Intervista con Marie Nassif-Debs, membro dell’ufficio politico del Partito Comunista Libanese (LCP).

Un altro punto di vista rispetto alla Missione UNIFIL in Libano

Intervista con Marie Nassif-Debs, membro dell’ufficio politico del Partito Comunista Libanese (LCP).

(14 ottobre 2006)

1. Qual è la vostra opinione sulla presenza dell’UNIFIL 2, il nuovo contingente ONU in Libano?

L’UNIFIL 2, costituita attualmente, si differenzia di molto da quella già presente in Libano da più di trent’anni, in seguito alla Risoluzione 425 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Le differenze tra le due UNIFIL sono manifeste :
– Prima di tutto, la presenza rafforzata di truppe appartenenti a paesi membri della NATO e, perciò, poste indirettamente sotto il comando Statunitense. E anche se gli Stati ai quali queste truppe appartengono sono grandi potenze, nondimeno, in diverse occasioni si sono dovuti piegare davanti all’amministrazione USA quanto al modo di risolvere militarmente i conflitti, in modo particolare nel Medio Oriente dove l’esperienza dell’Iraq resta sempre una piaga aperta.
– Inoltre, certi dirigenti di questi paesi, come ad esempio l’Italia, hanno sottoscritto accordi militari con Israele ; e questo ci induce a pensare che i rappresentanti di questi paesi in alcun caso avranno l’imparzialità necessaria per condurre al meglio la loro missione.
– Di più, in questi ultimi anni i rappresentanti della Francia hanno aiutato a più riprese l’amministrazione diretta da George Bush a soddisfare le mire di Israele e di alcune fazioni libanesi, tanto con la loro partecipazione all’elaborazione della Risoluzione 1559, che è stata e resta uno dei punti di contrapposizione fra Libanesi per quel che concerne le armi della Resistenza, quanto con il loro appoggio alla Risoluzione 1701 che ha procurato ad Israele ciò che aveva perso durante la sua aggressione del 12 luglio 2006 contro il Libano, vale a dire: la possibilità di continuare nelle sue violazioni delle Risoluzioni e di commettere ancora crimini contro i civili Libanesi con il pretesto di impedire ad Hezboullah di rafforzare il proprio arsenale militare.

2. Come giudica lei il comportamento dei contingenti della UNIFIL? È corretto affermare che i paesi europei presenti in Libano vogliono (ri)colonizzarlo a loro vantaggio?

Durante l’ultima aggressione israeliana contro il Libano, certe truppe dell’UNIFIL hanno rifiutato di aiutare dei civili libanesi ; gli abitanti di Marwahine, primo villaggio martire, hanno dovuto subire tutto questo e 28 morti sono caduti vicino alla base dell’UNIFIL. Anche attualmente, alcuni comportamenti sono deludenti e da noi inaccettabili, per non dire di più. Così, all’aeroporto di Beirut gli uomini dell’UNIFIL si sono immischiati in affari che concernevano alla « Sicurezza del territorio » ; nel Sud del Libano, le truppe internazionali sono molto discrete rispetto alle violazioni della nostra terra da parte degli Israeliani : non hanno « visto » e, dunque, non hanno detto nulla rispetto ai cambiamenti della « linea blu » nei villaggi di Kfarkela e Chebaa, come hanno taciuto sul “passaggio” di bombardieri attraverso il nostro cielo e anche sulla decisione del governo di Ehoud Olmert di ritardare il ritiro delle sue truppe dai punti, ancora e sempre, occupati. Questi comportamenti, possono essere considerati come un tentativo di « ri » colonizzazione da parte di alcune grandi potenze? Questo è possibile, soprattutto se certi uomini di Stato europei pensano di potere così avere la loro (piccola) fetta della torta nella regione…

