Assadakah. Di Talal Khrais
Sulla questione nucleare iraniana “nessuno può permettersi di aspettare a lungo”. E’ questo il monito che il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha lanciato a Washington dal podio della conferenza annuale dell’Aipac, principale organizzazione americana a sostegno d’Israele. “Come primo ministro d’Israele – ha assicurato – non lascerò che il mio popolo viva sotto l’ombra della distruzione”.
“Un Iran dotato dell’arma nucleare porterebbe ad una drammatica crescita del terrorismo, fornendo ai terroristi un ombrello nucleare – ha dichiarato – ciò significa che emanazioni terroristiche dell’Iran come Hezbollah e Hamas si sentirebbero più sicure ad attaccare l’America, Israele e altri perché sostenute da una potenza nucleare”.
Tamburi di guerra camuffati da demagogia son lanciati spesso dai leader israeliani per giustificare le loro aggressioni contro gli Stati Arabi.
Le risoluzioni dell’ONU sono chiare: chiedono allo Stato ebraico di ritirarsi dai Territori arabi occupati e di cessare l’oppressione nei confronti del popolo palestinese costretto a vivere nella diaspora. Ogni volta che Tehran tende la mano dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica – Aiea, ed esprime la propria disponibilità, Israele minaccia, e purtroppo in Occidente c’è chi crede o fa finta di credere.
Il 6 marzo, il giorno dell’incontro tra Barack Obama e Benyamin Netanyahu,Teheran ha autorizzato l’Aiea a recarsi al sito di Parcin. Il nuovo presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, pochi giorni prima di essere eletto, ha avvertito: “Stiamo parlando di una regione esplosiva, discorsi troppo bellicosi in quell’area possono essere molto pericolosi.
“L’Iran ha diritto ad avere un suo nucleare civile, certo sotto il pieno controllo delle organizzazioni internazionali e dell’Aiea”. Così il presidente Vladimir Putin ha commentato le minacce iraniane nei confronti di Israele rispondendo alle domande dei direttori di ‘Repubblica’, ‘Times’, ‘Handelsblatt’, ‘Globe and Mail’, ‘Asahi Shimbun’, ‘Le Monde’. Quanto alla posizione russa, in caso di attacco all’Iran, Putin ha chiarito: “Per anni, e negli ultimi dieci in particolare, la Russia ha avuto una posizione precisa.
“I nostri soldati non escono dalle frontiere della Russia, e questa è una impostazione ferma, di principio, per la pace. Negli ultimi dieci anni si è ricorsi troppo spesso all’uso della forza per risolvere i conflitti internazionali. E questo lascia un’impronta negativa nelle relazioni tra gli Stati, e spinge certi Paesi a cercare l’arma nucleare come strumento di difesa”.
“La Russia è indiscutibilmente preoccupata per il crescendo di minacce di attacchi militari verso l’Iran per il suo programma nucleare. Se questo avverrà, le conseguenze saranno veramente catastrofiche”, ha aggiunto, ribadendo l’avvertimento già lanciato da tempo dal Cremlino.