Israele ha arrestato 390 palestinesi nel 2021 per “istigazione alla violenza” sui social media

Territori palestinesi occupati – MEMO. Nel 2021, le autorità d’occupazione israeliane hanno arrestato 390 palestinesi per presunta “istigazione alla violenza” sui social media, secondo quanto riferito dal Centro di studi sui prigionieri palestinesi. Secondo il portavoce per la stampa del Centro, il 2021 ha assistito a una significativa intensificazione degli arresti che hanno preso di mira i palestinesi, con accuse legate ai contenuti pubblicati sui social media.

Riyad al-Ashqar ha aggiunto che gli arresti israeliani di routine per le attività sui social media sono una politica di punizione usata come deterrente dallo stato d’occupazione. L’obiettivo, secondo lui, è quello di imprigionare il maggior numero possibile di minorenni, donne e giovani. “Non solo lo stato persegue i palestinesi sul campo, ma anche nel mondo virtuale”.

Ha ricordato il caso del 17enne Omar Hashlamoun, di Gerusalemme, arrestato a causa di un post su Facebook in cui scriveva: “Non sono sicuro se la mia esistenza in questo mondo sará lunga, ma spero di aver instillato a tutti un bel ricordo che rimarrà per sempre”.

Pochi minuti dopo aver pubblicato questa dichiarazione innocua, suo padre ha ricevuto una telefonata da ufficiali dell’intelligence israeliana che dicevano che Omar sarebbe stato indagato. Il ragazzo è stato poi interrogato con l’accusa di “minaccia di un atto terroristico” e sottoposto a torture, violenze e pressioni psicologiche.

Al-Ashqar ha osservato che le autorità d’occupazione israeliane hanno istituito un’unità speciale online che accompagna i post sui social media dei palestinesi. Agli occhi degli israeliani, le immagini dei martiri e le notizie sugli attacchi contro i palestinesi sono viste come critiche all’occupazione.

L’aumento del numero di persone arrestate per “istigazione alla violenza” online ha suscitato preoccupazioni da parte delle organizzazioni per i diritti dei palestinesi sulla libertà di espressione. In diversi paesi, una valida critica a Israele e alla sua occupazione della Palestina è considerata “antisemitismo”, pertanto è considerata illegale.

A ottobre, Human Rights Watch (HRW) ha accusato Facebook per aver “erroneamente” rimosso e “soppresso” i contenuti palestinesi durante l’offensiva israeliana sulla Striscia di Gaza, avvenuta lo scorso maggio, comprese le discussioni su questioni relative ai diritti umani. “Facebook ha ingiustamente rimosso e soppresso i contenuti dei palestinesi e dei loro sostenitori, compresi [i post] sulle violazioni dei diritti umani perpetrate in Israele e Palestina durante le ostilità avvenute a maggio 2021”, ha riferito HRW.

“Con lo spazio per queste critiche minacciato in molte parti del mondo”, ha aggiunto Deborah Brown, ricercatrice senior per i diritti digitali e sostenitrice dell’organizzazione per i diritti umani, “la censura di Facebook minaccia di limitare una piattaforma che è critica per l’educazione ed il coinvolgimento su questi temi”.