Betlemme-Ma’an. Domenica il governo israeliano ha approvato il budget per la colonia illegale Amihai, che permetterà la costruzione del primo insediamento ufficiale, da 25 anni a questa parte, nella Cisgiordania occupata e darà rifugio ai coloni provenienti dall’avamposto Amona, demolito a febbraio su ordine della Corte Suprema d’Israele.
Lo stanziamento della somma, circa 60 milioni di shekel (intorno ai 16 milioni di dollari), è stato confermato dal Consiglio dei Ministri israeliano durante la riunione settimanale; la somma verrà versata alla giurisdizione del ministero dell’Interno per portare avanti i lavori di costruzione.
A giugno le autorità israeliane hanno iniziato i lavori nell’insediamento situato nel distretto settentrionale di Nablus della Cisgiordania occupata. Tuttavia la costruzione è stata successivamente bloccata a causa di una mancanza di fondi.
I futuri residenti dell’insediamento Amihai, i quali hanno opposto resistenza in maniera aggressiva contro la loro evacuazione da Amona a febbraio, causando il ferimento di decine di soldati israeliani che hanno fatto poco per sopprimere la rivolta, hanno ringraziato il primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministero dell’Interno per aver promosso la costruzione dell’insediamento illegale.
Il sito d’informazione Arutz Sheva ha riportato una dichiarazione di Avichai Boaron, leader di Amona, in cui afferma che “dopo lunghe settimane in cui i lavori di costruzione della nuova comunità si sono fermati, e dopo una settimana di alti e bassi prima che la decisione fosse presa, accogliamo con le dovute cautele la disposizione che porterà al riepilogo dei lavori”.
Boaron ha aggiunto “facciamo le nostre congratulazioni al primo ministro e ai suoi collaboratori per aver promosso la decisione. Il primo ministro ha dato prova del suo impegno nei confronti dei cittadini di Amona, ma questo sarà considerato mantenuto quando entreremo nella nuova città”.
Le 40 famiglie di Amona nel frattempo stanno vivendo nella scuola speciale di biologia ambientale di Ofra, un altro insediamento illegale nella Cisgiordania occupata.
Intanto i palestinesi del villaggio di Jalud, i quali sostengono di essere i proprietari del terreno dove è in costruzione l’insediamento Amihai, hanno sporto denuncia presso il Consiglio Superiore dei lavori pubblici di Giudea e Samaria (Cisgiordania), mentre Yesh Din, gruppo di difesa dei diritti israeliani, ha presentato un’istanza alla Corte Suprema d’Israele contro la costruzione del nuovo insediamento.
Secondo Peace Now, movimento pacifista israeliano, la costruzione di Amihai punta all’espansione dello già stabilito insediamento Shilo verso la valle del Giordano. Anche l’insediamento Shvut Rachel East adiacente è stato approvato a febbraio, ma il governo israeliano lo considera un “quartiere di Shilo” e non una colonia ufficiale.
L’insediamento Amihai, secondo quanto riportato da Peace Now, andrebbe a collocarsi vicino a Shvut Rachel East, sulle sommità di alcune colline adiacenti. A maggio il gruppo ha dichiarato che “con il pretesto di un compenso ai coloni di Amona, si stanno costruendo due insediamenti uno di fianco all’altro”. Peace Now ha anche aggiunto che “i due insediamenti si trovano in una regione che funge da punto focale sia per le violenze coloniali sia per l’acquisizione di nuove terre, impedendo ai palestinesi l’accesso ai loro terreni”.
Sono 196 gli insediamenti israeliani riconosciuti sparsi nei territori palestinesi, tutti considerati illegali secondo le leggi internazionali.
Mentre gli avamposti coloniali come Amona sono stati considerati illegali anche per le leggi israeliane, all’inizio del 2017 il governo dello Stato ebraico ha fatto passare la legge di regolamentazione degli avamposti, che spiana il cammino per la legalizzazione retroattiva di decine di insediamenti israeliani.
Tra i 500.000 e 600.000 israeliani vivono in insediamenti formati da soli ebrei situati tra la Gerusalemme occupata e la Cisgiordania, in diretta violazione delle leggi internazionali. La comunità internazionale ha sempre affermato che la loro presenza nei territori palestinesi occupati rappresenta un grosso ostacolo per il raggiungimento della pace nella regione.
Hanan Ashrawi, membro del Comitato esecutivo dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina) a marzo ha criticato duramente i piani dello Stato ebraico per il nuovo insediamento, affermando che “questo prova nuovamente che Israele è più impegnata a soddisfare le pretese dei suoi coloni illegali che ad osservare i requisiti per la stabilità e la giusta pace”.
Traduzione di Simona Pintus