In discussione una nuova proposta per “trasferire” non-ebrei dalla Palestina storica

Gerusalemme/al-Quds – MEMO. Il vicesindaco israeliano della Gerusalemme occupata, Aryeh King, sta aiutando un anonimo filantropo a trasferire cittadini non ebrei dalla Palestina storica verso un paese straniero. Il 49enne è un attivista e politico di destra. I suoi genitori emigrarono dall’Inghilterra e si stabilirono in un kibbutz nella Palestina storica.

“Mi ha contattato un filantropo ebreo sionista. È alla ricerca di un manager con un atteggiamento proattivo, a beneficio di un’iniziativa imprenditoriale il cui scopo è favorire l’emigrazione dei non ebrei, fuori dai confini della terra di Israele”, ha scritto King su Facebook. “L’intenzione è quella di incoraggiare i non ebrei a trasferirsi fuori dai confini del nostro Paese”. King ha esortato i suoi followers a contattarlo se fossero “adatti” e che avrebbe organizzato un incontro con il rappresentante dell’anonimo filantropo.

Il Jerusalem Post ha citato un’intervista tra King ed una stazione radio israeliana. A King è stato chiesto se il piano fosse una versione “riciclata” di una proposta dell’ex-ministro del Turismo Rehavam Ze’evi di trasferire i palestinesi verso le nazioni arabe della regione. La proposta del 2007 era stata concepita per risolvere quella che viene spesso definita come preoccupazione demografica di Israele. La Palestina afferma che questo è un modo educato per nascondere il razzismo intrinseco del paese che vede i non ebrei come un problema che deve essere risolto, sfollandoli dalla loro patria ancestrale.

La proposta di Ze’evi aveva offerto ad un milione di palestinesi residenti nei campi profughi in Cisgiordania incentivi per un totale di 50 miliardi di dollari per lasciare l’area. Apparentemente, da $50 mila a 100 mila dollari statunitensi dovevano essere offerti a ciascun rifugiato se avesse accettato di andarsene. Attualmente ci sono tanti palestinesi nella Palestina storica quanti sono gli ebrei. La “legge del ritorno” razzista israeliana ha negato ad altri sei milioni di palestinesi il diritto di tornare nelle loro case e nel territorio da cui erano stati etnicamente sfollati.

King ha negato che il nuovo piano sia un “revival” della proposta del 2007. “Non è affatto riciclato. È molto chiaro e pulito, come la nostra ‘Legge del Ritorno'”, ha dichiarato King alla stazione radio israeliana. “Essenzialmente l’idea viene dalla ‘Legge del Ritorno'”.

“La ‘Legge del Ritorno’ è una legge razzista”, ha ammesso King. “Non permette a tutti di immigrare in Israele. Quindi abbiamo detto a coloro per i quali non si applichi la Legge del Ritorno, ma sono già in Israele, che li incoraggeremo – aiutandoli a trovare lavoro o studio o qualsiasi altra modalità – a lasciare il paese. Win-win“.

King ha continuato dicendo che preservare la maggioranza ebraica è per lui più importante della democrazia. “Non è scritto nella Dichiarazione d’Indipendenza che Israele sia uno stato democratico, è uno stato ebraico in cui la minoranza ha dei diritti. Per me è più importante che il paese sia ebraico che democratico”.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.