
Gaza – FEPAL. Di Guilherme Curi. La bizzarria attira l’attenzione. Dietro lo spettacolo dell’orrore e della volgarità genocida, è quindi possibile leggere anche un disperato tentativo da parte dell’impero americano in declino di attirare l’attenzione e orientare il dibattito.
Mercoledì mattina (26), l’attuale presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha pubblicato un video prodotto dall’Intelligenza Artificiale con le immagini di un delirio genocida che egli definisce un “resort a Gaza”. Prima di tutto, è necessario affermare a gran voce che nulla di questa nuova azione mediatica è casuale. Il video mette a nudo il piano di Trump per Gaza: pulizia etnica, gioco d’azzardo, sfruttamento, prostituzione e avidità. Ma al di là dei fatti espliciti ed estetici osservati, si evidenzieranno cinque questioni che il video innesca, come risultato di ciò che la bibliografia attuale chiama le dinamiche dell’imperialismo e del colonialismo nell’attuale era digitale e della mediatizzazione profonda.
In primo luogo, il fatto che sia prodotto interamente dall’IA è ovviamente un’ode alle aziende statunitensi di comunicazione e tecnologia dell’informazione che hanno finanziato la campagna di Trump. Si stima che più di due miliardi di dollari siano stati iniettati e investiti da Mark Zuckerberg di Meta (Facebook, Instagram e WhatsApp) e dal miliardario Elon Musk (dei satelliti Starlink e X), che appare due volte nel video, i cosiddetti “gangster digitali”, secondo il quotidiano britannico The Guardian. È evidente che il mercato dei dati e dei flussi digitali, coordinato da queste grandi corporazioni tecnologiche, cerca costantemente di esercitare un dominio sull’economia e sulla cultura globale controllando e sfruttando le menti degli utenti. Si tratta quindi di una guerra ideologica che mira a demoralizzare le persone di una specifica regione bersaglio. Un attacco imperialista e coloniale.
Qui emerge il secondo punto di questa impresa sanguinaria. L’obiettivo è informare il nemico che la strategia è chiara e diretta. I confini morali ed etici e l’impegno per la verità sono stati superati da tempo. Questo è un messaggio chiarissimo e un insulto aggressivo agli arabi in generale e ai palestinesi in particolare. Non ci sono limiti! “Siamo i creatori di un nuovo mondo”, anche a costo della vita di milioni di innocenti e dell’invasione continua, brutale e ultraviolenta del territorio palestinese fin dall’invenzione sionista alla fine del XIX secolo.
In terzo luogo, anche se la patina estetica dell’IA fa riferimento alla novità, la vecchia tattica di stereotipare gli arabi è ancora una volta presente. L’intellettuale arabo-statunitense Jack Shaheen ha già mostrato come Hollywood abbia distorto l’immagine degli arabi nel corso degli anni. Dopo aver analizzato quasi mille film prodotti nel XX secolo, Shaheen ha dimostrato che lo stereotipo dell’uomo arabo è stato costruito sull’immagine di un essere incivile, fanatico, terrorista, caratterizzato come un bandito, un selvaggio e un nomade, in altre parole, senza appartenenza alla sua terra. Le donne, invece, sono rappresentate in ruoli esotici ed erotici, come le ballerine che compaiono nel video. Meno del 5% dei ruoli nei film analizzati ritraggono gli arabi come “persone normali”. Il manicheismo, la dualità tra bene e male, in questo nuovo video si concretizza ancora una volta in quello che uno dei più importanti intellettuali palestinesi, Edward Said, definisce un confine fisso tra “noi e loro”. Nel suo libro fondamentale “Orientalismo: l’Oriente come invenzione dell’Occidente”, Said ci aiuta a comprenderlo affermando che la nozione di Oriente costruita e massicciamente riprodotta dai diversi media egemonici è strutturata sulla base di “potenti formazioni ideologiche che includono la nozione che certi territori e popoli necessitano e implorano il dominio”.
In questo senso, il quarto punto è che la parola libertà, unita al discorso dell’ostentazione e del successo, viene nuovamente utilizzata. Per risolvere questa impasse sarebbe necessaria una semplice domanda: non l’abbiamo già sentito nelle imprese belliche dell’imperialismo statunitense a Panama, in Iraq, in Afghanistan, in Siria, a Cuba e in tutti i colpi di Stato militari nei Paesi dell’America Latina, tra cui Brasile, Argentina, Cile e Uruguay? La risposta sembra ovvia.
Infine, il quinto punto evidenziato è l’ironia e la brutalità mascherata nel video, tipica, ad esempio, della propaganda nazista di Hitler. Non solo il genocidio in corso contro il popolo palestinese è il primo a essere trasmesso in tempo reale, con miliardi di persone che assistono all’assassinio in corso di decine di migliaia di donne e bambini, ma la pubblicità caricaturale e la personificazione infantile di Trump vengono messe in gioco. La prima inquadratura dello spot malvagio è la statua d’oro di Trump, che rimanda al populismo volgare e a buon mercato, seguita da una pioggia di banconote da un dollaro su Musk, un riferimento alla presunta cultura capitalista meritocratica. Una sorta di anticamera per il delinquente diventato presidente degli Stati Uniti che appare sullo schermo insieme al macellaio sionista Netanyahu, entrambi seduti con i loro drink a bordo di una piscina, quando sarebbe più appropriato che fosse piena di sangue e di corpi dilaniati dall’esercito israeliano.
La bizzarria attira l’attenzione. Quindi, dietro lo spettacolo degli orrori e lo spettacolo volgare e genocida, si può anche leggere un tentativo disperato da parte dell’impero statunitense in declino di attirare l’attenzione e stabilire l’agenda del dibattito. Purtroppo, ci vuole molto stomaco per prestare attenzione. Quindi, a coloro che leggono questo articolo, prodotto al volo come risposta immediata all’ennesimo attacco mediatico globale, chiediamo di condividere queste informazioni e le vostre riflessioni, in modo da contribuire a porre fine al tentativo di soluzione finale in Palestina. Dopo di che, non sapremo più dove andare.