Intervista a sua Eccellenza l’Ambasciatore iraniano in Italia, dott. Mohammad Reza Sabouri

Intervista a sua Eccellenza l’Ambasciatore iraniano in Italia, dott. Mohammad Reza Sabouri
(Fonte immagine: bgtvnetwork.com/author/administrator).

Abbiamo intervistato sua Eccellenza l’Ambasciatore iraniano in Italia, dott. Mohammad Reza Sabouri, su varie questioni inerenti la geopolitica internazionale e mediorientale, la Palestina e l’assassinio del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, da parte di Israele, i BRICS+ e il mondo multipolare in costruzione.

Roma. Di Angela Lano.

Il mondo sta aspettando la risposta iraniana all’assassinio del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, avvenuta a Tehran il 31 luglio scorso. In questa attesa ci sono in atto dinamiche geopolitiche, tra cui la volontà di evitare una guerra regionale auspicata invece dal regime di Tel Aviv? Oppure è in corso una guerra psicologica? Oppure ancora un’arte della guerra millenaria incomprensibile all’Occidente.

“Come ha ripetutamente dichiarato il signor dottor Araghchi, Ministro degli Affari Esteri dell’Iran, la risposta della Repubblica Islamica dell’Iran all’assassinio del martire Haniyeh a Teheran sarà precisa, calcolata e prenderà in considerazione tutti gli aspetti. Sicuramente non cadremo nelle trappole che potrebbero essere state preparate, e questa vendetta verrà realizzata al momento opportuno e nel modo adeguato, senza alcun dubbio riguardo al suo principio. Nell’operazione precedente, “Promessa Veritiera”, avete visto che è stata data una risposta all’insolenza del regime israeliano e, allo stesso tempo, è stato evitato l’allargamento del conflitto nella regione, cosa che quel regime desiderava”.

Alcune analisi geopolitiche interessanti, che stanno circolando in queste settimane, parlano di una prima rappresaglia economica già implementata contro Stati Uniti e Israele. Ce ne dà conferma? Si veda questo articolo del prof. Lorenzo Maria Pacini:  https://strategic-culture.su/news/2024/08/17/why-is-iran-revenge-so-late-coming/

“A quanto pare, l’Occidente ha incorporato nei costi del paniere delle famiglie dei suoi cittadini le spese derivanti dal sostegno alle politiche sbagliate del regime israeliano. Anche io ho visto analisi riguardanti gli effetti economici dell’attuale pazienza strategica dell’Iran sull’economia degli Stati Uniti e del regime israeliano, tra cui il raggiungimento dell’indice VIX al suo massimo storico, il calo delle azioni delle aziende in borsa, la paura degli investitori di entrare nel mercato israeliano e il crollo della sua posizione nella classifica delle attrazioni di investimento, oltre alle crisi sociali e umanitarie in Israele. Non c’è dubbio che i mercati israeliani siano esausti dalla pazienza strategica iraniana, e le prove dimostrano che il timore generale domina i settori economici. È sufficiente considerare la cancellazione di decine di voli internazionali verso Israele, la chiusura dell’aeroporto Ben Gurion, uno dei principali snodi del trasporto aereo, il blocco del settore turistico nelle aree vicine al Libano, la svalutazione della valuta e l’aumento dei costi assicurativi e di sicurezza del regime. Non vi è dubbio che con la concretizzazione delle minacce operative dell’Iran, queste crisi si aggraveranno e si intensificheranno”.

La millenaria arte della diplomazia e della guerra iraniana e, in generale, di diverse altre civiltà orientali, è una forma di pensiero sconosciuta all’Occidente aggressivo e colonizzatore. Siamo di fronte anche a uno “scontro” culturale e di valori tra civiltà orientali e Occidente egemonico?

“Non siamo sostenitori della teoria dello scontro di civiltà. Questa teoria è emersa ed è ancora basata sull’idea che l’Occidente sia in declino e, partendo dal presupposto della superiorità mentale dell’Occidente, ora il mondo occidentale dovrebbe cercare di ripristinare la propria posizione attraverso la creazione di un nuovo ordine mondiale. Le civiltà orientali non cercano conflitti con la civiltà occidentale. Le prove di ciò sono i fatti sul campo. Sono invece i paesi occidentali che, partendo dall’erroneo presupposto della propria superiorità morale, cercano di imporsi sugli altri. Noi crediamo nella teoria del dialogo tra civiltà e questa iniziativa è stata registrata anche presso le Nazioni Unite, conferendole una legittimità globale. La base della nostra convinzione è il riconoscimento della diversità culturale e la necessità di tolleranza tra le civiltà. Questi due elementi sono concetti trattati anche nelle fonti del diritto internazionale. Se crediamo nel dialogo e nella tolleranza tra civiltà, ci muoveremo certamente verso la realizzazione dell’obiettivo principale del diritto internazionale, ossia garantire la pace e la sicurezza internazionale”.

Che peso ha l’adesione dell’Iran ai BRICS+ e la sua importante relazione con Russia e Cina nelle decisioni di Tehran rispetto a Israele?

