In difesa della Relatrice speciale Onu sui territori palestinesi occupati da Israele

InfoPal. Riproponiamo questo testo di Amnesty International in difesa della Relatrice speciale Onu, Francesca Albanese.

Amnesty.it/. Diffondiamo il testo integrale della lettera inviata al quotidiano “la Repubblica”, una cui sintesi è stata pubblicata il 24 aprile.

Gentile Direttore Molinari,

In seguito alla pubblicazione dell’articolo riguardo alla destituzione della Relatrice speciale Onu, la dott.ssa Francesca Albanese richiesta dall’ex Ministro Giulio Terzi, desideriamo esprimere, in quanto soggetti che sostengono il rispetto dei diritti umani, il nostro giudizio e la nostra forte preoccupazione in merito.

La dott.ssa Albanese, Relatrice Speciale per le violazioni dei diritti umani nei territorio palestinese occupato da Israele nel 1967, è stata oggetto di accuse false e fuorvianti, equivalenti a una vera e propria campagna di diffamazione ad personam, a seguito delle sue recenti dichiarazioni sulla situazione nel territorio palestinese occupato e sulle azioni di Israele che violano il diritto internazionale. È stato chiesto il suo licenziamento da parte di alcune “ONG”, l’International Legal Forum e il Solomon-Observatory on Discrimination, nonché dal ministro israeliano per gli Affari della diaspora e la lotta all’antisemitismo, Amichai Chikli.

Attaccare la Relatrice Speciale dell’Onu, esperta tecnica indipendente, il cui mandato impone di esprimersi in punto di diritto internazionale riguardo alle pratiche e politiche illecite da parte dello Stato d’Israele contro il popolo palestinese nel territorio occupato, è un atto di irresponsabilità senza precedenti per esponenti del parlamento italiano ed ex-ministri degli esteri come Terzi. La dott.sa Albanese è una giurista di professione, che vanta due decenni di impegno e competenza in materia di difesa dei diritti umani e della promozione della pace, oltre a un vasto curriculum scientifico, con pubblicazioni di livello internazionale, l’ultima delle quali con Oxford University Press. Le sue posizioni sono sempre state improntate all’imparzialità, e rappresentano una voce autorevole nel panorama internazionale.

Inoltre, è essenziale tener conto delle forze politiche che si celano dietro alle ONG che hanno chiesto il “licenziamento” della dott.sa Albanese dal suo incarico (che svolge a titolo gratuito) e a cui l’ex Ministro Terzi si è accodato con la sua richiesta di rimozione della Relatrice speciale Onu: l’International Legal Forum (ILF) e il Solomon-Observatory on Discrimination sono entrambe organizzazioni di espressione del ministero degli Affari strategici israeliano. Nonostante entrambe si presentino come centri di attività civiche e legali, promuovendo sforzi di contrasto a presunte parzialità della comunità internazionale contro Israele, dietro questa etichetta si cela la difesa di gravi violazioni del diritto internazionale da parte del Governo israeliano.

Nei suoi report infatti International Legal Forum difende l’annessione, attraverso l’uso della forza armata, di Gerusalemme e della Palestina (assolutamente proibita dal diritto internazionale e dalla Carta delle Nazioni Unite), negando lo status di territorio occupato della Striscia di Gaza e della Cisgiordania, e attaccando autorevoli organizzazioni internazionali per la tutela dei diritti umani, quali Amnesty International e Human Rights Watch per aver denunciato crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Non solo, nelle sue campagne questa organizzazione difende l’espulsione delle famiglie palestinesi dalle loro case a Sheikh Jarrah e attacca alti funzionari Onu per aver ricordato che gli insediamenti coloniali di una potenza occupante in territorio occupato sono crimini di guerra ai sensi del diritto internazionale penale.

Questi esempi dimostrano che l’ILF, al contrario dei proclami sul proprio ruolo di promozione di giustizia e diritti, legittima colonie illegali e crimini internazionali. Per quale ragione l’ex Ministro degli Esteri Terzi, con l’attuale Ministro degli Esteri Tajani nel caso in cui desse seguito alla richiesta di Terzi, presentano come credibili le richieste di associazioni che difendono apertamente gravi violazioni del diritto internazionale e il consenso mondiale alle Nazioni Unite sullo status del territorio occupato? Come si riconciliano queste posizioni con le posizioni diplomatiche ufficiali del nostro paese, che riconosce come occupati militarmente il territorio palestinese delle Cisgiordania, Gerusalemme Est, e Gaza e con l’obbligo di non riconoscere una situazione illecita? Come è possibile che un ex Ministro della Repubblica proponga a un Ministro della Repubblica in carica di rendersi strumento, capovolgendo le proprie prerogative costituzionali, di una tale campagna contro una cittadina italiana incaricata dalle Nazioni Unite di relazionare su queste violazioni?

Quanto al Governo israeliano, il ministro Amichai Chikli, che ha promosso la mobilitazione contro la dott.ssa Albanese, è noto, oltre che per le sue posizioni omofobe, per aver negato apertamente il diritto dei palestinesi ad esistere come gruppo nazionale, indicando la loro cancellazione come “condizione di pace”. Secondo Chikli “questo conflitto non sarà risolto fino a quando l’identità nazionale palestinese cesserà di esistere”. Pertanto, le sue accuse nei confronti della dott.sa Albanese dovrebbero essere oggetto di un cauto e approfondito scrutinio. Invece di accodarsi a campagne contro il rispetto dei diritti umani come fa Terzi, le analisi della relatrice e di altri esperti indipendenti riguardo alle pratiche di Israele nel territorio palestinese occupato dovrebbero essere discusse dal punto di vista sostanziale e di diritto internazionale, nel merito e non secondo motivazioni politiche e interessi che producono critiche che nulla hanno a che fare con la sostanza delle analisi prodotte dei relatori speciali.

Per concludere, riteniamo che le accuse infamanti contro la Relatrice speciale Onu siano infondate, unilaterali ed in contrasto con principi fondamentali di imparzialità che, proprio in quanto tali, possono basarsi solo sul diritto internazionale, parte integrante dell’ordinamento costituzionale. È importante mantenere l’obiettività nella valutazione di gravi violazioni dei diritti umani, da chiunque commesse, soprattutto in un contesto così politicizzato come quello del territorio palestinese occupato.

Obiettività non significa rimanere neutrali di fronte a gravi illeciti internazionali, negando i diritti fondamentali delle vittime di quegli illeciti. Sostenere questo, in qualsiasi contesto geopolitico, renderebbe un pessimo servizio alle istituzioni italiane e internazionali, ed alla loro credibilità giuridica. È allarmante che le più alte cariche di politica estera dei nostri governi si facciano portavoce delle istanze anti-Onu di organizzazioni impegnate a proteggere violazioni pluridecennali del diritto internazionale. Questo atteggiamento denota oltretutto un certo analfabetismo istituzionale, visto che gli esperti e le esperte indipendenti Onu sono, per definizione, protetti da pressioni di qualsiasi governo, incluso ovviamente il governo del proprio stato.