PIC. Uno studio israeliano condotto nell’area circostante il reattore nucleare di Dimona, nel Negev, ha rivelato la possibilità di perdita di materiale radioattivo, oltre ad aver rivelato la presenza di alcuni siti di smaltimento dei rifiuti, che creano un danno ambientale potenzialmente catastrofico.
Secondo lo studio, le inondazioni e le piante che penetrano nel terreno possono aiutare a trasportare queste sostanze tossiche dai siti di smaltimento verso l’ambiente circostante.
Il quotidiano Yedioth Ahronoth ha riferito martedì che l’area chiusa attorno a Dimona è utilizzata come discarica per i rifiuti nucleari israeliani.Questi non sono depositati all’interno di edifici o bunker ben preparati, ma immagazzinati in contenitori poco profondi che potrebbero usurarsi, incrinarsi ed arrugginirsi, il che significa che potrebbero esplodere in qualsiasi momento e che i rifiuti possono facilmente fuoriuscire.
Il giornale israeliano ha affermato, sulla base dello studio, che la quantità sconosciuta di rifiuti radioattivi provenienti da Dimona, dal centro di ricerca nucleare di Soreq e da altre strutture industriali è coperta solo da uno strato di terreno di due metri.
Il reattore nucleare di Dimona venne costruito con l’aiuto della Francia alla fine degli anni 50. Altri due reattori francesi furono costruiti nello stesso periodo e chiusi nel 1980.