3. Come giudicare la posizione di questi paesi europei rispetto alla posizione del duo infernale Israele-USA?

Ho già attirato l’attenzione sulla posizione di questi paesi assoggettati all’amministrazione americana, in seguito al loro comportamento durante la guerra dei Bush contro l’Iraq, anche se la Francia e la Germania, ad un certo momento, hanno respinto con riprovazione l’ultima guerra.
Bisogna aggiungere che alcuni di questi paesi hanno non solo concorso alla creazione dello Stato di Israele, cacciando i Palestinesi dal loro paese, ma hanno fatto delle guerre per aiutare Israele ; ad esempio, la triplice aggressione del 1956 (n.d.tr.: aggressione da parte dell’Inghilterra, Francia ed Israele contro l’Egitto di Nasser, dopo la nazionalizzazione del Canale di Suez), e tutte le Risoluzioni ambigue che furono votate “in favore” di Israele, inclusa la Risoluzione 242 redatta dal rappresentante della Gran Bretagna alle Nazioni Unite…Quindi salta agli occhi la parzialità quando c’è da scegliere fra Arabi ed Israeliani, anche quando questi ultimi sono responsabili manifesti di massacri contro le popolazioni civili, come è avvenuto in Libano e in Palestina, e i nomi di Kana e di Jénine hanno fatto il giro del mondo.
In tutta chiarezza, possiamo affermare che il nuovo regime mondiale può essere riassunto come segue : una superpotenza che domina tutte le altre e le costringe a fare quello che lei vuole, comprese guerre di distruzione (la Bosnia) e ad accordarle in modo incondizionato l’appoggio alla sua politica di morte (l’Iraq, il Libano, la Palestina), in modo che le sue società petrolifere e i suoi mercanti di cannoni possano realizzare i più grossi guadagni e possano continuare a rubare le ricchezze del Pianeta.
Gli « altri » si accontentano delle briciole che il « sovrano del mondo nuovo » ha la compiacenza di concedere loro.
Sotto questa luce, noi comprendiamo meglio la rapidità con la quale Angela Merkel ha consegnato ad Israele i tre sottomarini « nucleari », perfino prima che si secchi il sangue dei 600 bambini Libanesi massacrati nei rifugi e sulle strade, come pure capiamo perfettamente le sue dichiarazioni riguardanti la presenza tedesca in Libano, il cui “obiettivo” è di proteggere Israele… Per tutto questo, alla fine bisogna pur concludere che l’Occidente tenta di cancellare i crimini della Seconda Guerra mondiale attraverso nuovi crimini. I popoli arabi mai hanno realizzato dei pogroms o dei crimini contro l’umanità nei confronti degli ebrei.

4. È corretto affermare che i paesi della NATO vogliono servirsi delle Nazioni Unite come un Cavallo di Troia per mettere le mani sul Libano?

Gli Stati Uniti hanno già, e a più riprese nel corso di questi dieci ultimi anni, utilizzato le Nazioni Unite per rendere più facili le loro ingerenze e le loro aggressioni contro Stati sovrani in tutti i continenti, senza eccezione alcuna, dalla Somalia fino al Libano, passando per la Bosnia, l’Afghanistan, l’Iraq…
Noi riteniamo che questa organizzazione internazionale, l’ONU, diventa progressivamente più debole, soprattutto che le decisioni non vengono proprio prese nel suo ambito, dato che le questioni vengono trasferite verso il suo “Consiglio di Sicurezza”. E quando il Segretario Generale di questa organizzazione tenta qualche volta di presentare obiezioni, come è successo nel 1996, in seguito al massacro di Kana, che era avvenuto comunque all’interno di una posizione dell’UNIFIL, lui rapidamente è stato silurato. Quello che gli stati Uniti pretendono da questa organizzazione è la docilità, come oggi sta avvenendo in Libano, o la sua pura e semplice dissoluzione…
Quanto agli altri paesi della NATO, si muovono nella medesima direzione dell’amministrazione americana, che essi aiutano nella sua strategia mirante ad indebolire qualsiasi possibilità di aiuto internazionale ai popoli oppressi… Altrimenti, avrebbero dovuto ricusare di votare le ambiguità della Risoluzione 1701 e avrebbero rifiutato di inviare delle truppe sulla base unilaterale che la Risoluzione contiene ; e così avrebbero dovuto respingere le intromissioni israeliane ed americane nella politica interna del Libano, che si sono palesate tanto attraverso i diktat dell’Ambasciatore americano a Beirut quanto tramite le aggressioni di Israele contro il nostro Paese. Quello che i governanti europei hanno « condannato », (d’altronde, questa parola è troppo forte), è la risposta « esagerata » di Israele, ma non l’atto militare in sé medesimo.
Questa politica coerente è un’arma a doppio taglio, dato che le prossime vittime saranno l’Europa e i suoi popoli che hanno dovuto già sopportare le pressioni economiche americane, e noi riteniamo che, nella logica delle cose, queste pressioni non si arresteranno al solo settore economico. Le truppe americane in Europa sono capaci di tutto.

