Israele ha paura di Khalida Jarrar perché fa a pezzi la sua falsa immagine di Stato democratico

MEMO. Di Ramzy Baroud. (Da InvictaPalestina). Quando le truppe israeliane hanno preso d’assalto la casa della parlamentare e avvocatessa palestinese Khalida Jarrar il 2 aprile 2015, lei era immersa  nelle sue ricerche. Per mesi, aveva guidato il tentativo palestinese di portare Israele davanti alla Corte Penale internazionale (ICC). Le ricerche che stava effettuando quella sera erano direttamente collegate al tipo di comportamento che consente ad un gruppo di soldati di ammanettare una rispettata intellettuale palestinese, metterla in prigione senza processo e non assumersi alcuna responsabilità per la loro azione.

Jarrar è stata rilasciata nel giugno 2016 dopo aver passato più di un anno in carcere, solo per essere arrestata ancora una volta, il 2 luglio dell’anno scorso. Ad oggi, è in una prigione israeliana. Il 28 ottobre, la sua “detenzione amministrativa” è stata rinnovata per la quarta volta.

La nota parlamentare palestinese Khalida Jarrar saluta i sostenitori nella sua città natale, Ramallah in Cisgiordania, in seguito al suo rilascio da una prigione israeliana il 3 giugno 2016, dopo aver scontato una condanna di 15 mesi per “aver  incoraggiare attacchi contro israeliani e aver violato un divieto di viaggio”. [Abbas Momani / Getty Images]

Ci sono migliaia di prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, la maggior parte dei quali detenuti al di fuori dei Territori Palestinesi occupati militarmente, quindi in violazione della Quarta Convenzione di Ginevra. Quasi 500 di questi Palestinesi sono detenuti senza accusa né processo, e trattenuti per periodi di sei mesi che vengono rinnovati, a volte indefinitamente, dai tribunali militari israeliani senza alcuna giustificazione legale. Jarrar è una di quei “detenuti amministrativi”.

La parlamentare non sta implorando la libertà ai suoi carcerieri. Invece, si sta tenendo impegnata, istruendo i suoi compagni di prigionia sulle leggi internazionali, offrendo lezioni ed rilasciando al mondo esterno dichiarazioni che riflettono non solo la sua raffinata intelligenza, ma anche la sua determinazione e la sua forza di carattere.

Jarrar è inarrestabile. Nonostante la sua salute debole,soffre di infarti ischemici multipli e di ipercolesterolemia, ed è stata ricoverata in ospedale a causa di gravi emorragie derivanti da epistassi – il suo impegno per la causa della sua gente non ne è, in alcun modo, indebolito o rallentato

L’avvocatessa 55enne ha promosso un dibattito politico che in gran parte manca nella faida in corso tra la fazione più estesa  dell’Autorità Palestinese, Fatah, nella Cisgiordania occupata, e Hamas nella Gaza assediata. Come membro del Consiglio Legislativo Palestinese (PLC) e membro attivo del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (PFLP), Jarrar  ha sempre sostenuto il tipo di politica che non è scollegata dal popolo e, soprattutto, dalle donne che lei rappresenta con forza e senza compromessi.

Secondo Jarrar, nessun funzionario palestinese dovrebbe impegnarsi in alcuna forma di dialogo con Israele, perché tale impegno aiuta a legittimare uno Stato fondato sul genocidio e sulla pulizia etnica; uno Stato che sta attualmente commettendo vari tipi di crimini di guerra, gli stessi crimini che Jarrar ha cercato di esporre davanti alla CPI. In base a ciò, rifiuta il cosiddetto “processo di pace”, un esercizio inutile che non contiene alcuna volontà o alcun meccanismo volto a “attuare risoluzioni internazionali relative alla causa palestinese e riconoscere i diritti fondamentali dei Palestinesi”.

Va da sé che una donna con una  convinzione così acuta e forte rifiuti con veemenza il “coordinamento della sicurezza” tra l’Autorità Palestinese e Israele. Considera  un’azione del genere come un tradimento della lotta e dei sacrifici del popolo palestinese.

Mentre i funzionari della PA continuano a godere dei vantaggi della “leadership”, tenendo disperatamente in  vita un discorso politico ormai morto chiamato “processo di pace” e “soluzione dei due Stati”, Jarrar, una donna leader palestinese con una visione chiara e sincera, sopravvive nella prigione di HaSharon. Lì, insieme a dozzine di altre donne palestinesi, sperimenta umiliazioni quotidiane, negazione dei diritti e varie altre tattiche israeliane volte a spezzare il suo spirito.

