In più di 1000 protestano contro gli attacchi del “price tag” a Umm al-Fahm

Betlemme-Ma’an. Lunedì oltre 1000 cittadini palestinesi di Israele hanno protestato a Umm al-Fahm contro gli attacchi del “price tag” dopo che una moschea è stata vandalizzata giorni prima da estremisti ebrei.

Taleb al-Sana, membro palestinese della Knesset, ha riferito all’agenzia stampa Ma’an che i manifestanti avevano chiuso la Route 65 e che la polizia israeliana era schierata pesantemente nell’area.

Al-Sana ha dichiarato che Israele “dovrebbe arrestare i membri della banda del price tag e perseguirli come organizzazione terroristica”.

Ha aggiunto che “comunque, noi abbiamo a che fare con trascuratezza e avventatezza da parte del ministro della sicurezza interna, dal momento che la banda del price tag possiede legittimità all’interno del governo”.

Al-Sana ha riferito che anche altri due membri palestinesi della Knesset, Muhammad Baraka e Raed Salah, hanno preso parte alla protesta.

Venerdì estremisti ebrei hanno appiccato un incendio ad una moschea e realizzato graffiti razzisti sui muri della città.

Il portavoce della polizia israeliana Micky Rosenfeld ha riferito a Ma’an che c’erano “danni alla porta principale della moschea e graffiti sui muri nelle vicinanze”.

Ha dichiarato che la polizia israeliana e la polizia di confine sono arrivate sulla scena e hanno aperto indagini sull’incidente.

Il sito israeliano d’informazione Ynet ha citato l’imam della moschea nel richiamare la polizia a “arrestare i criminali. Il loro unico scopo è compromettere le relazioni tra Arabi ed Ebrei”.

I responsabili delle violenze contro le comunità palestinesi sono raramente perseguiti. Ogni anno ci sono centinaia di attacchi razzisti contro i Palestinesi in Israele e nei territori occupati della Cisgiordania.

Traduzione di Ilaria Amendola