5. Come i differenti settori e classi del popolo Libanese considerano l’UNIFIL?

Il paese, nella sua maggioranza, è contrario alla presenza della nuova UNIFIL « rafforzata », in quanto questa viene per “proteggere” l’aggressore (Israele) contro coloro che hanno subito l’aggressione (i Libanesi). Sicuramente, le Forze Armate libanesi e i partiti di Saad Hariri e di Walid Joumblat desiderano finirla con le formazioni armate degli Hezboullah. Ma la gente, soprattutto al Sud, esige una soluzione equilibrata e rifiuta che Hezboullah deponga le armi prima che Israele si ritiri dalle fattorie di Chebaa e dalle alture di Kfarchouba, e prima della liberazione dei prigionieri libanesi. Senza dimenticare poi, nell’immediato, le recenti minacce israeliane. La gente ha presente l’orribile esperienza di quello che sta avvenendo in Iraq e, peraltro, di quello che è avvenuto in Libano durante l’ultima aggressione Israeliana.

6. Quali sono le rivendicazioni del Partito Comunista Libanese e della Resistenza nazionale?

La "Resistenza nazionale" e il Partito Comunista Libanese, anch’essi, rivendicano una politica più equilibrata da parte delle Nazioni Unite. Si fa appello ai popoli dell’Europa ad esigere dai loro rispettivi governi una maggiore trasparenza e, soprattutto, chiare prerogative quanto al ruolo delle forze che essi inviano nel Sud del Libano.
La nuova UNIFIL, per essere efficace ed operare per la pace, deve dispiegarsi sui due lati della « linea blu » ; inoltre deve essere molto ferma nei confronti delle infrazioni e delle aggressioni israeliane contro il Libano, e non solamente tenerne il conto, come hanno fatto in precedenza, accontentandosi di dire che gli “Israeliani avevano commesso 2400 violazioni nel solo anno 2005”.
Bisogna che il ruolo di questa nuova UNIFIL sia più preciso. Questo, sul piano della presenza delle truppe internazionali.
D’altro canto, noi pensiamo che un aiuto politico da parte dell’Unione Europea sia necessario nell’ambito del piano delle Nazioni Unite, soprattutto rispetto al Segretario Generale di questa organizzazione, che sia delegato a formulare una proposizione concernente la “libanità” delle fattorie di Chebaa. A questo proposito, una richiesta libanese è stata depositata da molti anni presso le Nazioni Unite ed esistono molti documenti su questo problema, sia presso il Governo francese, con un mandato sul Libano fino al 1945, sia in Libano.

7. Come giudicate l’immensa manifestazione convocata da Hezboullah a Beirut, il 22 settembre 2006? E in particolar modo che significato date al discorso di H. Nasrallah?

