In memoria di Ghassan Kanafani, scrittore e giornalista palestinese ucciso dal Mossad.

A cura di Erica Celada

Il 9 aprile Ghassan Kanafani avrebbe compiuto 74 anni, ma il famoso giornalista palestinese, romanziere e scrittore di racconti, e portavoce del Fplp – Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, nel luglio del 1972 fu ucciso a Beirut insieme alla giovane nipote Lamis da un'autobomba piazzata da agenti del Mossad.

Nato nel 1936 ad Akka (San Giovanni d’Acri), città costiera della Palestina, al momento della costituzione dello stato d'Israele (1948, la Nakba, il disastro), con la sua famiglia subì il triste destino dell'espulsione dalla patria e dell'esilio, prima a Beirut e poi a Damasco.

Da quel momento la sua vita e le sue esperienze rappresentarono le tappe del popolo palestinese, dalla diaspora al sentimento di nostalgia verso la propria terra, dalla presa di coscienza della sconfitta dell'esercito arabo all'umiliazione e alla perdita di identità.

Il giovane Ghassan prima trovò lavoro come insegnante in una delle scuole dell'UNRWA (United Nations Relief and Works Agency –l'agenzia dell'Onu per l'assistenza dei profughi), poi si iscrisse alla facoltà di Letteratura Araba dell’università di Damasco.

Quegli anni nella capitale siriana pongono le basi del suo impegno alla causa palestinese, attraverso la partecipazione alla condizione del suo popolo nei campi profughi e la sua attività di scrittore e studente politicizzato, all’interno del Movimento Nazionalista Arabo.

Nel 1955, Kanafani decise di raggiungere suo fratello e sua sorella in Kuwait, dove iniziò il suo impegno di scrittore di racconti brevi, pubblicati su varie riviste letterarie.

Nel 1960 si trasferì a Beirut per unirsi allo staff di giornalisti di una nuova rivista politica, al-Hurriyya, e partecipare attivamente alle vicende palestinesi.
Lo stesso anno divenne redattore capo di un nuovo quotidiano di Beirut, al-Muharrir (Il Liberatore), a dimostrazione della valenza artistica e del grande attivismo in ambito giornalistico che lo portarono ad assumere ruoli di primo piano.

La nascita dell'Olp nel 1964 influenzò notevolmente la letteratura degli scrittori arabi e quindi anche quella di Kanafani stesso: nonostante il sogno palestinese fosse andato in frantumi subito dopo la disastrosa “Guerra dei sei giorni” (1967), tuttavia egli continuò imperterrito la lotta, lasciando al-Muharrir per unirsi prima al prestigioso al-Anwar (Le Luci), e poi al gruppo di al-Hadaf (L'Obiettivo): per lui il futuro poteva ancora essere roseo perché lo poneva nelle mani delle nuove generazioni, dotate di fervore patriottico e pronte a diventare martiri per la propria terra.

Nei suoi scritti fu lui il primo a parlare degli scrittori della Adab al-Muqawama (Letteratura della Resistenza), come quel gruppo di intellettuali palestinesi che utilizzarono la propria sensibilità poetica al servizio della patria occupata, per raccontare il dramma di un popolo espulso dalla sua terra, sradicato e disperso a causa del colonialismo occidentale; i libri degli intellettuali arabi diventarono quindi opere di denuncia per risvegliare la coscienza del loro popolo e di critica verso le classi dirigenti.

La Letteratura della Resistenza proseguirà assumendo connotati politici e sociali, soprattutto attraverso il genere del romanzo per descrivere fatti storici in una lingua immediata e di facile comprensione.

Al momento della sua morte, Ghassan aveva pubblicato 18 libri (per la stragrande maggioranza romanzi brevi o racconti, anche se è presente qualche lavoro teatrale), scritto centinaia di articoli sulla cultura, la politica e la lotta del popolo palestinese.

Le sue opere vengono generalmente divise in due periodi: al primo appartengono gli scritti caratterizzati da pessimismo, in cui non si vede una soluzione per la condizione del suo popolo e la sua scrittura ricorre al simbolismo (questo periodo arriva circa fino al 1967 e tra i suoi lavori gli esempi più conosciuti sono ”Uomini sotto il Sole” (Rijāl fī al-shams), 1963; “Un mondo che non è nostro” ('Ālam laysa lanā), 1965).

Nel secondo periodo, invece, cambia l'atteggiamento dello scrittore, che diventa più politicizzato ed attento alle vicende storiche, mostrando il suo ottimismo nell'azione di voler cambiare le cose con la lotta e non nell'attesa passiva (“All that's left to you” (Mā tabaqqā lakum), 1966; “La madre di Saad” (Umm Sa'd), 1969; “Ritorno ad Haifa” ('Ā'id ilà Haifā), 1969).

Kanafani seppe descrivere la vita dei profughi e l'esilio come nessun altro scrittore palestinese: i suoi scritti continuano ad essere profondamente radicati nella cultura araba palestinese. Infatti, dopo il suo assassinio, tutti i suoi libri sono stati ri-pubblicati in diverse edizioni in lingua araba.

L'opera narrativa di Ghassan Kanafani è stata raccolta in tre volumi: al-Ātār al-kāmila; Beirut; Mu'assasat al-Abhāt al-'arabiyya – Mu'assasat Ghassan Kanafani al-taqāfiyya, 1972-1978. Molte delle opere letterarie sono state tradotte in diciassette lingue e pubblicate in più di venti paesi. E, dato che molte volte ha affermato che “i bambini sono il futuro”, scrivendo molte storie in cui i bambini sono gli eroi, una raccolta di suoi racconti è stata pubblicata a Beirut, nel 1978, sotto il titolo “Ghassan Kanafani's Children”.

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