Israele impone ai detenuti palestinesi la visione di determinati canali televisivi

Nablus-InfoPal. Un giurista palestinese ha affermato che la decisione israeliana di imporre alcuni canali televisivi ai palestinesi detenuti all’interno delle sue carceri, rappresenta un tentativo di limitare le loro conoscenze intellettuali, e imporre loro determinate idee attraverso media specifici.

Martedì 19 febbraio, in un comunicato stampa, Fuad al-Khafash, direttore del centro al-Ahrar per gli studi sui detenuti e i diritti umani, ha affermato che “i detenuti palestinesi sono riusciti a strappare il diritto di introdurre i televisori nelle proprie celle dopo un’aspra battaglia, perciò, essi hanno tutto il diritto di scegliere i canali che vogliono guardare”, sottolineando “il gran vuoto avvertito dai prigionieri dopo la sostituzione di al-Jazeera, con un altro canale che trasmette contenuti frivoli, che la metà dei prigionieri si rifiuta di seguire in quanto non conformi alla propria cultura”.

Al-Khafash ha aggiunto che “i detenuti palestinesi non sono interessati alla maggior parte dei canali televisivi imposti da Israele, in quanto non offrono alcun arricchimento alle loro conoscenze”, esortando le istituzioni mediatiche e culturali ad impegnarsi “per evidenziare il ruolo svolto dall’occupazione nella lotta contro i detenuti, volta a limitare la loro cultura, sapere e conoscenze intellettuali, nel tentativo di impiantare idee lontane dai loro interessi e priorità reali”.