Israele ammette di avere fornito armi al Myanmar durante la pulizia etnica

Nazareth-PIC. Amir Sagie, vice console generale di Israele a New York, ha affermato che “Entrambe le parti del conflitto stanno commettendo crimini di guerra” nella crisi di Rohingya nel Myanmar, nel tentativo di giustificare la vendita di armi da parte di Israele al paese del sud-est asiatico tra la crescente preoccupzione internazionale sulla campagna di pulizia etnica contro la minoranza musulmana.

Il giornale ebraico Haaretz ha riportato che Sagie si era incontrato con sei rabbini americani, i quali avevano espresso la loro preoccupazione riguardo alla vendita di armi da parte di Israele al Myanmar.

“I rabbini temevano che gli affari di Israele avrebbero potuto contribuire a ciò che l’ONU ha definito pulizia etnica di Rohingya, la minoranza musulmana del Myanmar, ma Amir Sagie, vice console generale israeliano a New York, ha replicato ai rabbini che, per quanto a conoscenza di Israele, la crisi in atto è cominciata dopo che i musulmani hanno attaccato l’esercito del Myanmar”.

Sagie ha affermato che la situazione attuale “è cominciata dopo che i musulmani hanno attaccato posizioni governative in Myanmar” e che entrambe le parti in conflitto stanno “commettendo dei crimini di guerra”.

La sua posizione è coerente con quella del ministro degli Esteri riguardo alle relazioni dei media inerenti ai legami di Israele con il Myanmar.

Sagie ha affermato, “neghiamo del tutto ogni tipo di relazione o connessione di Israele con questa tragedia. Non c’è alcuna connessione diretta o indiretta con ciò che si sta verificando con la gente di Rohingya”.

Ha aggiunto che Israele “applica una politica di non-intervento negli affari interni del Myanmar”.

Sagie rifiuta di fornire dettagli sul commercio di armi di Israele con il Myanmar, dicendo che Israele “non discute pubblicamente con i suoi amici o nemici delle proprie relazioni militari o di difesa”. Ha comunque sottolineato che tutte le esportazioni di armi “sono effettuate con la dovuta diligenza”, e che le esportazioni prendono “in considerazione le violazioni dei diritti umani, incluse le sanzioni esistenti dell’ONU o di altre organizzazioni internazionali”.

Ha inoltre osservato che l’Alta Corte di Giustizia israeliana ha rigettato una petizione contro il commercio di armi, ma che il verdetto rimane segreto.

Il meeting è avvenuto tra la crescente violenza nello stato di Rakhine dove più di un quarto di milione di rifugiati Rohingya ha invaso il Bangladesh in sole due settimane per sfuggire al genocidio.

L’ONU stima inoltre che 1.000 persone sono morte nelle ultime 2 settimane, ma questa è probabilmente una sottostima.

Traduzione di Laura Pennisi