Israele oggetto di critiche sui diritti umani durante riunione a Ginevra

Truthngo.org. Gli Stati Membri dell’ONU hanno criticato Israele nel corso di una sessione piuttosto accesa del Consiglio dei Diritti Umani (HRC) per non aver ottemperato alle leggi in materia di diritti umani e alle risoluzioni ONU. Qualcuno lo ha definito “Stato dell’apartheid”.

Il rimprovero è giunto nella città svizzera nella giornata di giovedì 18 gennaio, mentre Israele effettuava la sua terza Revisione periodica universale (UPR), un processo supervisionato dall’ONU volto a valutare il rispetto dei diritti umani in ogni stato e a dare suggerimenti per migliorare.

“Israele è l’unico stato al mondo che può essere definito stato dell’apartheid” ha detto il delegato sudafricano rivolgendosi alla delegazione Israeliana e ai membri ONU riuniti al Palais des Nations.

“Continuiamo a esprimere la nostra preoccupazione per la negazione del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, in assenza del quale non è possibile esercitare né godere di nessun diritto umano”.

Il delegato ha fatto eco alle raccomandazioni di vari stati membri i quali hanno chiesto, soprattutto, la fine dell’occupazione, giunta ormai al suo cinquantesimo anno, nel territorio palestinese.

Alcuni Stati Membri dell’ONU hanno espresso preoccupazione per quella che considerano una situazione di peggioramento dei diritti umani nei Territori Occupati e le palesi violazioni, da parte di Israele, delle risoluzioni ONU.

“Chiediamo a Israele di attenersi alle leggi internazionali, mettendo fine immediatamente alla sua occupazione cinquantennale e all’apartheid politico sul popolo palestinese, nonché di smantellare il muro illegale e le relative infrastrutture all’interno dei Territori Occupati e di ricompensare i palestinesi per tutte le perdite sofferte a causa della loro presenza”, ha dichiarato il delegato palestinese, aggiungendo che i palestinesi “non si perderanno d’animo”.

Giordania, Emirati Arabi Uniti, Russia, Malesia e altri Stati hanno chiesto a Israele di bloccare l’occupazione e l’annessione di terre palestinesi, la costruzione e l’espansione degli insediamenti israeliani, il trasferimento coatto dei palestinesi e la demolizione di case e strutture.

D’altro canto Gran Bretagna, Finlandia e Austria, tra altri paesi, hanno espresso preoccupazione sulla detenzione arbitraria dei minori.

Nelle sue osservazioni di apertura l’ambasciatrice israeliana, Aviva Raz Shechter, ha ribadito chiaramente in che modo Israele avrebbe accolto le raccomandazioni degli altri stati membri.

“Le continue discriminazioni contro Israele all’interno del Consiglio dei Diritti Umani e l’infinito numero di risoluzioni politiche di parte, adottate regolarmente dalla maggioranza automatica dei membri dello stesso, dimostrano non solo il trattamento ingiusto riservato a Israele ma anche le mancanze del consiglio stesso e del suo programma”, ha affermato.

Shechter ha detto inoltre che Israele sottoporrà a processo di revisione quella che ha definito la parzialità del Consiglio, chiedendone la riforma.

“Oggi, sempre più paesi insieme a Israele si stanno accorgendo che questo teatro dell’assurdo non può andare avanti per sempre e che una riforma è necessaria”, ha detto.

Shechter ha elencato quelle che ritiene essere un numero di zone da migliorare nell’ambito dei diritti umani rispetto all’ultima revisione effettuata nel 2013.

Tra queste, ha detto, vi sono nuove iniziative e misure prese da Israele per preservare i diritti di persone con disabilità, minoranze, della comunità LGBT e delle donne.

Tuttavia, molti delegati non sono stati colpiti dal fatto che Shechter non abbia accennato alla situazione dei palestinesi nei Territori Occupati.

“I rapporti con i palestinesi continueranno a essere la nostra priorità e nonostante i ben noti ostacoli al processo di pace, continueremo a cercare una soluzione duratura che permetterà ai nostri due popoli di vivere fianco a fianco”, ha dichiarato.

Emi Palmor, direttore generale del ministro della Giustizia israeliano, è rimasto sulla difensiva prima di elencare i miglioramenti a livello giudiziario, dall’introduzione dei diritti per alcuni prigionieri e la salvaguardia dei detenuti giovani alle indagini sulle denunce contro l’Agenzia di Sicurezza israeliana, meglio conosciuta come Shin Bet.

“Molti non ascolteranno le mie parole… Questo concilio non è conosciuto per la sua uguaglianza o imparzialità”, ha affermato.

Deterioramento dei diritti umani.

Palmor ha rivendicato i progressi di Israele riguardo la detenzione dei minori, istituendo un tribunale minorile apposito, migliorando il sistema di notifica alle famiglie e autorizzando i tribunali a nominare avvocati per i minori “se lo vorranno”.

Comunque, i delegati di Belgio, Bolivia, Canada, Madagascar e altri Stati Membri ONU hanno fatto appello a Israele per permettere alla società civile e alle organizzazioni indipendenti per i diritti umani di lavorare liberamente sul territorio.

Alcuni hanno chiesto a Israele di permettere alle associazioni per i diritti umani di condurre missioni di accertamento per indagare i presunti crimini di guerra contro l’umanità.

Hanno espresso anche preoccupazione sui difensori dei diritti umani, presi di mira, e le ONG indipendenti nel contesto della ONG israeliana Transparency Law e Anti-Boycott Law. Le raccomandazioni e le preoccupazioni sono state rifiutate da Palmor, il quale ha sostenuto che Israele non ha apposto alcuna restrizione illegale sulle associazioni per i diritti umani.

Malesia, Qatar e altri hanno chiesto la fine del blocco sulla Striscia di Gaza.

Alcuni delegati hanno invece chiesto di ratificare il protocollo opzionale della Convenzione contro la Tortura e di rispettare la Convenzione IV di Ginevra relativa alla Protezione delle Persone Civili in Tempi di Guerra, che proibisce i trasferimenti individuali o di massa, così come le deportazioni di persone protette dai territori occupati.

Traduzione di Giovanna Niro