“Il sogno di Israele”: la roadmap criminale verso “il grande Israele”?

Globalresearch. Per il padre fondatore del sionismo Theodore Herzl, il concetto di “Grande Israele” si fonda sull’idea di uno stato ebraico esteso dall’Egitto fino all’Eufrate».

Rabbi Fischmann dell’ Agenzia ebraica per la Palestina, dichiarò davanti al comitato speciale delle Nazioni Unite, il 9 giugno, del 1947:

«La terra promessa si estende dall’Egitto fino all’Eufrate, includendo parti della Siria e del Libano», come scrisse anche Michel Chossudovsky.

Citato nello stesso articolo è anche Mahdi Darius Nazemroaya sul “Piano Yinon” (1982) “ … il quale afferma che a continuazione del disegno coloniale britannico in Medio Oriente:

Il piano Yinon è un piano strategico per affermare la superiorità di Israele nella regione. Il piano stipula che Israele dovrà riconfigurare la geo-politica regionale attraverso la balcanizzazione degli stati arabi circostanti trasformandoli in stati piccoli e deboli.

«Gli strateghi israeliani vedevano nell’Iraq la più grande sfida strategica nel contesto arabo. Ed è per questo che l’Iraq era stato designato come centro della balcanizzazione del Medio Oriente e del Mondo Arabo. In Iraq, sulla base del concetto del Piano Yinon, gli strateghi israeliani sostenevano la divisione del paese in uno stato curdo e due stati arabi, uno sunnita e uno sciita. Secondo il piano Yinon, la prima tappa per il raggiungimento di questo scopo era quella di scatenare una guerra tra Iraq e Iran».

Al tempo in cui Yinon scrisse, la guerra tra l’Iraq e l’Iran guidata dall’Occidente era al secondo anno – con altri sei anni di dolore perdite, tragedie, vallate di vedove, orfani, e mutilati da entrambe le parti. Il sacrificio delle vite raggiunse cifre simili a quelle della Prima Guerra Mondiale.

L’Iraq combatteva, in un errore storico, una guerra di procura per un regime americano, ossessionato da una visione dell’Islam che per l’Iran non era quella giusta. Rimane ancora un mistero, come il destino di una nazione, potesse essere stato legato a Capitol Hill.

Il giorno in cui la guerra finì, gli USA rimpiazzarano la Russia con l’Iraq trasformando il paese nella minaccia più pericolosa per gli Stati Uniti. L’Iraq, era una nazione devastata, con appena 17 milioni di abitanti.

Poi arrivò la disputa con il Kuwait per la sottrazione del petrolio e la destabilizzazione del dinar, grazie al supporto dell’ambasciatore americano di allora che diede il lascia passare a Saddam Hussein per l’invasione del Kuwait. Di conseguenza arrivò l’embargo dell’ONU, la decimazione e occupazione del 2003 – un’altra manipolazione – per arrivare a come si era programmato di trasformare l’Iraq per decenni.

La missione era compiuta. Da un lato, gli USA ottenevano la ri-disignazione del Medio Oriente e del Nordafrica, dall’altro, Israele, grazie alla sua nuova amicizia con l’autonomo e indipendente Kurdistan iraqeno, ne diventava un importante alleato. Dagli inizi degli anni ’90, fa spazio anche la versione del «falco», il sognatore della distruzione delle nazioni, il Colonnello Ralph Peters. Peters sogna la guerra eterna. Per coloro che non lo conoscessero, questo era il suo sogno (US Army War College Quarterly, Summer 1997):

“Non ci sarà mai pace. In ogni momento della nostra vita, ci saranno diversi conflitti in diverse parti del mondo. Violenti scontri occuperanno le prime pagine, ma le battaglie economiche e culturali saranno davvero quelle decisive. Le forze USA manterranno la sicurezza nel mondo per proteggere la propria economia e cultura. La distruzione servirà a raggiungere solo questo scopo.

Peters farebbe sembrare pacifici anche i più megalomani degli espansionisti. Con il suo cartografico monumento all’arroganza: “La nuova mappa del progetto Medio Orientale”, sulla ristrutturazione di aree geografiche di cui poco gli importava, è stata pubblicata dal giornale delle forze armate nel giugno del 2006.

Non è stata una coincidenza quando il primo maggio del 2006, Joe Biden, membro del Comitato del Senato degli Affari Esteri – ora vice-presidente in carica – e Leslie Gelb, presidente onorario del Comitato, scrissero insieme sul New York times, auspicando la frammentazione dell’Iraq secondo linee etniche, “dando ad ognuno dei gruppi etnici curdo, sunnita e sciita”, un ghetto politico e etnico. Fino al 2003, l’ignoranza sui matrimoni misti, interrelazioni, inter-comunità, quartieri misti, celebrazioni comuni, festività religiose, ecc. trasalivanoo l’immaginazione. L’articolo era intitolato: «Unità con autonomia in Iraq». Pensando ai matrimoni misti per esempio, il marito sarebbe vissuto in un ghetto sunnita e la moglie in un altro sciita???

Le regioni curde, sunnite e sciite sarebbero state responsabili delle proprie leggi, amministrazione e sicurezza interna. «Un piano di cinque punti» sulla ghettizzazione, distruzione, e indebolimento dell’Iraq. Il piano degli USA e Israele sul futuro dell’ Iraq, con la Gran Bretagna vigile, riportava ai sogni di gloria dell impero quando, con la Francia, questi paesi dominavano il paese e le regioni confinanti.

