Iniziativa israeliana a Nazareth: ‘Pagare i palestinesi affinché vadano via’

Iniziativa israeliana a Nazareth: ‘Pagare i palestinesi affinché vadano via’

Di Ben White.The Electronic Intifada.

La presidenza di Yisrael Beiteinu, partito guidato dal ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman, ha lanciato una campagna a Nazareth superiore per pagare i palestinesi pur di costringerli a lasciare la città.

La proposta di Alex Gedalkin si legge su HaKol HaYehudi, o “La Voce Ebraica”: “Pagare 10mila dollari a ogni famiglia palestinese disposta a vendere la propria casa e partire per sempre”.

A giustificazione della sua iniziativa, l’attivista di Yisrael Beiteinu ha spiegato che una simile mossa “avrà benefici per tutti” e, soprattutto, non implicherà “inutili tensioni in città, mentre garantirà il carattere ebraico a Nazareth superiore”.

Il sindaco di Nazareth superiore avrebbe “accolto l’iniziativa, pur tuttavia ricordando che il comune non potrà fornire assistenza legale”. In passato, il sindaco Gapso aveva detto di essere a favore di “una Nazareth democratica, ma soprattutto di una Nazareth ebraica”. Nel 2010, in un messaggio sul sito web del sindaco si leggeva: “Esattamente come dissero Ben-Gurion e Shimon Peres nel 1950, ‘la Galilea dovrà essere ebraica’. Noi diciamo lo stesso per Nazareth Illit (“Superiore”)…Il primo obiettivo è porre un freno al decadimento demografico”.

Segue un estratto del libro di Ben White “Palestinians in Israel: Segregation, Discrimination and Democracy”.
Confiscando terra per “interessi di ordine pubblico”, a metà degli anni ’50 il governo israeliano fondò Nazareth superiore, la più grande città palestinese all’interno delle frontiere che Israele avrebbe occupato nel 1967.

Nel 1953, un ufficiale di governo riconobbe che “fare di Nazareth una città parzialmente ebraica” sarebbe stato “un atto di colonizzazione condotto tra le difficoltà”, pur ritenendola comunque un’idea interessante.

Il direttore del Dipartimento dell’esercito israeliano per la pianificazione affermò invece che Nazareth superiore avrebbe avuto il ruolo di “preservare il carattere ebraico di tutta la Galilea”, e ancora il governatore militare di competenza nel nord del paese disse che “lo scopo delle colonie sarebbe stato quello di inghiottire la città araba e la crescita della popolazione ebraica”.

Nel 1957, una lettera pubblicata in occasione del 30° anniversario, il primo ministro Ben Gurion scriveva: “La nuova colonia dovrà essere una città ebraica a sostegno della presenza ebraica nell’area”.

A metà degli anni ’60, sulla stampa israeliana si descriveva la fondazione di Nazareth superiore come decisione governativa, atta a “imporre una città ebraica nel cuore della Nazareth araba… Questo sarebbe stato lo scopo fondamentale e di primaria importanza, ma sarebbe bastato anche solo riuscire a ‘spezzare’ l’autonomia araba nella regione e in città. Fatto questo, si sarebbe passati alla creazione di una maggioranza ebraica”.

Oggi a Nazareth superiore vivono 50mila israeliani che occupano circa 42mila ettari di terra, ai piedi della collina di Nazareth.
I palestinesi sono 70mila e sono costretti a vivere su 14mila ettari di terra, in un sovraffollamento quattro volte superiore.

Ironicamente, è proprio la mancanza di spazio dove vivere che ha portato i palestinesi che potevano permetterselo di trasferirsi a Nazareth superiore. Questo è il contesto dell’impegno israeliano di fare della città una realtà “genuinamente ebraica”, come fu nel giugno 2009. Allora ci fu l’annuncio della creazione di un nuovo quartiere ultraortodosso per fronteggiatre il trasferimento dei palestinesi. Un mese dopo, il rabbino Dov Lior, a capo del Consiglio rabbinico Yesha, chiese pubblicamente di “ebraicizzare” Nazareth superiore.