Israele chiude valico di Karni. Aumentano i costi e si aggrava la crisi umanitaria

di 'Abdel Ghani ash-Shami 

Gaza – InfoPal. A partire da oggi, le autorità d'occupazione israeliane implementeranno la tanto dibattuta chiusura del valico di Karni (al-Mintar), a est di Gaza City. Questo comporterà un peggioramento nel traffico di beni e merci verso il territorio palestinese assediato e sarà un ulteriore battuta d'arresto in una crisi umanitaria preannunciata da lungo tempo. 

Con la notifica della decisione, a metà gennaio 2011, Israele aveva voluto rassicurare che il valico sarebbe rimato aperto un giorno a settimana per permettere l'introduzione nella Striscia di Gaza di grano e frumento, altro bene su cui si era registrata un pericolosa crisi. 

Karni è il valico commerciale tra Israele e la Striscia di Gaza più grande, e la merce che passava da qui fino ad oggi, sarà ora dirottata verso quello di Kerem Shalom (Kerem Abu Salem). 

Crisi umanitaria. I rappresentanti palestinesi hanno ripetuto i rischi derivanti da questa decisione: “La carenza di beni di prima necessità come gas per uso domestico, grano, e quindi farina, e ancora mangime per il bestiame”. 

Maher at-Tabba'e, direttore per le relazioni con il pubblico della Camera di commercio di Gaza, ha ricordato come la parte palestinese avesse lanciato il monito già oltre un mese fa, alle prime avvisaglie di chiusura definitiva del valico di Karni. 

At-Tabba'e ribadisce che il passaggio di Kerem Abu Salem non è adatto ad accogliere ingenti quantità di beni, ovvero quello di cui necessita la Striscia di Gaza assediata da oltre quattro anni e aggiunge: “L'inadeguatezza di Kerem Shalom vale per la capienza dei camion come per le ore di lavoro presunte”. 

Il costo della merce aumenterà. L'ubicazione di Kerem Abu Salem, un po' più distante rispetto a Karni, inciderà sul costo finale dei beni (quindi sul consumatore). 

“La chiusura dei valichi commerciali della Striscia di Gaza e una riorganizzazione del traffico commerciale in questa maniera non comporteranno mutamenti sostanziali nello stato di devastazione generale in cui verte il popolo palestinese, assediato da anni e sottoposto ad un assedio unilaterale e illegale che altro non è che una disumana forma di punizione collettiva”.

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