A parte l’arroganza e l’illegalità del piano, l’ignoranza sulla questione era totale. Negli annali del Dipartimento di Stato americano, nel Dipartimento degli Esteri, o alla CIA c’era una totale ignoranza riguardo alle minoranze etniche e religiose irachene, che per secoli avevano co-esistito: cristiani, musulmani, yazidisti, tuchmeni, ebrei, zoorastriani, bahaisti, kakaisti e shabakisti e gli altri gruppi che si consideravano non-religiosi.

Nell’ottobre del 2007, Joe Biden: “La grande maggioranza del senato Usa votò per una risoluzione non-obbligatoria per la divisione dell’Iraq in tre parti… il Washigton Post, con Tom Engelhardt, riportava che il voto 75-23 del senato  rappresentava una svolta nella divisione del paese in tre».

Engelhardt sembrava il solo con la vista acuta a notare che “la struttura tripartita dell’Iraq era citata nella costituzione del paese, ma Biden avrebbe iniziato trattative diplomatiche regionali e locali per affrettarne il compimento.

La Costituzione, scritta su imposizione americana del viceré Paul Bremer, è naturalmente, del tutto illegittima, essendo illegale-scrivere una costituzione durante una occupazione.

“Soltanto i curdi, che aspettavano impazienti l’autonomia, appoggiarono il piano”.

Quello che meditava Engelhardt, con realtà forense, sarebbe stata la reazione dell’Iraq o dell’Iran per esempio”: far passare una legge non vincolante per la divisione degli USA in regioni semi-autonome?

Concluse con il dire che tale azione, non solo sarebbe stata oltraggiosa, ma totalmente folle. In Iraq, «nei migliori del modi si sarebbe messo un francobollo americano di approvazione sulla continua pulizia etnica del paese».

Per quanto la posizione dell’amministrazione americana fosse chiara, come disse il sionista Joe Biden, alla conferenza annuale di J street nel settembre del 2013: “Se non ci fosse stato Israele, avremmo dovuto inventarcene uno per poter salvaguardare i nostri interessi». Si pensi al petrolio, al gas e agli altri obiettivi strategici.

Biden assicurò la platea dicendo: “Il supporto Americano a Israele è incrollabile».

Soffermandosi parecchie volte sull’impegno del governo Obama verso Israele.

Le sue lunghe relazioni risalgono a un incontro con il primo ministro Golda Meir, quando era senatore e successivamente alle ore spese in incontri con Netanyahu. L’ultimo incontro è stato quest’anno quando si è recato a Israele per rendere omaggio a Ariel Sharon, finendo poi con un incontro di due ore con Netanyahu.

E’ di sicuro una coincidenza, che la successiva retorica per la divisione  dell’Iraq incominciò ad accelerare. Israele aveva legami militari ed economici con i curdi sin dagli anni ’60, considerandoli come un cuscinetto contro gli avversari arabi.

A giugno, Netanyahu disse alla INSS, think tank dell’Università di Tel Aviv: “Dobbiamo appoggiare l’aspirazione curda all’indipendenza”, dopo aver sottolineato quello che lui descriveva come il collasso dell’Iraq e delle altre regioni medio orientali”.

Il fatto che gli affari iracheni non avessero a che fare con Israele, fu un punto che non venne neppure preso in considerazione (a parte le oltraggiose rivendicazioni storiche sulla regione nonostante il fatto che Israele fosse appena sorto). Gli ululati di Israele resero sordo il mondo anche davanti all’erosione dei diritti umani dei palestinesi nella loro terra per più di 66 anni.

Il Kurdistan ora rivendica Kirkuk con i suoi giacimenti di petrolio. Il piano per l’oleodotto del Nord che collega l’Iraq a Haifa, un obiettivo di Israele fin dal tempo della sua creazione, è stato sicuramente tra i pensieri di Netanyahu. Il Kurdistan independente, tradì immediamente l’Iraq invitando Israele e CIA – per continuare lo smembramento dell’Iraq.

Nella sua più cupa ironia, sia per la divisione delle terre o per la loro  ghettizzazione, la storia degli gli iracheni e palestinesi, rispecchia l’ormai antico piano di Adolf Eichmann, l’ideatore della pulizia etnica, che allo scoppio della seconda guerra mondiale, pianificava che gli ebrei vivessero concentrati in ghetti. Aveva anche ideato l’espulsione forzata, e quest’accusa gli venne mossa al momento della sua cattura in Argentina nel 1960 da un commando del Mossad e Shin Bet. Venne processato in Israele per crimini di guerra ed infine impiccato nel 1962. Ironicamente, prima del nazismo, lavorò come  venditore di olio.

Possono davvero Israele e la comunità internazionale pensare di imitare Eichmann con rimpatri forzati e pulizie etniche? Le nazioni non guarderanno più all’immagine riflessa della storia?

Notes

1.      http://www.globalresearch.ca/greater-israel-the-zionist-plan-for-the-middle-east/5324815

2.      http://www.populstat.info/Asia/iraqc.htm

3.      http://www.globalresearch.ca/the-redrawing-of-the-map-of-the-middle-east-begins-with-destruction-of-iraq/5387928

4.      http://www.nytimes.com/2006/05/01/opinion/01biden.html?pagewanted=all&_r=0

5.      http://en.wikipedia.org/wiki/Sykes–Picot_Agreement

6.     http://www.alternet.org/story/64433/congress_wants_to_split_iraq_in_three_pieces,_but_who_asked_them

7.      http://www.politico.com/story/2013/09/joe-biden-israel-97586.html

8.      http://jordantimes.com/israels-netanyahu-calls-for-supporting-kurdish-independence

9.      http://en.wikipedia.org/wiki/Adolf_Eichmann

Traduzione di Claudia Ruta