Di Vittorio Arrigoni.
Settimana scorsa, nel mezzo di una conferenza organizzata dal Canadians for Justice and Peace in the Middle East (CPME) all’università di Toronto, lo storico e politologo statunitense Norman Finkelstein ha chiesto all’uditorio di alzare la mani se avessero mai sentito dire che Hamas durante l’offensiva israeliana Piombo Fuso utilizzava civili come scudi umani.
Immediatamente uno stuolo impressionante di braccia si sono sollevate. Quando invece Finkelstein ha chiesto nuovamente al pubblico presente se erano a conoscenza dei risultati delle investigazioni di 300 organizzazioni per i diritti umani che hanno dimostrato come Hamas non abbia utilizzato un solo cittadino di Gaza per coprire i suoi miliziani, come nessun gazawo è mai stato forzato a rimanere nei palazzi controllati dal movimento islamista durante i bombardamenti, poche mani si sono mosse al cielo.
Eppure i report delle organizzazioni sono stati pubblicati, e Amnesty International si è spesa per divulgare i risultati raggiunti dalle sue indagini in particolare circa i “400 bambini morti, che sono stati ammazzati mentre studiavano o giocavano nelle loro case”.
“Questo dimostra la potenza dei media”, ha concluso la sua dimostrazione Filkestain, “i fatti fondamentali sono poco conosciuti”.
Dall’università di Toronto passiamo a quella di Genova, nella quale secondo Yediot Ahronot, il quotidiano più diffuso in Israele, martedi’ scorso una matricola israeliana è stata assalita da uno studente palestinese originario di Gaza che l’avrebbe anche minacciata di morte brandendo un coltello.
«Ho visto la morte negli occhi»: così lo studente israeliano iscritto alla facoltà di Architettura ha descritto l’aggressione al quotidiano di Tel Aviv.
L’immediato intervento del rabbino capo di Genova che ha chiesto un incontro al questore mi ha fatto sorgere una domanda, mi rendo conto retorica, su cosa ci azzecca un rabbino in una faccenda del genere.
Per logica, dovrebbe essere semmai il console israeliano l’autorità competente a occuparsi di richiedere l’intervento delle forze dell’ordine.
Sarebbe come se quel compagno palestinese della Rete Romana pestato a sangue dai sionisti a fine giugno si fosse rivolto all’imam della capitale per invocare giustizia.
E ve lo immaginate il questore che febbrilmente si mobilita per incontrare l’imam di Roma?
Normal Finkestain risponderebbe al mio quesito con il titolo del suo libro più apprezzato :“L’industria dell’olocausto”, che permette ai carnefici di oggi di travestirsi nelle vittime di ieri.
Dopo l’indagine della Digos genovese comunque la notizia si è rivelata una bufala: nessuna minaccia allo studente israeliano nella mensa universitaria, ma solo una banale lite tra giovani. E il coltello brandito non era un coltello bensi’ una forchetta, arma letale per degli spaghetti al pesto.
Nel quadro dei fatti fondamentali che devono rimanere misconosciuti, non una rettifica è stata prodotta dal quotidiano Yediot Ahronot e da i molti nel mondo che questa settimana hanno dipinto le università italiane dei covi del terrorismo palestinese.
In ultimo, da Genova voliamo in Michigan, dove il mese scorso un rettore nell’ambito del progetto di propaganda sionista denominato “Stand With Us” ha avuto la non brillante idea di invitare nel campus due soldati dell’IDF a tessere le doti ”dell’esercito più morale del mondo”.
Gli studenti, che per l’occasione indossavano i nomi di palestinesi massacrati dall’esercito israeliano, poco dopo l’inizio dell’incontro hanno sgombrato in massa l’aula circondati da un silenzio assordante.
“Potete rimanere a fare delle domande?”
Rivolge loro un soldato visibilmente imbarazzato.
“Ai bambini di Gaza fu offerta la possibilità di fare domande?”
La risposta secca e precisa, come il colpo di un cecchino, di uno studente.
Vedi il video:
http://www.youtube.com/watch?v=GV1H7LUQqc4
Una coinvolgente e concreta protesta contro i crimini israeliani nel pieno spirito della campagne contro l’apartheid sudafricana negli anni 70 e 80.
Un esempio affinché gli atenei di tutto il mondo tornino a essere fucina di rivoluzione e culla di diritti umani.
Restiamo Umani e Eid Mubarak dalla Striscia di Gaza
Vittorio Arrigoni per Infopal