Israele ha arrestato 410 palestinesi per post sui social media

Ramallah – MEMO. Le autorità d’occupazione israeliane hanno arrestato 410 palestinesi, tra cui donne, bambini, giornalisti, attivisti e leader comunitari, per aver espresso la loro opinione sui social media, secondo un rapporto del Centro palestinese per gli studi sui prigionieri (PCPS).

Il rapporto, redatto in collaborazione con la Commissione per i detenuti ed ex-detenuti, la Società dei prigionieri palestinesi, l’Associazione Addameer per gli affari ed i diritti umani dei prigionieri ed il Centro Wadi Hilweh ha evidenziato l’uso, da parte di Israele, di una nuova “Unità di vigilanza” per monitorare gli account palestinesi sui social media e raccomandare alle autorità di sicurezza di arrestarli, con il pretesto che le loro opinioni e pubblicazioni rappresentano un’istigazione alla violenza.

Il direttore del PCPS, Riyad al-Ashqar, ha affermato che i tribunali israeliani hanno accusato i detenuti di “istigazione” per aver semplicemente espresso la loro opinione sui social media, inclusa la pubblicazione di una foto di un martire o semplicemente per aver menzionato il suo nome o per aver chiesto di proteggere la moschea di al-Aqsa.

I palestinesi hanno ricevuto condanne con pene che vanno da alcuni mesi a diversi anni di carcere dai tribunali dell’occupazione con l’accusa di istigazione, mentre alcuni erano in detenzione amministrativa, senza accusa né processo.

Le autorità israeliane hanno anche costretto i detenuti a firmare l’impegno a non utilizzare le piattaforme dei social media per diversi mesi, oltre a emettere multe e metterne alcuni agli arresti domiciliari.

Al-Ashqar ha affermato che negli ultimi anni il numero di palestinesi arrestati a causa dell’uso dei social media è passato da 145 nel 2018 a 184 nel 2019, 220 nel 2020, 390 nel 2021 e 410 nel 2022.