Imprigionato in Francia da 38 anni: libertà per Georges Abdallah

The Palestine Chronicle. Di Claude Zurbach. Il 25 ottobre 2021, Georges Ibrahim Abdallah ha iniziato il suo 38esimo anno nella prigione di Lannemezan. È uno dei prigionieri politici detenuti più a lungo al mondo. Tutto questo sta accadendo in Francia, nella cosiddetta “terra dei diritti umani”.

L’attivista rivoluzionario Georges Abdallah, che continua ad essere largamente ignorato dai media occidentali, è stato illegalmente condannato all’ergastolo e sconta la sua pena da quasi quattro decenni. Le autorità francesi continuano a tenerlo dietro le sbarre, anche se avrebbe dovuto essere scarcerato più di 20 anni fa.

Ma chi è Georges Ibrahim Abdallah?

Questo attivista libanese, cresciuto in una famiglia cristiana a Kobayat, nel nord del Libano, ha oggi 70 anni. Nel 1979 è stato il cofondatore delle “Fazioni armate rivoluzionarie libanesi” (Farl), un piccolo gruppo antimperialista marxista che ha rivendicato la responsabilità di due omicidi politici: l’assassinio dell’addetto militare americano, Charles Ray, a Parigi, il 18 gennaio 1982 e l’uccisione del diplomatico israeliano Yacov Barsimentov, a Boulogne-Billancourt, il 3 aprile 1982, durante l’invasione israeliana del Libano.

Prima di entrare nelle Farl, Georges Ibrahim Abdallah ha iniziato la sua militanza come membro del Partito Nazionalista Sociale Siriano (Snsp) e, in seguito, del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Fplp).

Georges Ibrahim fu arrestato a Lione il 24 ottobre 1984. L’unica accusa a suo carico era il possesso di documenti di identità falsi, per i quali fu condannato la prima volta.

Vale la pena ricordare che il Libano, all’epoca, era occupato dall’esercito israeliano in seguito alla distruttiva invasione del 1982, volta a cacciare dal Paese i combattenti della resistenza palestinese. L’invasione si concluse a Beirut, con i massacri commessi dalle milizie ausiliarie israeliane nei campi di Sabra e Shatila.

Durante il suo processo a Lione nel 1987, Abdallah, ex insegnante, fu riconosciuto colpevole di complicità negli omicidi politici commessi dalle Farl. Dichiarò davanti ai suoi giudici: “Sono un combattente, non un criminale”, aggiungendo che “il percorso che ho seguito mi è stato imposto dalle violazioni dei diritti umani perpetrate contro i palestinesi”.

La decisione di condannare Georges Abdallah all’ergastolo nel 1987, in un’udienza controversa, rimane una macchia permanente nel sistema legale francese.

Il processo è stato caratterizzato da numerose irregolarità, soprattutto perché uno degli avvocati di Abdallah è stato effettivamente utilizzato per spiarlo. Per quanto riguarda le cosiddette prove contro Abdallah, esse sono state fabbricate retroattivamente dai servizi di intelligence francesi, americani e israeliani.

Come il rappresentante del Collectif pour la Libération de Georges Ibrahim Abdallah (Clgia) ha dichiarato a Chronique Palestine nel marzo 2018:

“Georges Abdallah fu dapprima processato con l’accusa di possesso di armi ed esplosivi, e condannato a quattro anni di carcere. Per gli Stati Uniti, tuttavia, questa sentenza fu troppo indulgente e il presidente Reagan si rivolse al presidente francese, François Mitterrand.

“Poi, i servizi di intelligence francesi “scoprirono” opportunamente delle armi che permisero loro di aprire un nuovo processo contro Georges Abdallah. Nel 1987 il procuratore generale, che rappresentava l’accusa, richiese una condanna a dieci anni.

“Ma questo non è bastato allo Stato francese e ai suoi alleati statunitensi e israeliani: a seguito di forti pressioni, un tribunale eccezionale alla fine condannò Georges all’ergastolo.

