Israele boicotta la sessione del Consiglio ONU per i diritti umani sulla guerra di Gaza

Ginevra-AFP. Il rappresentante di Israele non era presente quando, lunedì, il Consiglio dei diritti umani dell’ONU ha iniziato la sessione speciale sulla situazione nei territori palestinesi e sul conflitto di Gaza del 2014.

“Prendo atto che il rappresentante di Israele non è presente”, ha dichiarato il presidente del consiglio, Joachim Ruecher.

Israele non ha fornito alcuna spiegazione immediata per la sua assenza alla sessione dedicata prevalentemente alla discussione delle sue politiche e degli abusi, ma una fonte vicina al consiglio, ha detto chiaramente che si è trattato di un boicottaggio.

“Non faremo commenti su questo”, ha dichiarato a AFP una portavoce della missione di Israele a Ginevra.

Anche gli Stati Uniti erano assenti dalle discussioni di lunedì.

Alla richiesta di spiegare perché gli Stati Uniti non vi prendevano parte, un portavoce ha detto solamente che Keith Harper, l’ambasciatore degli Stati Uniti al Consiglio, era a Washington.

La sessione di lunedì era stata programmata in origine per discutere di un’indagine sulla guerra dei 50 giorni a Gaza dello scorso anno, ma gli investigatori hanno avuto un ritardo dopo che il capo del team si è dimesso a causa delle pressioni israeliane.

“Il processo non può essere affrettato”, ha detto al consiglio l’ex giudice di New York, Mary McGowan Davis, diventata capo del team.

Canadese, esperto di diritto internazionale, William Schabas si è dimesso dalla presidenza della Commissione d’inchiesta sul conflitto di Gaza del 2014 il mese scorso, dopo che Israele aveva reclamato che non poteva essere imparziale perché aveva preparato un parere legale per l’OLP nell’ottobre 2012.

Schabas ha decisamente negato di essere in debito con l’OLP, ma ha detto che si dimetteva a malincuore per evitare che l’inchiesta sul conflitto di luglio-agosto, commissionata dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite – fosse in qualche modo compromessa.

Gaza in una “morsa”

Israele non era soddisfatto, e aveva chiesto che l’intera inchiesta fosse archiviata, insistendo sul fatto che la Commissione e il Consiglio dei Diritti Umani che l’ha creata sono intrinsecamente prevenuti contro di lui.

E’ l’unico paese al mondo con una voce speciale all’ordine del giorno dedicata ai diritti. Non è la prima volta che boicotta il consiglio.

Ha tagliato tutti i legami con il Consiglio nel marzo 2012 che indagava su come gli insediamenti israeliani stessero danneggiando i diritti dei Palestinesi, e ha ripreso i rapporti solo alla fine del 2013.

La sessione di lunedì fa seguito alla vittoria del Likud, il partito di destra del primo ministro Benjamin Netanyahu, la scorsa settimana.

L’assenza degli Stati Uniti ha scatenato ipotesi sul fatto che lo scopo era quello di evitare di attaccare Israele, come fa di solito, quando le relazioni tra due alleati si raffreddano.

Washington ha avvertito la scorsa settimana che potrebbe ritirare il suo sostegno incondizionato a Israele presso l’ONU a causa della dura presa di posizione di Netanyahu sui Palestinesi.

Alcuni stati hanno visto l’assenza degli Stati Uniti e della maggior parte delle nazioni occidentali dal dibattito di lunedì sotto una luce diversa.

“E’ un deliberato tentativo di minare la credibilità del Consiglio per i Diritti Umani”, ha detto il rappresentante del Pakistan, parlando  a nome dell’Organizzazione della Conferenza Islamica.

Anche se il rapporto d’indagine sulla guerra di Gaza del 2014 è stato ritardato fino a giugno, il nuovo relatore speciale delle Nazioni Unite per la situazione nei territori palestinesi non si è trattenuto: “La ferocia della distruzione e l’alta percentuale di vite civili perse a Gaza hanno gettato seri dubbi sull’adesione di Israele ai principi di proporzionalità, distinzione e precauzioni in attacco del diritto internazionale umanitario”, ha detto Wibisono Makarim al consiglio.

Si è lamentato dei bisogni “importanti” di Gaza, e ha avvertito che Israele continua con l’”assedio che tiene Gaza in una morsa, che non ha nemmeno permesso alle persone di risollevarsi”.

Il conflitto di Gaza si è concluso con una tregua tra Israele e Hamas, il 26 agosto, dopo la morte di oltre 2.140 Palestinesi, la maggior parte dei quali civili, e 73 persone sul versante israeliano, soprattutto soldati.

Traduzione di Edy Meroli