Investimenti e colonialismo

Hadfnews.ps. La nostra patria araba, secondo la visione coloniale, appare come una regione di dominio e sfruttamento, non come la casa di una grande nazione, una terra per la sua storia e un luogo per i sogni delle sue generazioni future.

Tale visione coloniale è strettamente legata alle decine di progetti che sono stati lanciati nella regione araba e le aree adiacenti. Riguarda gli interessi e le esigenze delle potenze coloniali, il loro desiderio di dominare il mondo e le risorse per svilupparsi in esso, interrompendo qualsiasi progetto di equo scambio di benefici e risorse tra i popoli del mondo; interrompendo qualsiasi progetto che affronti i temi dell’energia, delle sue linee di approvvigionamento, delle risorse naturali e della posizione geografica, come strumenti per un progetto indipendente dei popoli arabi. Le risorse sono state confiscate, saccheggiate e alle nazioni arabe è stato impedito di controllarle. In seguito, ogni progetto di integrazione o comunicazione araba o scambio con i vicini e il mondo è stato collegato al ruolo centrale dell’entità sionista.

Sono state scelte le forze del colonialismo e dello sfruttamento e i loro alleati. Si è cercato di cambiare il volto della regione legando i suoi popoli, realtà e strutture all’entità sionista, facendo di questa il centro di ogni progetto nella regione: gas, olio, connettività terrestre e marittima, iniziative reciproche. Questi disegni rimangono ingabbiati, fondati sul profilo centrale e dominante dell’entità sionista.

Il problema qui non è l’odio per gli arabi e la loro riluttanza ad assimilarsi e integrarsi, o l’apparire di una componente nuova o diversa. Questa regione è sempre stata un crogiolo di diversità che ne hanno arricchito l’identità e ne hanno esaltato la funzione. Tuttavia, la natura del progetto sionista, la sua composizione e il suo progetto nell’ambito di una visione anti-coloniale della regione, soprattutto il fatto che la sua esistenza è pura aggressione contro il diritto del popolo arabo palestinese, sono tutti fattori che rendono irrealizzabili questi piani, in quanto non sono altro che varianti della stessa intenzione. Si cerca la resa dei popoli arabi agli invasori, la garanzia della loro eterna sottomissione, e la loro rinuncia alle opportunità di libertà, indipendenza e costruzione del futuro.

Lo sviluppo e l’investimento proporzionato delle risorse della regione araba sta all’esatto opposto del progetto coloniale, la cui punta di diamante è il progetto sionista. L’obiettivo di qualsiasi processo di sviluppo è garantire una vita e un futuro migliori ai popoli, non metterli in condizioni di dipendenza e sfruttamento, sottraendo loro le risorse, il loro potere decisionale e la dignità. L’obiettivo di impiantare l’entità sionista nel cuore di questa regione non è separato dal tentativo di sfruttare la posizione geografica della Palestina nel cuore del mondo arabo e della regione. Questo tentativo fa parte del suo fondamentale compito coloniale, militare, aggressivo, punta di diamante dell’invasione.

L’olio, il gas, la terra, il cielo… appartengono agli arabi. Non c’è posto per chi vuole colonizzarli e non ha senso l’esistenza del colonizzatore, qualunque sia il nome di chi cerca di introdurlo, per addomesticare i popoli a favore della sua egemonia. Il futuro degli arabi si realizzerà solo quando investiranno le risorse, le capacità e le energie di questa grande nazione, in un suo attuale ruolo storico e per il futuro dell’umanità, secondo una visione che tenda ad abbracciare gli altri popoli. No a invasori, tiranni, assassini, e criminali di guerra…

Non ci può essere commercio, investimento e niente in comune tra la nazione di Omar Al-Mukhtar, George Habash, Gamal Abdel Nasser, Suleiman Al-Halabi, Wadih Haddad, Abu Ali Mustafa e le pistole assassine dei colonialisti; niente da spartire con chi saccheggia interi paesi, bande di morte e di sterminio che hanno ucciso popoli di questo pianeta; niente da spartire con chi ha creato condizioni di vita vicine alla schiavitù per milioni di persone. La maggior parte degli abitanti della terra, indipendentemente dalle loro razze, stanno ancora vacillando sotto il suo tallone.

Traduzione a cura di Mouna Fares per ParalleloPalestina