“L’adesione dell’Iran ai BRICS e le relazioni con Russia e Cina derivano dalle realtà concrete del sistema internazionale, dalla nostra convinzione nella formazione di un mondo multipolare e dal tentativo di trarre vantaggio dai benefici economici dell’adesione a questa organizzazione, compreso il contrasto alle sanzioni e all’unilateralismo, senza alcuna ostilità verso altri paesi. Per quanto riguarda le relazioni con la Cina e la Russia, il rafforzamento delle relazioni dell’Iran con questi paesi deriva dai nostri interessi politici, economici e di sicurezza, nonché dalla convinzione che l’ordine attuale sia in transizione e che ci troviamo in una nuova fase di cambiamento del potere nel sistema internazionale. Naturalmente, i rapporti con questi due paesi non implicano inimicizia verso l’Occidente. Noi crediamo in un equilibrio nelle nostre relazioni sia con l’Oriente che con l’Occidente. Tuttavia, è l’Occidente che ha eliminato la possibilità di cooperazione e interazione. Non possiamo aspettare l’Occidente per tutelare i nostri interessi”.

Secondo lei, dai BRICS+ potrebbe nascere una nuova ONU in rappresentanza del mondo multipolare e de-coloniale auspicato da gran parte dei popoli della Terra?

“Uno degli obiettivi chiave del BRICS è diventare un attore determinante nel mondo multipolare. Detenere il 25% del PIL globale, il 18% del commercio mondiale e il 40% della popolazione mondiale testimoniano il potenziale di questa organizzazione per svolgere un ruolo a livello globale. Il processo di formazione ed evoluzione del BRICS nell’ultimo decennio dimostra la capacità di questa organizzazione di essere presente in modo efficace in un sistema multipolare. L’America del dopo Guerra Fredda ha cercato di stabilire un ordine americano nel mondo, e questo gruppo cerca di presentarsi come un’opzione affidabile rispetto alle istituzioni occidentali dominanti nell’ordine attuale.  La mia opinione personale, al di là di qualsiasi prospettiva ideologica, è che, in base all’evoluzione di questa organizzazione, ci si possa aspettare che il BRICS diventi uno degli attori, insieme ad altri, capaci di guidare la transizione dall’attuale ordine mondiale verso un mondo multipolare, libero dal dominio dell’Occidente e delle sue istituzioni, in cui le voci di tutti possano essere ascoltate”.

La Questione coloniale sionista nella Palestina storica, con il genocidio in atto a Gaza e anche in Cisgiordania, è diventata, in questi ultimi undici mesi, la Questione centrale, l’esempio drammatico di colonialismo di sterminio occidentale ai danni di popolazione native. Qual è il ruolo del popolo palestinese e della resistenza in questo scenario mediorientale e mondiale?

“Il colonialismo occidentale, attraverso il suo figlio illegittimo nei Territori occupati della Palestina, ha cercato per oltre sette decenni di influenzare le dinamiche del Medio Oriente e forse anche il sistema internazionale dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Tuttavia, non bisogna dimenticare due punti fondamentali: in primo luogo, secondo le realtà storiche e i principi fondamentali del diritto internazionale, la terra di Palestina appartiene ai suoi abitanti originari, cioè al popolo palestinese di tutte le fedi religiose, e nessuno può fornire prove che dimostrino il contrario. In secondo luogo, il popolo palestinese e i gruppi di resistenza hanno dimostrato di non permettere che lo scenario mediorientale e globale dell’Occidente si realizzi con l’appropriazione delle loro terre ancestrali. Senza dubbio, ciò che sta accadendo nei Territori palestinesi, secondo le recenti sentenze della Corte Penale Internazionale, rappresenta un chiaro esempio di crimini di guerra e genocidio da parte del regime israeliano, con l’intento di distruggere le comunità palestinesi. Il punto cruciale è che il Medio Oriente, dopo gli eventi del 7 ottobre e gli sviluppi degli ultimi dieci mesi, sta vivendo una nuova fase, uno dei principali indicatori di tale cambiamento è l’ingresso di tutti i gruppi di resistenza, palestinesi e non palestinesi, nella regione”.

Iran, Asse della Resistenza e gli alleati cinesi e russi del mondo multipolare: cosa può aspettarsi l’Occidente coloniale?

“Stiamo attraversando un periodo di transizione verso un nuovo ordine internazionale, in cui da un lato l’Occidente cerca di mantenere il suo dominio utilizzando gli strumenti del potere, tra cui le istituzioni economiche e finanziarie internazionali e i suoi colossi mediatici, e dall’altro ci sono attori come l’Iran, la Cina, la Russia e persino l’asse della resistenza che non sono disposti ad accettare il dominio occidentale e il suo sistema di valori. Tutti i paesi che ho menzionato possiedono un ricco patrimonio culturale e civile. Per questi attori, l’accettazione dei valori imperialisti occidentali, che cercano di distruggere le radici identitarie di questi paesi, non è accettabile. Se i paesi occidentali aspirano a una pace e sicurezza internazionale duratura, devono accettare i sistemi di valori degli altri e, in particolare, il principio della tolleranza culturale. I valori culturali e civili sono le radici fondamentali dell’identità delle nazioni, e non c’è dubbio che le nazioni e gli stati si oppongano ai tentativi aggressivi contro i loro sistemi di valori”.