Israele distrugge antichi pozzi vicino Betlemme

Betlemme – Ma'an. Funzionari palestinesi hanno riferito che le autorità israeliane hanno distrutto degli antichi pozzi d'acqua  e delle riserve naturali utilizzate dai beduini a sud-est di Betlemme. 

3.000 metri cubi d'acqua apparteneneti ad Ali Madghan Rashayida e altri 225 metri cubi di proprietà di Majid Rashayida sono stati distrutti la scorsa settimana; dirigenti palestinesi hanno definito l'azione “illegale e un evidente attacco dell'occupazione israeliana”.

Gruppi locali e internazionali dei diritti umani hanno lavorato con i dirigenti dell'Anp per aiutare i beduini di ar-Rashayida a risanare l'area e ad utilizzare grotte naturali per raccogliere l'acqua, sia per le loro pecore sia per usi domestici.

Portare le cisterne d'acqua sul posto è stato molto costoso, al di sopra delle possibilità della comunità locale.

Gli ufficiali hanno aggiunto che demolendo le strutture, le autorità israeliane privano la comunità del diritto di presentare un ricorso legale, e hanno dichiarato inoltre che il termine dato dal mandato di demolizione non era ancora scaduto.

Ai residenti arabi Ar-Rashayida è stato consegnato l'ordine di demolizione delle loro tende, dei pozzi e di parte del villaggio solo nella settimana del 13 marzo.

Ali Awda, il capofamiglia, ha affermato che se gli ordini fossero stati eseguiti correttamente, la famiglia (composta da 50 membri) avrebbe avuto un altro posto dove andare.

“Questa è la farsa del XXI secolo: immaginate uno stato occupante che dice ai palestinesi che essi stanno violando la loro stessa terra!”

Gli ufficiali hanno dichiarato che la demolizione parziale della comunità  avrà un effetto altrettanto devastante, spiegando che i beduini non avranno abbastanza acqua per se stessi e per il loro bestiame, e sarà un grosso rischio soprattutto in estate, nelle zone desertiche.

In questo anno in corso, le Nazioni Unite hanno constatato un notevole aumento delle demolizioni israeliane a discapito delle costruzioni palestinesi in Cisgiordania.

A febbraio, nel suo report mensile, l'agenzia ha dichiarato: “Nonostante le autorità israeliane sostengano che tali demolizioni avvengano a causa della mancanza di permessi rilasciati da Israele, la natura altamente discriminante e restrittiva del regime di pianificazione, attuata dalle stesse autorità, raramente concede questi permessi ai palestinesi, soprattutto nell'area C, lasciando gli abitanti senza via d'uscita, se non quella di costruire 'illegalmente' o di abbandonare la zona”.

“E' difficile capire le ragioni che stanno dietro la distruzione dei sistemi di raccolta dell'acqua piovana: alcuni di essi tra l'altro molto antichi, che sono fondamentali per le zone rurali emarginate e per le comunità dei pastori, dove l'acqua è già scarsa e dove la siccità è una min accia costante”, ha dichiarato Maxwell Gaylard, dirigente dell'OCHA nei territori palestinesi.

Gaylard ha osservato che le demolizioni sono illegali secondo il diritto internazionale, che vieta alla potenza occupante di distruggere le proprietà appartenenti agli individui e alla comunità, tranne quando sono strettamente richieste dalle operazioni militari.

In seguito alla confisca israeliana di nove cisterne d'acqua da una  comunità di Khirbert Tana, a Nablus, il 7 di marzo, Gaylard ha dichiarato: “Se le autorità responsabili di tali demolizioni potessero vedere le devastanti conseguenze sulla già vulnerabile comunità palestinese, forse potrebbero riflettere sulla crudeltà disumana delle loro azioni”.

 

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