Israele continua ad impedire uscita da Gaza di alimenti trasformati per la vendita

Gaza-MEMO. Le autorità israeliane continuano ad impedire l’uscita di alimenti trasformati per la vendita al di fuori della Striscia di Gaza, secondo quanto riferito mercoledì dall’ONG Libertà di Movimento (Gisha).

In un comunicato stampa, Gisha ha annunciato di aver scritto una lettera questa settimana chiedendo al ministero della Sanità israeliano di “agire immediatamente per istituire procedure e linee guida chiare per coordinare il trasferimento di alimenti trasformati a Gaza per la vendita in Cisgiordania”.

Gisha ha anche chiesto all’Ufficio del Procuratore di Stato “di esaminare il motivo per cui negli ultimi sei mesi il ministero della Sanità non ha risposto a molteplici richieste da parte di Gisha per conto dei produttori di Gaza, che cercano di commercializzare i loro prodotti in Cisgiordania”.

Da giugno 2007, nel contesto del paralizzante embargo in corso, Israele ha effettivamente vietato l’uscita di alimenti processati dalla Striscia di Gaza per la vendita in Cisgiordania, Israele e all’estero.

Alla fine del 2018, il governo israeliano ha risposto ad una petizione presentata da Gisha, sostenendo che non esiste alcun divieto – ma “ha anche ammesso di non aver istituito un meccanismo per consentire il coordinamento di questo processo in conformità con i requisiti del ministero della Sanità”.

L’ONG ha contattato il ministero della Sanità sei volte, negli ultimi sei mesi, per conto di due società, “nel tentativo di scoprire quali test ed autorizzazioni sono necessari per coordinare l’uscita dei loro prodotti commercializzati in Cisgiordania”. Finora il ministro non ha “dato alcuna risposta”.

Nella lettera all’Ufficio del Procuratore di Stato, l’avvocato di Gisha, Muna Haddad, ha avvertito che “l’irragionevole ritardo del ministero della Sanità nella gestione della questione preclude qualsiasi possibilità di spedire alimenti trasformati dalla Striscia di Gaza verso Cisgiordania ed Israele”.

Ciò contraddice direttamente le “rassicurazioni dello Stato dinanzi la Corte Suprema, nonché le dichiarazioni rese dai vostri clienti in base alle quali starebbero prendendo provvedimenti per promuovere lo sviluppo dell’economia locale a Gaza e per espandere le opportunità di vendita dei prodotti locali nei mercati al di fuori del Striscia”.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.