In Libano per ricordare Sabra e Chatila.

In Libano anche in questi giorni per ricordare la strage di Sabra e Chatila

Della delegazione faranno parte due rappresentanti del Coordinamento toscano.

Nei prossimi giorni il Comitato italiano “Per non dimenticare Sabra e Chatila” invierà una delegazione in Libano per ricordare l’anniversario della strage. Dal 16 al 18 settembre del 1982 duemila abitanti palestinesi e libanesi dei campi di Sabra e Chatila, alla periferia Sud di Beirut, vennero massacrati da miliziani delle forze filo-israeliane, sotto la supervisione e con il sostegno logistico dell’esercito di Tel Aviv che aveva occupato da poche ore Beirut ovest.

Pochi giorni prima le forze multinazionali che avrebbero dovuto difendere i campi profughi dopo la partenza da Beirut dei fedayin palestinesi e far rispettare l’impegno israeliano a non entrare nella parte occidentale della città assediata dal giugno precedente, si erano prematuramente ritirate. A 24 anni di distanza questo impegno a non dimenticare dimostra, se ce ne fosse bisogno, tutta la sua attualità. La delegazione visiterà i campi palestinesi camminando sulle macerie dell’ennesima aggressione israeliana, dato che Sabra e Chatila sono insediati nella zona sciita di Beirut, la parte più povera e più colpita dai recenti bombardamenti. Oltre mille cittadini del paese dei cedri hanno pagato con la vita l’ultima invasione israeliana, la sesta in meno di 50 anni. Ad intercalare le invasioni quasi 17.000 aggressioni dell’esercito israeliano registrate dagli organismi internazionali contro questo martoriato paese. Insieme alle vite distrutte infrastrutture, progetti, insediamenti umani frutto del lavoro di anni, della solidarietà interna ed internazionale. Ricostruire sulle macerie, questa è la sfida che da oltre 50 anni contrappone Israele ai palestinesi, ovunque essi abbiano trovato rifugio.

A Gaza o in Cisgiordania, in Libano o in Iraq profughi, perseguitati,  nella migliore delle ipotesi ignorati, nella peggiore torturati ed uccisi. Ignorati in questi giorni dai mass media italiani, che dedicano fiumi di parole, immagini ed inchiostro per i soldati dell’ennesima “missione di pace” italiana sbarcata nel Sud del Libano, mentre a pochi chilometri di distanza l’esercito israeliano li bombarda e li uccide: Tra il 29 settembre del 2000 e il 30 agosto 2006, l’esercito israeliano ha ucciso 4.418 palestinesi: 862 minori; 295 donne; 360 membri delle forze di sicurezza; 471 durante operazioni di omicidio mirato; 144 erano pazienti che cercavano di attraversare i checkpoint israeliani; 59 sono stati uccisi da coloni israeliani; 10 erano giornalisti e 220 sportivi. Solo da maggio 2006 a oggi 261 sono i palestinesi uccisi. Ministri, deputati e oltre 10.000 palestinesi incarcerati da Israele fuori e contro ogni regola internazionale.

 

Oggi si tenta di fermare la spirale di guerra inviando migliaia di uomini in armi nel paese vittima di tante aggressioni e lutti, mentre ancora vige il blocco aeronavale israeliano sul libano e le truppe con la stella di David permangono nelle aree occupate militarmente in Sud Libano. Si occupa così il territorio colpito dall’aggressione, non quello dal quale l’aggressione parte. Dagli organi di stampa nazionali emerge chiaramente un contesto nel quale l’elemento di disturbo è la resistenza libanese e palestinese contro le aggressioni israeliane, non viceversa. Le armi oggi tacciono, ed è un bene. Le ragioni per le quali sino ad ieri hanno parlato rimangono tutte sul terreno, ed è un pericolo tremendo, innanzitutto per le popolazioni locali ed ora anche per i soldati dell’Unifil “rafforzato”.Gli oltre 500.000 profughi palestinesi presenti in Libano in miseri campi profughi sono una delle ragioni di questa instabilità, così come l’occupazione della Palestina, delle fattorie libanesi di  Sheeba, delle alture siriane del Golan, i migliaia di prigionieri palestinesi, libanesi, siriani, giordani rinchiusi nelle carceri israeliane.

 

Quando la cosiddetta “comunità internazionale” deciderà di far rispettare le 72 risoluzioni dell’O.N.U. alle quali mai Israele ha ottemperato, a partire dal diritto dei profughi palestinesi al ritorno nelle loro case dalle quali sono stati cacciati nel 1948, allora inizierà una stagione di vera pace . Altre soluzioni rischiano di trasformarsi in tregue che preparano le prossime guerre, dato che, come in ogni parte del mondo, anche in Medio Oriente senza giustizia non vi sarà mai pace..

Due rappresentanti del Comitato toscano di solidarietà con la Palestina parteciperanno alla delegazione che il prossimo 11 settembre partirà per Beirut. L’obiettivo è quello di portare alle popolazioni libanesi e palestinesi il segno tangibile della nostra solidarietà, riportando in Toscana informazioni ed indicazioni da chi ha subito sulla propria pelle l’aggressione israeliana. La delegazione farà ritorno in Italia il 18 settembre. Tutte le realtà che fossero interessate a tenere incontri, conferenze, momenti pubblici di riflessione con i componenti della delegazione di ritorno dal Libano possono mettersi in contatto con noi:

 agorapi@officinaweb.it    mari41@interfree.it     cpa@ecn.org

Coordinamento Toscano di Solidarietà con la Palestina

 

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Guardate: www.amiciziaitalo-palestinese.org