Ramallah – InfoPal. Il ministro degli affari dei detenuti e degli ex-prigionieri del governo di Ramallah, ‘Isa Qaraqe’, ha svelato oggi l’esistenza di trattative tra un gruppo di avvocati palestinesi e la procura israeliana per la liberazione di Hana’ ash-Shalabi.
La corte d’appello israeliana, tuttavia, non ha ancora risposto al ricorso presentato dall’avvocato del Ministero, precisa Qaraqe’, mentre è stata rifiutata la proposta israeliana di confinare Hana’ a Gaza dopo la sua liberazione.
“Noi non lo accettiamo, e non decretiamo il confino”, ha dichiarato il ministro, aggiungendo che “gli israeliani devono liberare la detenuta Hana’ perché ritorni a casa, soprattutto in quanto il suo arresto è stato illegale e insensato, il tribunale non possiede alcuna prova che dimostri la verità delle accuse e non vi sono ragioni legalmente valide che giustifichino la sua reclusione”.
Qaraqe’ ha poi lanciato l’allarme sulle condizioni di salute ormai precarie di Hana’, in sciopero della fame da circa un mese, la quale “non riesce più a reggersi in piedi, dopo che è calata nettamente di peso ed ha cominciato a soffrire di capogiri e ad avere difficoltà a parlare e dormire”. Ha quindi incolpato le autorità israeliane di “averla portata intenzionalmente a questo livello di deterioramento fisico, omettendo di prendersi cura della sua salute e di venire incontro alle sue richieste legittime”.
Il ministro ha infine ricordato che altri prigionieri, in segno di solidarietà con Hana’, si sono uniti nello sciopero della fame, e che alcuni di loro portano avanti la protesta ormai da sedici giorni.
24 prigionieri si astengono dal cibo
Riferisce infatti Jawad Buls, avvocato e direttore dell’unità legale del Circolo del detenuto, che la direzione del carcere Megiddo sta incominciando a trasferire i detenuti che annunciano la loro partecipazione allo sciopero della fame.
Riportando quanto riferitogli dai detenuti stessi durante una sua visita al carcere, Buls ha infatti affermato che alcuni di loro sono stati messi in isolamento in altre strutture, o portati in luoghi ignoti, e che altri hanno subito delle punizioni “volte a spezzare l’unione dei prigionieri e a scoraggiare l’aggiunta di nuovi partecipanti allo sciopero”. Sono infatti saliti a ventiquattro i detenuti che respingono le razioni di cibo portate loro dai secondini.