Indagini dell’esercito israeliano su un bambino usato come scudo umano.

La radio israeliana ha riportato ieri sera le rivelazioni dell'accusa militare israeliana, secondo cui uno degli “alti” ufficiali dell'esercito avrebbe usato un bambino palestinese come scudo umano e l'avrebbe costretto ad aprire oggetti sospetti durante l'ultima guerra di Gaza.

La fonte ha specificato che le accuse coinvolgono anche un altro soldato, e che entrambi fanno parte della brigata Golani.

Il fatto in questione avrebbe avuto luogo a gennaio dell'anno scorso, quando i due avrebbero imposto a un bambino di nove anni di aprire alcune borse per controllare se fossero collegate a qualche congegno esplosivo. Il tutto sarebbe avvenuto durante una ricerca condotta nel quartiere di Tal al-Hawa, a Gaza.

Israele ha dovuto rispondere dell'accaduto durante lo scorso mese di luglio, dopo che la Commissione delle Nazioni Unite per la protezione del minore ha confermato l'accusa.

“Abusarono della loro autorità in una maniera che mise in pericolo la vita e l'incolumità di una persona”, commenta una fonte della sicurezza israeliana ben informata sulle accuse, la quale ha inoltre precisato che i due – almeno fino a ieri – erano riservisti, ma che durante la guerra occupavano il ruolo di sergenti maggiori. Entrambi, se trovati colpevoli, potrebbero scontare fino a tre anni di prigione, secondo quanto rivelato a Ma'an dalla stessa fonte, rimasta anonima.

Le incriminazioni segnano il primo caso in cui Israele ammette un'infrazione significativa delle “regole del gioco” durante la guerra di Gaza.

Le indagini sarebbero partite lo scorso giugno, non appena alla polizia militare è giunta voce dell'episodio, che pare sia soltanto uno dei 150 casi similari sottoposti ad investigazione. Tra questi, circa 40 avrebbero richiesto il lancio di una vera e propria inchiesta giudiziaria.

Da parte sua, l'esercito ha assicurato che ai soldati fu proibito di fare uso di civili prima o nel corso del conflitto, che comportò la morte di circa 1.400 palestinesi e 13 israeliani, quando un assalto alla città di Gaza mise in pericolo le vite dei non-combattenti.


L'episodio non sembrerebbe tuttavia essere un caso isolato, visto che diversi report pubblicati da associazioni umanitarie e organizzazioni locali, israeliane e internazionali rivelano che l'esercito utilizza i civili (e in molti casi i bambini) come scudi umani nell'invadere certe aree e nell'irrompere all'interno delle abitazioni.

Amnesty International ha confermato che le truppe israeliane usarono bambini e adulti come scudi umani, costringendoli a ispezionare e aprire oggetti pericolosi.

Il 5 ottobre 2005, la Corte suprema israeliana emanò un verdetto finale che vietava all'esercito di utilizzare civili palestinesi come scudi umani.

La sentenza giunse dopo la petizione firmata dall'Adalah – il Centro legale per i diritti della minoranza araba in Israele – contro l'utilizzo di civili come scudi umani, dal momento che questo rappresenta una violazione del diritto umanitario internazionale. Tutto ciò non ha tuttavia impedito a Israele di proseguire in queste pratiche illegali.

Come riporta l'Adalah, nel marzo 2006 un minore di 15 anni proveniente dalla cittadina di Anabta (Cisgiordania) fu piazzato dai soldati sul cofano della loro jeep dopo che gli erano stati legati i polsi al parabrezza: lo scopo era scoraggiare i manifestanti palestinesi dal lanciare pietre al veicolo.

Nel febbraio dell'anno successivo, aggiunge l'Adalah, accadde qualcosa di simile a un altro minore di 15 anni, questa volta di Nablus. I militari lo rapirono da casa sua e lo costrinsero a camminare di fronte a loro tenendolo sotto tiro. Veniva costretto a entrare nelle case di parenti e vicini, ad aprire tutte le porte, e quindi gli veniva ordinato di aprire e svuotare tutti gli armadi e i cassetti.

“Le forze di difesa israeliane stanno portando avanti indagini dettagliate riguardo a vari eventi avvenuti durante l'operazione Piombo fuso” dichiara l'esercito, evidenziando che le sue indagini, avviate a giugno, sono per questo “completamente scollegate” dal rapporto Goldstone del settembre 2009, che ha mostrato come sia le truppe israeliane che i combattenti palestinesi potrebbero aver commesso crimini di guerra e contro l'umanità durante l'attacco a Gaza.

Il rapporto, stilato da una commissione inviata dall'ONU, ha ingiunto all'esercito israeliano d'indagare sulle accuse di crimini di guerra e sulle responsabilità dei suoi uomini e dei suoi ufficiali a livello individuale. Finora, però, solo due soldati sono stati perseguiti per crimini commessi durante il massacro – entrambi per il furto di una carta di credito palestinese, usata poi in territorio israeliano.

“Le forze di difesa israeliane – dichiara testualmente il rapporto – sono moralmente obbligate a impedire che si nuoccia a civili innocenti, e a prendere numerose misure per mantenere una buona condotta in tempo di guerra e il rispetto della legge, intraprendendo azioni legali contro chi infrange questi valori morali.”

 

Secondo le stesse fonti militari, a dare il via alle indagini condotte dall'esercito è stato il procuratore generale militare, dopo che questioni riguardanti le condizioni dei minori durante i conflitti armati sono state portate alla sua attenzione dal rapporto del rappresentante speciale del segretario generale dell'ONU Ban Ki-Moon. Le stesse fonti hanno sottolineato anche l'importanza che ha avuto la denuncia lanciata dal ramo israeliano dell'associazione Defense for Children International nell'avvio dell'inchiesta.

Per l'uso di palestinesi come scudi umani http://www.palestinemonitor.org/spip/spip.php?article888

(Fonti: Maan e Imemc)

 

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