La manifestazione di massa di Hezboullah di venerdì 22 settembre mira ad esprimere, tanto tramite il ventaglio delle forze politiche presenti che per mezzo del movimento di massa creato, una certa dinamica originale sul piano politico libanese. Noi avevamo già fatto richiamo alla posizione maggiormente determinata da parte di questo partito relativa alla formazione di una opposizione dotata di un programma di cambiamento.
Per noi, il discorso di H. Nasrallah costituisce un nuovo modo di esprimersi da parte di un partito politico "confessionale", dato che egli ha posto l’accento sulla necessità di fuoriuscire dal confessionalismo politico, che mina il Libano e lo rende fragile davanti alle tutele straniere. È vero che il Segretario Generale degli Hezboullah ha anche parlato della “forza d’urto” di questo partito, ma questo era rivolto verso gli Stati Uniti ed Israele.
Avevamo fatto riferimento anche ai cambiamenti sul piano del governo che non ha fatto che avvelenare la situazione, e noi riteniamo che la posizione avanzata, anche in questo caso, da Hezboullah va nella direzione da noi auspicata e che esige anche la maggioranza dei Libanesi.
Di sicuro, questo discorso ha dato la stura ad alcune forze filo americane per organizzare manifestazioni di questo tipo. Tuttavia, il discorso confessionale (ancorché maronita) di Samir Geagea e l’assenza di qualsiasi equilibrio nella sua posizione fra la Siria ed Israele dimostra molto chiaramente quello che il Partito Comunista Libanese ha affermato essere il piano Statunitense per la regione del Medio Oriente : la sua frantumazione in mini Stati confessionali antagonisti fra loro e tutti alla ricerca dell’aiuto di Israele al fine di continuare a vivere, mentre le multinazionali americane continuano la loro dominazione esclusiva e tirannica sulle ricchezze contenute nel mondo Arabo.

8. Quali sono le necessità immediate degli abitanti del Sud del Libano e delle altre regioni devastate?

Tutto è necessario agli abitanti del Sud, ma anche per quelli della Békaa, che hanno subito la guerra e i massacri nelle stesse dimensioni di quelli del Sud, dato che in quest’area gli Hezboullah e la Resistenza in generale (nazionale o islamica) sono forti.
I danni sono molto pesanti e il governo fino a questo momento non ha fatto un gran che.
Come tutto il mondo conosce, ci sono più di 18.000 abitazioni distrutte, senza parlare delle scuole, dei magazzini, dei ponti, delle strade, dei raccolti, e senza dimenticare le mini-bombe e le bombe a frammentazione disseminate nelle città, nei villaggi e nei campi.
Risulta importante l’aiuto necessario, prima dell’inverno, per il piano di abitazioni prefabbricate, di vestiario pesante, di coperte e di soccorso per le scuole Comunali. Parimenti, è necessario l’aiuto sanitario : cliniche mobili su roulotte, ambulanze…

9. Chi sono gli alleati del popolo Libanese nel mondo? Su chi può contare?

Prima di tutto, il popolo libanese deve contare sulle proprie forze e sulla sua resistenza e sulla sua unità nazionale davanti alla catastrofe e a quello che sta preparandosi sempre contro di lui.
Il popolo del Libano conta, soprattutto, sui popoli Arabi, sui movimenti contro le guerre e le aggressioni nel mondo, ma anche sul popolo della sinistra, al quale viene fatta la richiesta di posizioni più ferme, tanto mediante il Parlamento Europeo o i Parlamenti nazionali in Europa, che tramite i governi dei paesi anti imperialisti nel mondo : e allora, noi possiamo senza esitazione salutare le posizioni del Presidente del Venezuela, Hugo Chavez, così come quelle di molti altri governi nel mondo.

Beirut, lunedì 25 settembre 2006.

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(traduzione di Curzio Bettio di Soccorso Popolare di Padova)

Solidaire, settimanale del Partito dei Lavoratori del Belgio.
http://www.solidaire.org

Fonte: http://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o7668

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