Israele: decisioni ‘parziali’ dell’Unesco

Betlemme – Ma'an. Una settimana dopo l'approvazione da parte dell'Unesco di cinque risoluzioni riguardanti la Palestina, il governo di Tel Aviv ha condannato le decisioni definendole anti-israeliane.

In un’intervista di ieri a Radio Israel, un portavoce del ministero degli Esteri ha infatti riferito che l’Unesco ha accusato Israele di effettuare scavi sotto la Tomba di Rachel, che il Muro di separazione ha isolato nel 2004 da Betlemme e dal cimitero musulmano circostante.

Secondo il portavoce, l’Unesco ha inoltre classificato la Tomba di Rachel come moschea, chiedendo che venga rimossa dalla lista di luoghi storici israeliani. La tomba era stata inserita in quest’elenco insieme alla moschea Ibrahimi di al-Khalil (Hebron) all’inizio del 2010, con conseguente indignazione da parte dei palestinesi, i quali hanno sentito minacciata la centralità culturale e religiosa che i due siti hanno anche per loro.

Il portavoce degli Esteri si è però a sua volta indignato per le dichiarazioni dell’Unesco, che nella versione araba del documento si è riferita alla tomba chiamandola “Moschea Bilal Bin Rabah”, mentre le versioni inglese, francese, spagnola e russa riportano il nome “Tomba di Rachel”.

La risoluzione, in realtà, non ha chiesto che la tomba e la Moschea Ibrahimi fossero eliminate dal patrimonio storico d’Israele, ma ha ribadito che “i due siti sono parte integrante dei Territori Palestinesi occupati, e che qualsiasi gesto unilaterale da parte delle autorità israeliane va considerato una violazione della legge internazionale, delle Convenzioni dell’Unesco e delle risoluzioni delle Nazioni Unite e del Consiglio di Sicurezza”.

A insistere perché la Tomba di Rachel finisse dall’altra parte del Muro, non permettendo più ai palestinesi di accedervi, sono state le pressioni dei coloni. Anche alcune sezioni della moschea Ibrahimi sono off-limits per gli arabi, essendo state designate ad uso esclusivamente ebraico.

Le decisioni dell’Unesco, fra le altre cose, hanno anche chiesto che Israele permettesse alle associazioni di beneficenza palestinesi di monitorare gli scavi alla Porta dei Maghrebini nella Città Vecchia di Gerusalemme, hanno riconfermato l’appartenenza di quest’ultima al patrimonio palestinese e musulmano, hanno espresso le “ininterrotte preoccupazioni” per l’impatto del Muro di separazione sull’accesso dei palestinesi all’istruzione e hanno chiesto una ricostruzione più rapida della città di Gaza. Per questo motivo, il portavoce israeliano le ha condannate in quanto “vergognose e impregnate di faziosità politica”.

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