Insediamenti, ciò che gli Usa non dicono.

Di Saed Bannoura – Imemc News. In visita, lunedì, nell’emirato del Qatar, il segretario di Stato degli Usa Hillary Clinton ha affermato che gli Stati Uniti non hanno rinunciato a chiedere ad Israele di interrompere l’espansione dei suoi insediamenti illegali in Cisgiordania, sebbene precedenti dichiarazioni di Obama facciano intendere che gli Usa siano propensi ad una soluzione di compromesso su tale questione.

Quando nel gennaio 2009 Obama è diventato presidente, ha chiesto con forza ad Israele di porre fine all’espansione dei suoi insediamenti in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme est. Ma diversi mesi dopo, a seguito di grandi pressioni sia di Israele che della Israel Lobby negli Usa, Obama affermò di essersi sbagliato a chiedere troppo e che avrebbe lasciato la questione aperta, da rivedere nel corso di negoziati. Dopo quella dichiarazione, la costruzione di insediamenti di ‘coloni’ israeliani e statunitensi in Cisgiordania e a Gerusalemme est è esplosa, con centinaia di insediamenti e migliaia di unità abitative la cui costruzione è stata approvata dal governo israeliano.

Tutti gli insediamenti israeliani su terre palestinesi sono illegali secondo il diritto internazionale e la Quarta Convenzione di Ginevra, di cui Israele stesso è firmatario.

Secondo Aljazeera, la Clinton ha affermato: “La nostra posizione è che le attività di colonizzazione sono illegali, e che la fissazione definitiva di confini sicuri non potrà essere presa al di fuori di quello che stabiliranno le due parti, israeliana e palestinese”.

Ma la Clinton non ha detto che Israele ha preteso il pieno controllo di tutti i confini di uno “Stato palestinese” (diviso in varie enclave controllate da Israele): una condizione che rende la cosiddetta “soluzione dei due Stati” impraticabile.

Ella ha aggiunto che la cosiddetta “soluzione dei due Stati sarebbe basata sui confine del 1967, da realizzarsi con scambi di territori concordati e tenendo conto dei conseguenti sviluppi”, ma ciò non considera il fatto che il popolo palestinese, la cui terra è stata rubata per creare Israele, non ha mai approvato lo “scambio di territori” ma ha invece richiesto uno Stato dotato di continuità territoriale con Gerusalemme come capitale, il rilascio di circa 10.000 prigionieri e il diritto al ritorno per i profughi palestinesi.

Il presidente palestinese Abbas, dal canto suo, ha accusato gli Stati Uniti di aver fatto marcia indietro dopo i suoi appelli per un ‘congelamento’ degli insediamenti. Questa sua posizione si basa sulle dichiarazioni di Obama e sul continuo aiuto ad Israele fornito dagli Usa; un aiuto che è addirittura aumentato sebbene Israele si sia rifiutato di ‘congelare’ gli insediamenti…

Un portavoce di Abbas, Nabil Abu Rdainah, ha dichiarato che l’Anp ha sottoposto una proposta alla squadra di negoziatori degli Usa, ma ancora è in attesa di una risposta: “Abbiamo detto agli Usa che siamo pronti per intensi colloqui, ma vogliamo delle risposte su certe questioni”.

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