Israele avverte comunità beduina di imminente sfratto forzato

Betlemme-Ma’an. I militari israeliani hanno notificato ai residenti del villaggio beduino di Khan al-Ahmar l’avviso di un imminente trasferimento forzato dalle loro terre, settimane dopo che il ministro della Difesa israeliano Avigdor Lieberman avrebbe annunciato i progetti in corso riguardanti l’espulsione dei residenti nel giro di alcuni mesi.

Lieberman ha anche annunciato che i progetti per lo sradicamento totale della comunità di Susiya, situata nelle colline meridionali di Hebron, sono attualmente in corso.

In seguito a tali dichiarazioni, B’Tselem, il gruppo israeliano per i diritti umani, ha attaccato il governo dello Stato ebraico e inviato una lettera urgente al primo ministro Benjamin Netanyahu in cui comunica che l’evacuazione di Susiya e Khan al-Ahmar, situati a est di Gerusalemme, sarebbero “crimini di guerra perpetrati su suo ordine e sotto la sua responsabilità personale”.

B’Tselem poi ha riferito che alcuni ufficiali dell’esercito israeliano e dell’amministrazione civile hanno comunicato ai residenti di Khan al-Ahmar, la settimana scorsa, che la loro unica opzione sarebbe il trasloco in un cosiddetto sito di reinsediamento, che Israele metterà a disposizione della comunità beduina senza prima chiedere il loro consenso.

Secondo gli attivisti il sito proposto, conosciuto con il nome di al-Jabal ovest, si trova nei pressi di una discarica a Adu Dis.

Shlomo Lecker, rappresentante legale della comunità di al-Ahmar, ha informato l’ufficiale dell’amministrazione civile in carica di non avere il permesso di parlare con i suoi clienti senza il suo consenso e la sua presenza; ma come riferisce B’Tselem, “l’ufficiale in carica, noncurante di ciò, l’ha fatto lo stesso”.

Nel frattempo è stata fissata per il 25 settembre un’udienza di fronte alla Corte Suprema israeliana, durante la quale si parlerà delle petizioni contro i piani israeliani di demolizione di tutte le strutture di Khan al-Ahmar e delle petizioni presentate dagli insediamenti illegali israeliani nell’area che invece richiedono la demolizione della scuola dell’insediamento beduino.

Il gruppo di attivisti ha dichiarato che “le azioni dell’amministrazione civile sembrano aver spianato la strada al governo, il quale ha dichiarato di agire in buona fede e di aver consultato la comunità”.

All’inizio del 2017 l’autorità israeliana ha consegnato un’ordinanza di demolizione a ogni singolo edificio del villaggio beduino di Khan al-Ahmar, inclusa la scuola elementare.

La cittadina si trova sul luogo dove Israele ha pianificato nuovi insediamenti coloniali e sulla parte “israeliana” del percorso del muro di separazione (annessione) .

Secondo B’Tselem, il 27 agosto centinaia di coloni e parlamentari israeliani hanno protestato vicino a Khan al-Ahmar per spingere il governo a procedere con i piani di demolizione.

Le ordinanze di demolizione sono state emesse perché la comunità beduina non possedeva i permessi di costruzione, quasi impossibili da ottenere; la causa, a quanto comunica l’ONU, sarebbe da imputarsi al regime discriminante di assegnazione dei permessi di pianificazione e zonizzazione urbanistica implementati nell’area C, che occupa più del 60% della Cisgiordania sotto il pieno controllo israeliano.

Khan al-Ahmar è uno dei 46 villaggi beduini palestinesi che ospitano, nella Cisgiordania centrale, una popolazione di 7000 persone in totale, 70% delle quali sono rifugiati palestinesi, considerati dall’ONU come a rischio di trasferimento forzato, per mano delle autorità israeliane, in siti alternativi.

“La demolizione di un’intera comunità nei Territori Occupati è un avvenimento che non si vedeva dal 1967. Secondo la convenzione di Ginevra, che Israele è obbligata a rispettare per tutte le azioni in Cisgiordania, questi atti costituiscono la deportazione di persone protette, cioè un crimine di guerra” sottolinea il gruppo B’Tselem.

Traduzione di Simona Pintus