Jarrar, tuttavia, ha la stessa esperienza nel resistere a Israele come ce l’ha nella sua conoscenza della legge e dei diritti umani. Nell’agosto 2014, mentre Israele stava conducendo uno dei suoi più odiosi atti di genocidio a Gaza – uccidendo e ferendo migliaia di persone durante l’offensiva militare denominata “Operazione Margine Protettivo” – Jarrar  ricevette una sgradita visita da parte dei soldati israeliani.

Pienamente consapevole del suo lavoro e della sua credibilità come avvocatessa palestinese dalla portata internazionale – è la rappresentante della Palestina nel Consiglio d’Europa – il governo israeliano aveva scatenato la sua  campagna di molestie, che si concluse con la sua prigionia. I soldati emisero un ordine militare che la obbligò a lasciare la sua casa ad Al-Bireh, vicino a Ramallah, per andare a Gerico.

Gli Israeliani non riuscirono a zittirla, così fu arrestata nell’aprile dell’anno seguente. Iniziò così la serie di sofferenze, e di resistenza, che ancora continua.

Quando l’esercito israeliano arrivò  da Jarrar, i soldati circondarono la sua casa in gran numero, come se l’attivista palestinese che sapeva parlare così bene fosse la più grande minaccia per la sicurezza di Israele. La scena fu surreale e rivelò quale fosse la vera paura di Israele: i Palestinesi, come Khalida Jarrar, che sono in grado di comunicare un messaggio articolato che espone Israele e i suoi crimini al resto del mondo.

In effetti, l’intera scena ricordava la frase di apertura del romanzo di Franz Kafka, Il Processo: “Qualcuno deve aver fatto una falsa accusa contro Joseph K., perché è stato arrestato una mattina senza aver fatto nulla di male”.

La detenzione amministrativa in Israele è la riproduzione di quella scena kafkiana ripetuta all’infinito. Joseph K. è Khalida Jarrar e migliaia di altri Palestinesi che stanno pagando un alto prezzo solo per aver chiesto i diritti legittimi e la libertà della loro gente.

Sotto la pressione internazionale, Israele fu costretto a processare Jarrar, formulando contro di lei dodici accuse che includevano la visita a un prigioniero liberato e la partecipazione a una fiera del libro. Il suo secondo arresto e i quattro rinnovi della sua detenzione  testimoniano non solo la mancanza di prove reali contro di lei da parte di Israele, ma anche la sua bancarotta morale.

Perché Israele ha paura di Khalida Jarrar? La verità è che Jarrar, come molte altre donne palestinesi, rappresenta l’antidoto alla narrazione inventata che promuove incessantemente Israele come un’oasi di libertà, democrazia e diritti umani, giustapposta a una società palestinese che presumibilmente rappresenta l’opposto di ciò che Israele rappresenta .

Come avvocatessa, attivista per i diritti umani, eminente politica, avvocatessa per le donne, Jarrar e la sua eloquenza, il suo coraggio e la sua profonda comprensione dei suoi diritti e dei diritti del suo popolo, demoliscono questa montagna israeliana di menzogne. Lei è la femminista per antonomasia; il suo femminismo, tuttavia, non è mera identità politica, un’ideologia superficiale, che evoca vuoti diritti destinati a colpire il pubblico occidentale. Invece, Khalida Jarrar combatte per le donne palestinesi, la loro libertà e il loro diritto a ricevere un’educazione adeguata, a trovare opportunità di lavoro e migliorare la loro vita, affrontando ostacoli enormi come l’occupazione militare israeliana, la prigione e le pressioni sociali.

In arabo, Khalida significa “immortale”. È una designazione perfetta per una vera combattente che rappresenta l’eredità di generazioni di forti donne palestinesi la cui “sumoud” – la fermezza costante – ispirerà sempre l’intera nazione.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la politica editoriale di Middle East Monitor.

Traduzione per InvictaPalestina di Grazia Parolari.

 

 

 

 

(Foto di copertina: Khalida Jarrar, membro del Fronte popolare per la Liberazione della Palestina -PFLP- saluta al suo arrivo  al tribunale militare israeliano di Ofer, vicino alla città di Ramallah, in Cisgiordania, il 10 agosto 2015 [Ahmad Gharabli / Getty Images]).