Israele: mirare alle abitazioni civili per presunti scopi militari è un crimine di guerra

L’Osservatorio per i Diritti Umani Euro-Mid esprime grande preoccupazione per la pratica del “roof-knocking” (bussare sul tetto), con la quale le forze israeliane lanciano un missile luce sul tetto dell’edificio come segnale di “avvertimento”, prima di sparare un altro missile meno di un minuto dopo. E’ stato rilevato che tale avvertimento sarebbe letale, in quanto gli occupanti restano feriti, e non è dato loro sufficiente tempo per lasciare l’edificio, che molte volte finisce per essere raso al suolo.

Centinaia di palestinesi hanno ricevuto avvertimenti di questo tipo dalle Forze di Occupazione israeliane in diverse aree della Striscia di Gaza. L’Esercito israeliano giustifica queste manovre sostenendo che i dintorni delle case soggette a bombardamenti sono impiegati dalla Resistenza palestinese per lanciare i razzi verso Israele. Tuttavia Israele non ha fornito alcuna prova che avvalori tali motivazioni. Inoltre, ritenere i civili responsabili per atti che non hanno commesso costituisce una punizione collettiva, la quale è considerata dal diritto internazionale un crimine di guerra.

L’Osservatorio Euro-Mid afferma che le Forze israeliane hanno mirato alle case dei civili nella Striscia di Gaza per ben sei giorni, con un raggio di fuoco molto più ampio delle effettive necessità militari, e con eccessiva violenza.

In un comunicato dello scorso 13 luglio l’Osservatorio ha inoltre aggiunto che le aree sulle quali Israele ha dato ordine di evacuazione immediata sono particolarmente estese: dal lato orientale di Attatrah fino a Salatin Street, e nell’intera parte occidentale e settentrionale del campo di Jabalia, ad alta densità abitativa. Circa 300 mila persone hanno dovuto abbandonare le loro case. Tutto questo li rende dei target ingiustificati, e non prende in considerazione il “principio di proporzionalità” tra il cosiddetto vantaggio militare e la distruzione di proprietà e mezzi di sostentamento dei civili.

L’aviazione israeliana ha colpito varie case di civili lungo la Striscia di Gaza, radendole al suolo, in quanto erano le abitazioni delle famiglie dei “membri di Hamas”. Nella maggior parte dei casi, però, nulla ha permesso di stabilire che, al momento degli attacchi, nelle case vi fossero anche “gli operativi di Hamas”. Israele ha quindi giustificato queste operazioni affermando che tali edifici sono stati impiegati per immagazzinare le munizioni, o per altre necessità di tipo militare; nella maggior parte dei casi i morti si sono registrati tra donne, bambini e anziani.

Attaccare apertamente e deliberatamente abitazioni civili costituisce un crimine di guerra e una forma di punizione collettiva contro le famiglie. L’attacco contro la casa della famiglia Al-Batsh, il 13 luglio scorso, nella città di Gaza, è stato il massacro famigliare più sanguinoso da quando l’offensiva israeliana è incominciata. L’esplosione ha ucciso 18 membri e distrutto completamente l’edificio, mentre gli “operativi di Hamas” a cui l’esercito mirava non sono rimasti uccisi.

L’Unrwa, l’Agenzia Onu per i Rifugiati Palestinesi, ha aperto nel nord della Striscia otto scuole per dare accoglienza ad almeno 17 mila sfollati, quando all’alba hanno abbandonato le loro case.

Euro-Mid sostiene che le Forze Israeliane hanno preso di mira le case dei palestinesi di Gaza non appena il conflitto ha avuto inizio. Nei primi 7 giorni, 1653 case sono state danneggiate, 240 delle quali del tutto rase al suolo. A queste si aggiungono 25 moschee, 4 delle quali completamente distrutte. Sono state poi danneggiate 6 cliniche mediche e 39 scuole.

Durante tali azioni belliche, Israele ha dato prova di non avere rispetto per le vite umane: ha trasgredito le leggi del conflitto armato perpetrando numerosi attacchi indiscriminati contro i civili, mirando direttamente contro di loro e contro risorse primarie protette, negando effettivi e incontrovertibili segnali di avvertimento dai rischi degli attacchi armati, e fallendo nell’implementare le leggi del diritto umanitario internazionale circa l’occupazione militare.

Il modo in cui le operazioni sono state condotte, nonché l’alto numero di vittime tra i cittadini della Striscia, è indice di un comportamento spregiudicato che non tiene conto dell’incolumità né dei civili, né dei loro beni.

Traduzione di Alessandra Fabbretti

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