Israele-Palestina: verso lo stato binazionale?
A livello politico, lattuale fase dei rapporti fra Israele e ANP (Autorità Nazionale Palestinese) è caratterizzata dalla trattativa inaugurata dalla conferenza di Annapolis dello scorso novembre. In quelloccasione, con la mediazione degli USA, Israele e lANP decisero di formare due delegazioni con il compito di raggiungere, entro la fine dellanno in corso, un preaccordo sui maggiori problemi sul tappeto. Come in ogni precedente consimile occasione, però, la trattativa si è rivelata come il pretesto da parte di Israele per prendere tempo mentre, sul terreno, continua lincessante processo di moltiplicazione e di espansione delle colonie israeliane in Cisgiordania. In questa situazione, il capo della delegazione palestinese, Ahmed Qureia, alias Abu Alaa, ha dichiarato, il 10 agosto, che se il processo di pace dovesse continuare a segnare il passo, i palestinesi potrebbero abbandonare la richiesta della formazione di un loro stato, sciogliere lANP e domandare la creazione di un unico stato democratico binazionale, che includa israeliani e palestinesi.
La dichiarazione di Qureia è stata letta e, probabilmente, era stata presentata come una minaccia nei confronti della controparte israeliana. Come notato dallo stesso Ehud Olmert, la scomparsa dellANP e la creazione di uno stato binazionale porrebbe Israele «di fronte ad una lotta di tipo sudafricano per lottenimento di uguali diritti di voto [da parte dei palestinesi], e, qualora questo accadesse lo stato di Israele sarebbe finito».
Sarebbe finito, ovviamente, perché Israele si troverebbe di fronte a due alternative, entrambe inaccettabili: la prima sarebbe quella di rivelarsi come uno stato apertamente razzista, sul tipo del Sudafrica dellapartheid, dove diritti e doveri sono distribuiti in maniera diseguale su base razziale; la seconda, nel caso che si creasse un sistema autenticamente democratico, sarebbe la prospettiva che i palestinesi, che nel giro di un paio di decenni saranno diventati più numerosi degli ebrei israeliani, conquistino il potere per via democratica. Si tratta di un dilemma che è ormai chiaramente percepito dalla dirigenza israeliana, indipendentemente dal suo colore politico. È per questo che anche un super falco come Ariel Sharon aveva incominciato a parlare, allinizio di questo decennio, della necessità di costruire uno stato palestinese. Il problema allora come ora è lindisponibilità da parte degli israeliani di concedere il minimo necessario per arrivare ad un accordo con i palestinesi. Questo minimo è la costituzione di uno stato palestinese realmente indipendente sui territori occupati da Israele nel 1967, con Gerusalemme Est come capitale.
La dichiarazione di Qureia sullo stato binazionale può sembrare lastuto espediente di uno sperimentato negoziatore per rilanciare una trattativa moribonda. Tuttavia, la proposta dello stato democratico binazionale è tuttaltro che unimprovvisazione; da tempo, infatti, numerosi intellettuali palestinesi, fra cui Omar Barghouti, e qualche intellettuale israeliano, fra cui Ilan Pappé, sostengono la necessità di abbandonare il progetto dei due stati per puntare a quello dello stato democratico unitario per israeliani e palestinesi. Unidea, questultima, che era già stata proposta da Edward Said nei suoi ultimi anni di vita. In effetti, a sette giorni di distanza dalla dichiarazione di Qureia, il 17 agosto, un gruppo di intellettuali e di politici palestinesi, raccolti nel Palestine Strategy Study Group, finalizzava e metteva a disposizione sul web un rapporto in inglese e in arabo, intitolato Regaining the Initiative: Palestinian Strategic Options to End Israeli Occupation. Lidea centrale del rapporto è la necessità di proporre ad Israele laccettazione in tempi predefiniti della creazione di uno stato palestinese indipendente sui territori occupati da Israele nel 1967, con Gerusalemme Est come capitale. Se, però, la proposta non fosse accettata nei tempi previsti, il passo successivo sarebbe lo scioglimento dellANP e la richiesta del diritto di cittadinanza da parte dei palestinesi.
Questa seconda eventualità, sottolinea il rapporto, non rappresenta una minaccia, ma, in una situazione in cui è impossibile creare uno stato palestinese, la soluzione più equa, in effetti lunica soluzione equa possibile, per entrambi i popoli.
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