Israele non indagherà sull’uccisione della giornalista Abu Aqleh

MEMO e PIC. La polizia militare non aprirà un’indagine contro le forze di difesa israeliane (IOF) sull’uccisione della giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Aqleh, 51 anni, avvenuta a Jenin la scorsa settimana, nonostante sia stata colpita alla testa da un cecchino dell’esercito, ha riferito Haaretz. La divisione investigativa criminale della polizia militare ritiene che un’indagine che tratti i soldati israeliani come sospetti porterà all’opposizione all’interno della società israeliana.

In risposta, la famiglia di Abu Aqleh ha affermato di aver previsto tutto ciò e ha ribadito la richiesta di un’indagine trasparente sulla sparatoria. “Ci aspettavamo questo dagli israeliani. Ecco perché non volevamo che partecipassero alle indagini”, ha detto la famiglia ad Al Jazeera. “Vogliamo sia ritenuto responsabile chiunque abbia eseguito questi atti. Esortiamo gli Stati Uniti in particolare – poiché era cittadina statunitense – e la comunità internazionale ad aprire un’indagine giusta e trasparente e porre fine alle uccisioni”.

La famiglia è stata rassicurata dal governo degli Stati Uniti che l’omicidio di Abu Aqleh sarebbe stato indagato.

Secondo Haaretz, non c’è “alcun sospetto” che la sparatoria sia stata un atto criminale. Interrogati, i soldati hanno affermato di ritenere di aver sparato contro un combattente palestinese, nonostante testimoni e giornalisti di Al Jazeera abbiano riferito che non ci sono state sparatorie nelle vicinanze di Abu Aqleh. La giornalista indossava anche un giubbotto antiproiettile contrassegnato chiaramente come “PRESS” e un casco quando è stata assassinata, l’11 maggio, mentre stava seguendo l’assalto dell’esercito di occupazione al campo profughi di Jenin.