Israele costruisce oltre 1.000 case per i coloni a Gerusalemme est

PressTv. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha approvato la costruzione di 1.060 nuove unità per i coloni nei territori palestinesi occupati fra le crescenti critiche alle politiche espansionistiche del regime.

Le autorità israeliane hanno dato l’annuncio lunedì, sottolineando che è previsto che le nuove unità abitative siano  costruite ad al-Quds (Gerusalemme) est, secondo quanto riporta il quotidiano israeliano Jerusalem Post.

I dirigenti israeliani hanno dichiarato che i nuovi piani includono anche la costruzione di infrastrutture civili nei territori occupati della Cisgiordania.

Lo sviluppo giunge il giorno dopo che la tv israeliana Channel 2 ha annunciato che Netanyahu avrebbe approvato un nuovo progetto che prevede la costruzione di 2.000 case per i coloni, 12 nuove strade e diverse altre strutture nella Cisgiordania occupata.

Il premier israeliano  ha presumibilmente discusso il piano con il ministro per gli Alloggi, Uri Ariel, e il ministro dell’Economia, Naftali Bennett, e Ze’ev Hever, il direttore di una società di sviluppo immobiliare in Cisgiordania.

Durante i colloqui, Bennett ha esortato Netanyahu ad espandere le attività di costruzione di Israele in Cisgiordania, esprimendo l’implicito appoggio al piano dei partiti di centro e di sinistra.

Il nuovo progetto giunge mentre è in atto una diffusa condanna globale delle politiche di pianificazione di furto del territorio da parte di Israele, che sono state tra le principali ragioni del fallimento dei colloqui condotti dagli Usa tra israeliani e palestinesi.

Più di mezzo milione di israeliani vive in oltre 120 insediamenti illegali costruiti dall’occupazione israeliana dei territori palestinesi della Cisgiordania e di Gerusalemme est.

Le Nazioni Unite e la maggior parte dei paesi considerano gli insediamenti israeliani illegali perché i territori sono stati sottratti da Israele nella guerra del 1967 e sono quindi soggetti alle Convenzioni di Ginevra, che vietano la costruzione sulle terre occupate.

Traduzione di Edy Meroli