Inviato delle Nazioni Unite celebra gli accordi con Israele mentre Gaza muore di fame

E.I. Di Maureen Clare Murphy. Nickolay Mladenov, l’inviato di pace delle Nazioni Unite per il Medio Oriente, durante il briefing al Consiglio di sicurezza di lunedì, ha invitato l’Autorità Palestinese a riprendere il coordinamento civile e della sicurezza con Israele.

Mlandenov ha specificato che il rifiuto palestinese dei trasferimenti delle entrate fiscali fatte da Israele, per conto della Palestina, è un fattore che esacerba “una crisi economica e fiscale” e che minaccia la vitalità dell’Autorità.

L’ANP ha iniziato a rifiutare le entrate fiscali raccolte da Israele all’inizio del 2019.

Il rifiuto è una protesta contro una legge che consente a Israele di detrarre i pagamenti effettuati, ai prigionieri palestinesi e alle loro famiglie, dalle entrate fiscali dell’Autorità Palestinese, che Israele controlla.

La trattenuta, da parte di Israele, di parte del gettito fiscale palestinese è una violazione ai sensi del protocollo di Parigi degli accordi di Oslo.

Mladenov mostra tutto il suo pregiudizio chiedendo all’Autorità Palestinese di accettare i trasferimenti di entrate fiscali senza però chiedere a Israele di cambiare il suo comportamento ingiusto, che ha provocato le proteste dei palestinesi.

L’atteggiamento assunto da Mladenov di fronte a questa vicenda fa parte della sua tendenza generale a perseguitare i palestinesi, affinché accettino uno status quo ingiusto, mentre fa poche o nessuna richiesta a Israele.

Durante il briefing al Consiglio di sicurezza, Mladenov, ancora una volta, non è riuscito a chiedere inequivocabilmente a Israele di fermare e revocare l’assedio su Gaza, che dura da 13 anni, dove due milioni di palestinesi hanno visto la loro situazione economica andare di male in peggio con l’introduzione delle restrizioni dovuto al COVID-19.

Un altro funzionario delle Nazioni Unite, Philippe Lazzarini, ha recentemente affermato che i palestinesi di Gaza stanno sperimentando una povertà senza precedenti, e alcuni sono anche costretti a rovistare tra i rifiuti in cerca di cibo.

La malnutrizione infantile è aumentata, così come le morti per suicidio, con i giovani di Gaza che non vedono barlumi di speranza all’orizzonte.

Mladenov ha affermato che le intese che impediscono uno scontro militare tra Israele e gruppi di resistenza a Gaza “hanno ampiamente tenuto”.

Sfortunatamente, stanno tenendo anche l’assedio israeliano e le punizioni collettive.

Coordinamento.

Mladenov ha chiesto all’Autorità Palestinese di riprendere il coordinamento civile e di sicurezza con Israele. L’accordo è stato sospeso all’inizio di quest’anno, per protestare contro i piani di Israele di annettere formalmente le terre occupate in Cisgiordania.

La sospensione del coordinamento civile ha fatto sì che i pazienti di Gaza non siano in grado di accedere alle cure mediche in Israele ed in Cisgiordania, cure che non sono disponibili nella Striscia.

Le organizzazioni per i diritti umani e della salute hanno sottolineato che, in quanto potenza occupante, Israele è il responsabile ultimo del diritto alla salute dei palestinesi. La richiesta verso Israele dovrebbe essere quella di fornire un accesso illimitato alle cure, piuttosto che quella di normalizzare il suo crudele regime di permessi.

E mentre l’annessione, de jure, della Cisgiordania occupata è stata sospesa a seguito di una protesta internazionale, l’annessione, de facto, di Israele procede a ritmo sostenuto.

Mladenov ha giustamente sottolineato che le iniziative israeliane per costruire più insediamenti in Cisgiordania sono illegali secondo il diritto internazionale.

“Le attività relative agli insediamenti dovrebbero cessare, in quanto minano la prospettiva di raggiungere una soluzione a due stati”, ha detto Mladenov.

Tuttavia, non ha proposto alcuna strategia per dimostrare quanto Israele sia responsabile di violazioni del diritto internazionale.

Infine, Mladenov ha parlato della negazione dei visti ai membri del personale delle Nazioni Unite da parte di Israele, allo scopo di punire l’ONU per la pubblicazione di un rapporto sulle attività commerciali negli insediamenti della Cisgiordania.

“Sono profondamente preoccupato per il fatto che il lavoro sui diritti umani da parte delle Nazioni Unite sia ostacolato in questo modo”, ha detto Mladenov.

“Esorto Israele a facilitare il ritorno dei membri del personale internazionale”, ha aggiunto.

Una normalizzazione inutile.

Mentre Israele ostacola il lavoro dei colleghi delle Nazioni Unite, Mladenov ha accolto con favore la normalizzazione dei legami tra lo stato dell’apartheid e il Sudan, condividendo la speranza che questo aiuti “a far avanzare la pace israelo-palestinese”.

L’accordo di normalizzazione Sudan-Israele, e prima di esso gli accordi con Emirati Arabi Uniti e Bahrein, sono tutti incentrati su dittature che rafforzano il favore di Washington.

Non hanno niente a che fare con i palestinesi.

Semmai, sono ricompense per Israele, che si vede ulteriormente alleviata di quelle poche pressioni internazionali per porre fine alle stesse violazioni del diritto internazionale che Mladenov riferisce regolarmente al Consiglio di sicurezza.

Sabato, l’ANP ha riferito che Israele ha dato la sua benedizione alla vendita dei caccia F-35 americani agli Emirati Arabi Uniti.

Il Paese del Golfo ha svolto un ruolo di primo piano nel conflitto in corso nello Yemen, dove si stima che dal 2015 siano state uccise circa 100.000 persone.

Martedì, le agenzie delle Nazioni Unite hanno avvertito che quasi 100.000 bambini sotto i 5 anni nello Yemen sono “ad alto rischio di morire, senza l’arrivo di cure urgenti, per malnutrizione acuta grave”.

“Se la guerra non finisce adesso, ci avvicineremo ad una situazione irreversibile e rischiamo di perdere un’intera generazione di bambini piccoli dello Yemen”, ha detto Lisa Grande, coordinatrice umanitaria delle Nazioni Unite per lo Yemen.

Invece di promuovere la pace, l’accordo con Emirati Arabi Uniti mira ad “accelerare la militarizzazione del Medio Oriente e la sottomissione del suo popolo”, ha dichiarato lunedì il Comitato nazionale palestinese per il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni.

L’accelerazione della militarizzazione – e il rafforzamento dell’impunità israeliana – non sono le strategie che un inviato di pace delle Nazioni Unite dovrebbe incentivare o applicare.

Traduzione per InfoPal di Sara Origgio