Il Sudafrica chiede che Israele sia reso responsabile per le “condizioni disumane” dei palestinesi

Sudafrica – MEMO. Il ministro degli Esteri sudafricano, Naledi Pandor, ha invitato la comunità internazionale ad agire per porre fine ai continui problemi che i palestinesi stanno vivendo e per ritenere Israele responsabile delle condizioni disumane a cui è sottoposto il popolo palestinese da 73 anni.

Parlando durante una conferenza organizzata dal Comitato delle Nazioni Unite sui diritti inalienabili del popolo palestinese, Pandor ha dichiarato: “Ora siamo responsabili, come Stati membri delle Nazioni Unite, di adottare le misure necessarie, allo stesso modo in cui le Nazioni Unite alla fine hanno agito riguardo al regime d’Apartheid in Sudafrica”.

“Come sudafricani, troviamo somiglianze nel nostro passato con i palestinesi, e ora ricordo il funerale di Shereen Abu Aqleh e quello che è successo alla sua bara. Mi ricorda le tombe che abbiamo dovuto costruire sotto la persecuzione dei soldati dell’apartheid”.

Shereen Abu Aqleh era una giornalista palestinese che è stata uccisa il mese scorso a colpi d’arma da fuoco da un cecchino israeliano, mentre copriva un raid israeliano in un campo profughi palestinese, nella Cisgiordania occupata. Anche coloro che trasportavano la bara al suo funerale sono stati attaccati.

Il ministro ha continuato: “Nella nostra qualità di rappresentanti della comunità internazionale, dobbiamo lavorare per fermare questi continui problemi che i palestinesi devono affrontare sotto l’occupazione illegale israeliana e per garantire che Israele sia reso responsabile delle sofferenze e delle condizioni disumane a cui sono sottoposti i palestinesi da 73 anni”.

Il segretario generale di Amnesty International, Agnès Callamard, ha dichiarato: “Le preoccupazioni per la sicurezza non possono in alcun modo giustificare il regime d’Apartheid praticato da Israele contro i palestinesi”.

“Tutti i regimi repressivi pongono sempre la sicurezza come pretesto per giustificare le loro politiche. Il rapporto di Amnesty International mostra che i successivi governi israeliani hanno considerato i palestinesi come una minaccia demografica e hanno imposto misure per controllare e ridurre la loro presenza”, ha aggiunto Callamard in riferimento al rapporto pubblicato dal gruppo per i diritti internazionali che definisce Israele come uno stato d’Apartheid.

L’ex-Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Zeid Ra’ad al-Hussein, ha sottolineato come il rapporto di Amnesty “è stato criticato con il pretesto che prende di mira Israele”, con alcuni che lo considerano “un rapporto sbilanciato che non tiene in gran parte conto dell’aspetto della sicurezza e le paure di Israele”.

Ha proseguito sottolineando la propria esperienza di essere stato accusato di antisemitismo quando ha commentato la “situazione catastrofica” nella Striscia di Gaza.

I partecipanti hanno confermato che “l’accusa di antisemitismo contro le organizzazioni per i diritti umani non metterà a tacere la voce di queste organizzazioni fino a quando il popolo palestinese non riotterrà i propri diritti, garantiti dal diritto internazionale e dalle carte delle Nazioni Unite”.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.