In un’intervista rilasciata ad Al Jazeera un paio di giorni fa, lo storico ebreo Ilan Pappé ha affermato che, poiché la forza non è in grado di portare una soluzione alla crisi mediorientale, l’alternativa sarebbe una Palestina libera, democratica e priva di sionismo, dal fiume al mare.
Egli ha auspicato “una Palestina che accolga i rifugiati e costruisca una società che non faccia discriminazioni di cultura, religione o razza, che corregga gli errori del passato come il furto delle proprietà e la negazione dei diritti, che segni l’inizio di una nuova era per l’intera regione mediorientale”.
Passando alla situazione attuale, Ilan Pappé ha affermato che “il premier israeliano Benjamin Netanyahu potrebbe uscire da questa guerra più debole di prima”.
Ha inoltre sottolineato di essere preoccupato per la comunità ebraica israeliana interna che non è disposta a cambiare la propria posizione quando si tratta di Palestina e di palestinesi.
Ha aggiunto: “Penso che la lotta interna israeliana continuerà, è certo che Netanyahu uscirà da questa guerra più debole di prima, ma non dobbiamo dimenticare che ha ancora una forte base di sostenitori all’interno di Israele che potrebbero ancora appoggiarlo, potrebbe perdere o meno le prossime elezioni, non c’è nulla di garantito con quest’uomo”.
Tuttavia, afferma che “il problema principale non è Netanyahu, ma il fatto che abbiamo una comunità ebraico-israeliana che non cambierebbe le proprie posizioni nei confronti dei palestinesi, il che è molto preoccupante”.
“Per cambiare questa realtà non possiamo aspettarci un cambiamento dall’interno, l’ho già detto in precedenza e lo ripeterò più volte: abbiamo bisogno di una grande pressione da parte della regione e della comunità internazionale se vogliamo davvero porre fine alle sofferenze causate dal colonialismo dei coloni“, aggiunge l’accademico che ha lasciato l’Università di Haifa nel 2006 a causa delle sue opinioni.
All’inizio della guerra israeliana contro Gaza, lo storico Pappé ha scritto un articolo per il Palestine Chronicle intitolato “My Israeli Friends: Questo è il motivo per cui sostengo i palestinesi” in cui spiega che si dovrebbe essere terrorizzati dalle politiche coloniali che Israele sta attuando sui palestinesi anche se si è cittadini ebrei di Israele.
Pappé, che attualmente dirige lo European Center for Palestine Studies at the University of Exeter, ritiene – nel suo articolo pubblicato sia in inglese che in francese – che il quadro più ampio di questa situazione sia la storia di un popolo occupato che ha lottato per la sopravvivenza, soprattutto in un momento in cui il governo eletto in Israele vuole sollecitare il processo di sradicamento dei palestinesi che non riconosce nemmeno.
Pappé, autore del libro: “The Bureaucracy of Evil: The History of the Israeli Occupation” (Oxford, 2012), osserva che gli israeliani – anche quelli liberali – hanno preso l’operazione compiuta da Hamas come un via libera per tutti i crimini che Israele ha commesso contro i palestinesi dalla Nakba (catastrofe), e una giustificazione per il genocidio attualmente in corso nella Striscia di Gaza.
(Questa è la sintesi dell’intervista, che pubblicheremo integralmente).