Intervista di S.E. J. Mozaffari, ambasciatore della R.I dell’Iran in occasione della Giornata di al-Quds

Intervista di S.E. J. Mozaffari, ambasciatore della R.I dell’Iran in occasione della Giornata di al-Quds, a cura dell’ufficio stampa.

Luglio 2015

Come ogni anno l’ultimo venerdì del mese di Ramadan si celebra la Giornata Mondiale di Quds. Qual è il senso di questa  giornata per i musulmani?

Mentre il regime israeliano insiste nel  mistificare la realtà storica , rendere normalmente accettabili occupazione e aggressione , distrarre l’opinione pubblica dalla causa palestinese  e dalla questione di Al-Quds, seminare orrore e disperazione, contrastare le forme di resistenza, fomentare le divisioni tra i paesi della regione e i popoli musulmani, celebrare la Giornata di al-Quds  rappresenta il punto di collegamento dell’unità della Umma islamica e di tutti gli uomini liberi del mondo, nella difesa della causa palestinese a protezione della nobile Quds e del contrasto  all’occupazione del regime sionista.

Nonostante le proteste, le azioni illegali di Israele tra cui la costruzione di nuovi insediamenti continuano. Quali sono gli obiettivi di queste azioni?

Il regime sionista persegue l’obiettivo di cambiare la composizione demografica di Gerusalemme attraverso la distruzione delle abitazioni dei palestinese e la costruzione di nuovi insediamenti. Le azioni espansionistiche di questo regime mirano ad ostacolare il ritorno  dei palestinesi e a controllare tutti i territori di quella terra, confermando ancora una volta gli intenti razzisti e l’assoluta indifferenza verso i diritti inalienabili di quel popolo martoriato. La continuazione dell’assedio ingiusto della Striscia di Gaza da una parte e la negligenza della comunità internazionale nel cercare di interromperne l’ingiusto assedio, unitamente al mancato tentativo di ricostruire quanto distrutto dalla guerra e di assistere le popolazioni di quell’area dall’altra, ha complicato ulteriormente  la situazione. Le azioni illegali del regime sionista quali la chiusura  dei valichi di frontiera, la giudaizzazione di Gerusalemme e la costruzione di nuovi insediamenti, testimoniano il perdurare della politica di apartheid, dei crimini contro l’Umanità e del terrorismo di Stato.

Qual è la soluzione alla questione palestinese?

Innanzitutto si dovrebbero utilizzare al meglio le potenzialità e le capacità del mondo musulmano e della comunità internazionale per indurre il regime sionista a fermare le sue azioni disumane nei territorio occupati. La questione palestinese non è riconducibile all’assenza di progetti di pace o negoziati, ma a disattenzione verso la radice del problema e la sua principale causa, ovvero l’occupazione del territorio palestinese e il disprezzo del regime israeliano per le norme e gli impegni internazionali. La lunga serie di insuccessi dei negoziati tra le parti,  l’inadempienza del regime israeliano verso qualsiasi obbligo o accordo e i risultati ottenuti dalla resistenza nell’ultimo decennio hanno provato che l’unica strada percorribile è quella della resistenza. La soluzione alla questione palestinese passa per la via della resistenza basata sulle capacità intrinseche del popolo palestinese fino alla fine dell’occupazione, al ritorno alla terra di appartenenza, alla conquista del diritto all’autodeterminazione e alla costituzione del Governo dell’Unità palestinese con capitale a al-Quds.