La notizia, gravissima per gli equilibri interni palestinesi, è stata pubblicata ieri dal quotidiano della sinistra israeliana, Ha’aretz. La gravità sta nel fatto che il presidente dell’ANP, Abu Mazen, e il movimento di Fatah a lui collegato, possano accettare questa "donazione" che ha il palese scopo di spaccare il fronte interno palestinese e alimentare quel conflitto di cui si vedono gli effetti tutti i giorni e che il Congresso del Dialogo nazionale, in corso in questi giorni, vuole risolvere.
Abu Mazen sta dimostrando un’ambiguità pericolosa e un forte attaccamento al potere: ricorda in modo emblematico molti regimi arabi (ma anche la destra italiana appena sconfitta nelle recenti elezioni) che si ammantano del titolo di "repubblica", ma che, alla prova delle urne, non ne accettano i risultati o brogliano per rimanere sulle proprie postazioni. A tutto svantaggio del popolo che dovrebbero rappresentare, ovviamente.
Il presidente Mahmoud Abbas ha tolto poteri al governo, ha svuotato i ministeri degli Interni e della Comunicazione delle loro prerogative, continua a minacciare di indire nuove elezioni e referendum. Da classico capo tribù-padre-padrone arabo brandisce bastone e carota di fronte ai sudditi-figli che ritiene incapaci di una "giusta scelta".
Gli scontri tra fazioni opposte, tra diverse organizzazioni delle forze di sicurezza, le tensioni quotidiane, ecc., inducono a pensare che, oltre a un’aggressività prodotta dalle dure e miserevoli condizioni di vita della popolazione e dai decenni di oppressione israeliana, ci si trovi di fronte a una strategia vera e propria per far naufragare il primo progetto democratico palestinese a beneficio dei vecchi schemi e partiti corrotti.
Che piaccia a Israele e all’Occidente, o no, il popolo palestinese, musulmani e cristiani insieme, ha premiato l’onestà e la correttezza di Hamas a discapito di Fatah. Basta parlare con preti, suore, volontari cristiani per avere conferma di ciò.
I palestinesi hanno deciso di offrire a se stessi un’altra chance, e se è comprensibile che Israele, nella sua logica di tirannia e oppressione, non voglia concedere loro alcuna possibilità di riscatto, appare assurdo l’atteggiamento di Abu Mazen e dei suoi sostenitori. A meno di non voler appunto pensare a un ultimo disperato tentativo di tenersi ancorati alla poltrona che le libere elezioni hanno fatto loro vacillare.
Israele ha affermato che avrebbe trasferito armi da fuoco alle milizie di Fatah, che fanno capo al presidente Mahmoud Abbas. Lo ha scritto ieri il quotidiano israeliano Haaretz.
Il giornale ha affermato che il Premier israeliano Ehud Olmert, che è appena tronato da una visita di tre giorni negli Usa, e il ministro della Difesa Amir Peretz, hanno accolto le raccomandazioni della difesa e dellintelligence di permettere il trasferimento degli armamenti.
Il quotidiano ha dichiarato che verranno date alle forze di Abbas attraverso un intermediario.
Haaretz ha citato fonti anonime della difesa secondo cui le armi serviranno solo a proteggere Abbas. La decisione è stata presa in risposta al continuo rafforzamento delle organizzazioni islamiche.
I dirigenti dellANP si sono rifiutati di commentare la notizia.