Intervista al deputato giordano Ali Abu As-Sukkar, promotore del boicottaggio dei prodotti israeliani.

Abbiamo intervistato il deputato giordano Ali Abu As-Sukkar, che ha partecipato al recente Festival di solidarietà con il popolo palestinese nelle varie città italiane.

Il deputato As-Sukkar ha promosso, in Giordania, un boicottaggio dei prodotti israeliani.

 

Dal nostro inviato

 

Lei ha promosso il boicottaggio dei prodotti israeliani in Giordania. Come è nata questa idea? 

Tutti sanno che la Palestina ha dei “proprietari” legali, mentre la presenza degli altri (gli israeliani, ndr) non supera i cinquanta anni: sono persone arrivate da diversi paesi dell’Europa, dell’America, dell’Asia, dell’Africa per riunirsi in questo Stato. Loro si rendono conto che sono provvisori sulla terra di Palestina e che è un diritto dei palestinesi difendere la propria terra, la patria, i luoghi sacri, esattamente come hanno fatto gli italiani durante la resistenza e altri paesi dell’Europa o ogni popolo che vive sotto occupazione.

Dunque, è un diritto dei palestinesi potersi difendere dall’occupazione israeliana. Il minimo che possono fare i sostenitore delle libertà e dei diritti dei popoli in tutto il mondo è smettere di comprare i prodotti dell’occupante, prodotti fabbricati in una terra rubata ai suoi legittimi proprietari.

È giusto incoraggiare chi sottrae i diritti della gente? Io credo che in questo momento il popolo palestinese abbia bisogno che le persone libere nel mondo stiano dalla sua parte. Se lasciamo le cose come sono, altri popoli verranno occupati.

Allora, è importante usare questa arma semplice: il boicottaggio.

 

Ai palestinesi sono state concesse elezioni libere e democratiche. Ma l’esito non è piaciuto alla comunità internazionale, a Israele e agli Usa. Cosa ne pensa?

Il popolo palestinese aspira alla libertà. È un popolo democratico, maturo, cosciente dei propri diritti. A gennaio dell’anno corso ci sono state le prime elezioni libere e democratiche in Palestina, nonostante la presenza dell’occupazione. Questo ha dimostrato che i palestinesi credono nella democrazia e di essere in grado di gestire se stessi. I risultati di queste elezioni non sono piaciute a quelle parti che predicano la democrazia: hanno assediato questo popolo inerme e il suo governo.

Secondo voi, questa è democrazia? Questi sono i diritti che si vogliono realizzare? Le democrazie del mondo accettano questo comportamento? Il popolo italiano accetta di essere boicottato per la propria scelta politica, perché ha eletto un certo governo? È suo diritto scegliere chi vuole. Ma se ciò vale per gli europei, per gli occidentali, allora deve valere anche per i palestinesi. In base a quali leggi o regole e con quale logica questo popolo viene invece combattuto per aver scelto i propri legittimi rappresentanti?

È necessario che nasca un movimento vero: io ringrazio sinceramente gli europei che si recano in Palestina dopo aver sentito la sofferenza del popolo palestinese. Vanno a difendere con i propri corpi la popolazione. Si oppongono ai bulldozer che sradicano gli alberi, che distruggono le case e i campi…

Lancio un invito alle persone libere del mondo, a chi ha ottenuto l’indipendenza: non limitatevi solo alla vostra libertà. Pensate anche a quella degli altri popoli che vivono sotto occupazione, come il popolo palestinese cacciato via dalla sua terra per far posto ad altra gente arrivata dall’estero e di tante nazionalità e lingue diverse.

Si deve creare una forma di aiuto e di solidarietà perché l’assedio contro i palestinesi finisca. Questo è il minimo che si possa fare, da persone libere. Facciamo arrivare questo messaggio a tutti i responsabili, sia qui in Europa che altrove: inviamo lettere di protesta all’ambasciata dello Stato ebraico dicendo che le sue pratiche sono disumane, e che rifiutiamo l’assedio. Diciamo all’Unione Europea e all’America: “Basta con questo assedio!”. È un diritto del popolo palestinese vivere nella sua terra.

 

Il popolo italiano si porta dietro il senso di colpa per le persecuzioni anti-ebraiche. Chiunque ora osi criticare la politica del governo israeliano nei confronti dei palestinesi (o di altri popoli), viene accusato di “antisemitismo”. Non sono molte le voci che si levano in difesa dei palestinesi, attualmente.

Se gli ebrei si prendono il diritto di chiedere leggi che puniscano chi critica lo Stato israeliano (assimilando arbitrariamente, e fuori da ogni logica, la critica alla politica di uno Stato all’antisemitismo, ndr), è perché, appunto, fanno leva sul complesso di colpa degli europei. Allora, è anche diritto del popolo palestinese, scacciato dalla terra, dai luoghi sacri, dalle case che gli appartengono da secoli, far arrivare la propria voce a tutto il mondo, e difendersi.

Io credo che questo modo di nascondere, strozzare la voce dei palestinesi e dei loro diritti violati, praticato dalla macchina sionista che controlla l’informazione, debba essere denunciato dalle persone libere del mondo. Non è giusto che tutti accettino questo tipo di informazione manipolata, propagandistica.

Noi in Giordania o nei paesi arabi ci sentiamo felici quando percepiamo che gli europei hanno capito realmente il conflitto in corso sulla terra di Palestina, e lo siamo ancora di più quando traducono la teoria in pratica. Tante persone non temono di parlare e di dire la verità, altre praticano il boicottaggio. Altre ancora vanno a visitare le zone palestinesi occupate e verificano sul posto la sofferenza del popolo. 

Gli stati arabi sono uguali agli altri paesi deboli, che non controllano le proprie decisioni. I governi arabi non hanno potere decisionale. Subiscono le pressioni internazionali e delle lobby sioniste, di conseguenza rinunciano al loro ruolo e alla difesa dei diritti del popolo palestinese.

Io non ritengo giusto che i paesi europei e, in particolare, l’Italia accettino di sottomettersi al volere di altri stati: devono essere liberi, dire la verità, vedere l’ingiustizia e tentare di impedirla, vedere l’occupazione e rifiutarla, vedare l’assedio e cercare di romperlo.

I paesi e i parlamenti europei sono più liberi di quelli arabi.

Il mio, dunque, è un invito ai deputati europei e a tutte le persone libere affinché sollecitino la scarcerazione dei colleghi ministri, deputati e amministratori palestinesi imprigionati dallo scorso anno nelle carceri israeliane con la sola colpa di essere stati eletti dal popolo palestinese.

Se vogliamo veramente mettere le basi della democrazia, allora dobbiamo accettarne i risultati e non punire chi ci ha creduto.

Io mi sento psicologicamente più vicino agli amici italiani, sento che loro capiscono meglio la questione del popolo palestinese.

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