Israele deve rilasciare tutti i bambini palestinesi detenuti durante la pandemia di COVID-19

Nwttac.dci-palestine.org. Defense for Children International – Palestine. Un bambino palestinese prigioniero detenuto dalle forze israeliane alla fine di luglio è positivo al COVID-19, il primo caso noto che coinvolge un minorenne palestinese prigioniero segnalato da Defense for Children International – Palestine.

Defense for Children International – Palestine ha chiesto alle autorità israeliane di agire immediatamente per liberare tutti i bambini palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, a seguito della crescente vulnerabilità creata dalla rapida diffusione globale del virus COVID-19 e per salvaguardare il loro diritto alla vita, alla sopravvivenza, allo sviluppo e alla salute in conformità con il diritto internazionale.

I bambini palestinesi imprigionati dalle autorità israeliane vivono in stretta vicinanza gli uni agli altri, spesso in condizioni sanitarie compromesse, con accesso limitato alle risorse per mantenere routine igieniche minime, secondo la documentazione raccolta dal DCIP.

L’impatto di COVID-19 è esacerbato da queste condizioni di vita che rendono i bambini palestinesi nelle carceri e nei centri di detenzione israeliani sempre più vulnerabili. Le autorità carcerarie israeliane non possono garantire la salute e il benessere dei bambini detenuti palestinesi fintanto che questi continuano a trovarsi in un ambiente di detenzione.

Alla fine di giugno 2020, 151 bambini palestinesi erano imprigionati nelle carceri israeliane, secondo gli ultimi dati diffusi dall’Israel Prison Service.

Mentre il diritto internazionale richiede che i bambini siano detenuti solo come misura di ultima istanza, la custodia cautelare è la norma usata dalle forze israeliane della Cisgiordania occupata.

COVID-19 nelle carceri e strutture di detenzione israeliane.

Le forze israeliane hanno arrestato un ragazzo palestinese di 15 anni * intorno alle 4 del mattino del 23 luglio dalla sua casa nel campo profughi di Al Jalazoun, situato a nord della città di Ramallah, nella Cisgiordania occupata. Secondo Iyad Misk, avvocato DCIP, il ragazzino è stato trasferito nella prigione israeliana di Shikma, situata ad Ashkelon, per essere interrogato. Le autorità israeliane hanno posticipato il suo interrogatorio dopo che è risultato positivo al COVID-19.

Nonostante sia stato infettato da COVID-19, le autorità israeliane hanno prolungato la detenzione del ragazzo per altri otto giorni poiché non è ancora stato interrogato, secondo le informazioni raccolte dal DCIP. Attualmente è rinchiuso in una stazione di polizia israeliana ad Akka e dovrebbe essere trasferito presto in un altro luogo per essere messo in quarantena.

“Le forze israeliane non possono giustificare la detenzione di un ragazzino infettato da COVID-19”, ha dichiarato Ayed Abu Eqtaish, direttore del programma di responsabilità al DCIP. “Estendendo la custodia cautelare di questo ragazzo, le autorità israeliane stanno mettendo in pericolo incautamente la sua salute e il suo benessere insieme alla salute degli altri detenuti. Le autorità israeliane devono rilasciare immediatamente tutti i bambini palestinesi detenuti”.

Dopo aver inizialmente contenuto il virus, a maggio, i casi hanno cominciato ad aumentare a giugno, in Israele e in tutta la Cisgiordania, compresa Gerusalemme est e la Striscia di Gaza. Ad oggi, Israele ha registrato almeno 78.512 casi con un totale di 24.583 casi attivi e 569 decessi, secondo Haaretz

Alla fine di giugno, 151 bambini palestinesi erano detenuti nelle carceri israeliane, con un aumento del 6% rispetto a maggio, secondo i dati diffusi dall’Israel Prison Service (IPS). Secondo i dati dell’IPS, il 48% dei minori palestinesi detenuti era in custodia cautelare. 

Il 19 marzo, il DCIP ha invitato le autorità israeliane a rilasciare immediatamente tutti i bambini palestinesi detenuti nelle carceri israeliane a causa della rapida diffusione globale del COVID-19.

A maggio, tre funzionari delle Nazioni Unite hanno anche chiesto alle autorità israeliane di rilasciare tutti i bambini detenuti e di porre fine agli arresti durante la pandemia, dichiarando in un comunicato stampa congiunto, “[l] il modo migliore per difendere i diritti dei bambini imprigionati durante la pandemia, in qualsiasi paese, è quello di rilasciarli dalla detenzione e di porre una moratoria sulle nuove ammissioni nelle strutture di detenzione. Chiediamo alle autorità israeliane e palestinesi di farlo immediatamente”.

A livello globale, l’Organizzazione mondiale della sanità, l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani e gli esperti dei diritti umani delle Nazioni Unite hanno emesso linee guida e dichiarazioni che sottolineano la necessità di prevenire la diffusione del COVID-19 nelle strutture di detenzione.

Israele ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia nel 1991, obbligandosi ad attuare l’intera gamma di diritti e protezioni inclusi nel trattato, compreso il fatto che l’interesse superiore del bambino deve essere una considerazione primaria in tutte le decisioni che riguardano l’infanzia, e la detenzione deve essere utilizzata solo come misura di ultima istanza per il periodo più breve necessario.

Israele si distingue per essere l’unico paese al mondo che detiene e persegue automaticamente e sistematicamente i bambini nei tribunali militari deprivandoli dei diritti e delle protezioni fondamentali del giusto processo. Israele detiene e persegue ogni anno tra i 500 e i 700 bambini palestinesi nei tribunali militari. Quasi tre bambini palestinesi su quattro detenuti dalle forze israeliane subiscono una qualche forma di violenza fisica, secondo la documentazione raccolta dal DCIP.

* Il nome del ragazzo è noto a DCIP ma non viene divulgato qui per motivi di privacy.

Traduzione per InfoPal di L.P.