovere lo stato di Israele? Sarebbe mai esistito un Labour Friends of South Africa durante l’era dell’apartheid?
Labour e antisemitismo.
Tuttavia, Starmer dispensa elogi per LFI, che, secondo lui, avrebbe svolto un “ruolo cruciale” nel contribuire a promuovere un dibattito equilibrato sul Medio Oriente e una “soluzione pacifica a due Stati”. Ma nel 2017, i profondi legami di LFI con l’ambasciata israeliana sono stati dimostrati in un documentario in quattro parti di Al Jazeera, intitolato The Lobby.
Sarebbe ragionevole desumere da quanto sopra che l’impegno di Starmer per il sionismo lo abbia reso anti-palestinese. Egli ha ignorato la Giornata di Solidarietà del 29 novembre perché probabilmente non gli interessava. Ma sarebbe sbagliato pensarla così. È più probabile che sia stato guidato dalla sua convinzione di dover compensare coloro che crede rappresentino la comunità ebraica per il presunto antisemitismo del suo partito.
E il suo vice si è limitato a seguire il suo esempio.
Egli pensa che in questo modo il partito potrebbe riconquistare quei membri laburisti e quegli elettori persi a causa dell’antisemitismo, facendo penitenza per i suoi peccati. Questo è anche il motivo per cui Starmer ha formalmente chiesto scusa all’Alta Corte, e per cui il partito ha pagato a luglio una cifra a sei cifre a sette informatori per il loro “dolore e angoscia”.
Gli informatori avevano citato in giudizio il partito per diffamazione in seguito alle critiche alla loro testimonianza in un’indagine della BBC Panorama del 2019 sull’antisemitismo laburista. Il partito, allora guidato da Jeremy Corbyn, era stato informato di avere una forte difesa legale contro l’accusa di diffamazione, ma Starmer lo ignorò.
Mettendo insieme questi fatti dobbiamo presumere che egli creda che il sostegno esplicito ai palestinesi possa viziare tutti i suoi sforzi per rendere caro il Labour alla comunità ebraica. E può o non può avere ragione su questo. Ma il pericolo di entrare nell’agenda sionista in questo modo è quello di diventare un complice della soppressione dei diritti dei palestinesi.
Era questo il messaggio che voleva trasmettere ai palestinesi nella loro giornata internazionale di solidarietà?

Traduzione per InfoPal di Stefano Di Felice