“Venne anche dimostrato che il primo avvocato di Georges Abdallah, Jean-Paul Mazurier, era un agente dei servizi francesi. Tuttavia, la validità del processo non venne messa in discussione…”

Le politiche aggressive contro il Libano – portate avanti dai paesi europei, in generale, e dagli americani-sionisti, in particolare – hanno contribuito alla realizzazione delle cosiddette “operazioni speciali”, che hanno preso di mira soprattutto le organizzazioni palestinesi.

Gli individui etichettati come “terroristi” stavano in realtà cercando di soddisfare i loro diritti come esseri umani. Il caso di Abdallah è di legittima resistenza nazionale.

Nel corso degli anni, gli Stati Uniti si sono sistematicamente opposti al rilascio di Abdallah, anche condizionato, con il pretesto che avrebbe costituito “una minaccia alla stabilità del Libano”, e hanno ogni volta ottenuto l’approvazione delle autorità francesi.

Tra gli altri, Christine Taubira e Manuel Valls, rispettivamente ministro della Giustizia e ministro degli Interni, nel governo di François Hollande, hanno sempre scelto di obbedire ai diktat americano e israeliano.

In un caso eclatante di due pesi e due misure, la Francia è stata regolarmente considerata un terreno di caccia per il Mossad e le sue squadre di assassini, a cui è sempre stata concessa l’impunità totale.

Ad esempio, Mahmoud Hamchari, il primo rappresentante ufficiale dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), fu assassinato a Parigi dai servizi segreti israeliani il 9 gennaio 1973.

Allo stesso modo, il capo dei servizi di sicurezza dell’Olp, Atef Bseiso, è stato assassinato a Parigi il 7 giugno 1992. In questo caso le informazioni necessarie per ucciderlo trapelarono, molto probabilmente, dai servizi segreti francesi.

Nessuno di questi omicidi è stato ufficialmente risolto, né ha portato ad alcuna reazione ufficiale francese e, ovviamente, le due indagini non hanno portato ad alcun procedimento penale.

Allora perché una persecuzione così pressante di Georges Ibrahim Abdallah?

In questo caso solo gli Stati Uniti si sono costituiti parte civile, poiché lo stato sionista è stato ampiamente rappresentato dai successivi governi francese e americano.

Le Farl hanno attaccato l’imperialismo e la continua prigionia di George Abdallah può quindi essere considerata una vendetta di stato.

Abdallah è un attivista marxista e la sua prima lotta è stata dedicata alla liberazione della Palestina. Ha sempre rivendicato con forza la sua identità politica durante i suoi 37 anni di carcere.

La giustizia gli rimprovera di non essersi pentito, ma Abdallah è un combattente per la libertà che si assume la responsabilità delle sue scelte politiche, a qualunque prezzo.

L’ergastolo di Abdallah dimostra la sottomissione della Francia ai diktat statunitensi e israeliani. Nel deleterio clima politico della Francia di oggi, dove proliferano razzismo e disuguaglianze, quale leader oserà prendere provvedimenti per rimediare a questa ingiustizia permettendo ad Abdallah di lasciare il carcere al più presto e, infine, di vivere da uomo libero?

Una campagna su larga scala per chiedere il suo rilascio sarà possibile solo a livello francese e internazionale – men che meno in Libano – quando tutte le forze progressiste e filo-palestinesi, gli intellettuali, le organizzazioni e i partiti politici inizieranno a considerare il rilascio di George Abdallah come una priorità. Abdallah è il nostro compagno di lotta. Chiediamo la sua liberazione!

Claude Zurbach è redattore capo di Chronique de Palestine, la versione francese del sito web Palestine Chronicle. Ingegnere informatico di professione, è impegnato da molti anni in solidarietà con il movimento nazionale palestinese. Il suo account Twitter è https://twitter.com/ClaudeZurbach

Traduzione per InfoPal di Stefano Di Felice