Israele impone chiusura di 8 giorni su Cisgiordania e Gaza

Betlemme-Ma’an. Le autorità israeliane hanno dichiarato una chiusura di 8 giorni sulla Cisgiordania occupata e sulla Striscia di Gaza, a partire da domenica scorsa fino a lunedì 1º ottobre, per la festa ebraica del Sukkot.

Mentre i valichi con la Cisgiordania rimarranno aperti da lunedì fino a giovedì, per poi chiudere di nuovo, quelli con la Striscia di Gaza rimarranno chiusi continuamente, fino al 1° ottobre.

Questa è la terza chiusura imposta in Cisgiordania e Gaza nel mese di settembre, prima per lo Rash Hashanah, noto come il capodanno ebraico, poi per lo Yom Kippur, noto anche come Giorno dell’Espiazione,  e adesso per il Sukkot, noto come la “Festa dei Tabernacoli”.

Israele impone regolarmente chiusure in Cisgiordania e Gaza per le festività ebraiche, ma durante i festival di una settimana, come il Sukkot, di solito vengono imposti embarghi solo alla fine della festività, che durano alcuni giorni.

Severe restrizioni al movimento dei palestinesi vengono implementate normalmente dalle autorità israeliane durante le festività ebraiche, per presunti scopi di sicurezza, accompagnate da crescenti tensioni attorno alla Moschea al-Aqsa.

L’imposizione israeliana di questi embarghi sul Territorio palestinese ha gravemente colpito i mezzi di sussistenza dei palestinesi che dipendono dall’entrare in Israele, o nelle sue colonie, per opportunità di lavoro, assistenza medica e altri motivi. Tali politiche sono fortemente criticate dai gruppi per i diritti umani in quanto considerate come “punizione collettiva”.