Israele, predestinato alla fine

Di Khalid Amayreh – Palestina Occupata. Con la solita fanfara e retorica auto-compiacente, la scorsa settimana Israele ha celebrato i 67 anni trascorsi da quando si è stabilito in Palestina, con il sostegno attivo dei poteri occidentali colonialisti.

Un osservatore passivo che osservi le cerimonie annuali probabilmente avrebbe l’impressione che non solo la Palestina ed il popolo nativo siano mai esistiti, ma che la reale creazione dell’intero mondo coincida con la fondazione di Israele.

Il tentativo di cancellare l’identità palestinese e la sua storia è da molto tempo utilizzato per far identificare l’intera collettività nella cultura israeliana. Anche semplici termini che potrebbero ricordare alle nuove generazione i tempi perduti, o la storiografia in antitesi con quella sionista, hanno dovuto essere cancellati e sostituiti da nuovi termini.

E così come la Palestina è diventata Israele, quasi tutto ciò che è palestinese è diventato israeliano o ebraico – dal falafel al ricamo caratteristici della Palestina.

In breve, non vi sono limiti all’aggressione contro la storia e contro la verità. Ma si tratta di un aggressione basata su bugie o, nel migliore dei casi, su mezze verità.

Sono sicuro che Israele, così com’è oggi, non ha molti anni davanti. E so anche che non posso portare prove inequivocabili che possano avvalorare la mia tesi.

So anche che molte persone rifiuteranno le mie opinioni definendole espressioni di un ‘mero desiderio’ e di un ‘sogno ad occhi aperti’.

Comunque, per essere giusti, io meriterei questi epiteti se mi basassi soltanto su una logica empirica in quanto il ragionamento logico suggerisce che Israele sperimenterà la sua fine in poche decine di anni a causa della sua natura apocalittica. ‘Questo è troppo’, potrebbe dire giustificatamente molta gente.

Ma eventi apocalittici possono arrivare senza preavviso, inaspettatamente e senza alcun presagio. La storia è piena di esempi di questo tipo. Chi avrebbe mai pensato che l’ex-Unione Sovietica sarebbe arrivata ad una così brusca fine?

Megalomania e arroganza del potere

Vedendo il comportamento di Israele fin da quando ero bambino (ora ho 58 anni), sono propenso a credere che Israele finirà per incontrare una fine senza preavviso, inaspettata e senza alcun presagio. Non so quando accadrà, ma sono convinto, fino alla certezza, che succederà, e più presto di quanto molta gente possa pensare.

La megalomania, definita come una condizione psicologica caratterizzata da fantasie di potere deluse, da onnipotenza e da un’auto-stima sproporzionata, è evidente nel comportamento di Israele – che si tratti di ministri o di ufficiali dell’esercito che di coloni ebrei – i quali sono tutti coalizzati contro i contadini palestinesi, senza alcuna protezione, sulle cime delle colline in Cisgiordania.

In realtà, guardando e leggendo i media israeliani in questi giorni, ognuno potrebbe facilmente cogliere i numerosi sintomi di questo disordine psicologico collettivo. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, è chiaramente un rappresentante non rappresentativo del suo popolo. Egli rappresenta una cultura che indottrina gli ebrei con la falsa idea che essi sono i migliori di tutta l’umanità, non necessariamente per una presunta eccellenza morale, ma piuttosto solo per il fatto di essere ‘ebrei’.

Alcuni gruppi di ebrei, come i Chabad, insegnano che gli ebrei sono infinitamente superiori al resto dell’umanità e che coloro che non sono ebrei sono di per sé inferiori. Infatti, per molti ebrei, la vita stessa di una persona non ebrea, un goy, non ha alcuna sacralità.

Quindi, la megalomania di Israele è soltanto l’altra faccia del razzismo israeliano, un razzismo che trascende da qualsiasi altro possibile aspetto della vita di Israele.

Israele ha già l’enorme peso di una storia criminale che continua a crescere per dimensioni e nefandezze. Questo sgradevole quanto ingente patrimonio diventa sempre più grande in un paese che ha poca tolleranza per farsi un esame di coscienza, nonché per confessare I propri peccati. Anche perché la confessione dei propri peccati equivarrebbe alla rovina del tessuto morale della società israeliana, nonostante ciò che si vorrebbe far credere.

E’ impossibile per uno stato come questo avere ancora vita lunga, utilizzando gli esistenti ed obsoleti strumenti di oppressione, razzismo e criminalità.

Nella Sura al-Isra, uno dei più importanti capitoli del Corano, possiamo leggere:

  1. Decretammo nella Scrittura, contro i figli di Israele: ‘Per due volte porterete la corruzione sulla terra e sarete manifestamente superbi’.
  2. Quando si realizzò la prima [delle Nostre promesse], mandammo contro di voi servi Nostri, di implacabile valore, che penetrarono nelle vostre contrade: la promessa è stata mantenuta.
  3. Vi demmo quindi il sopravvento su di loro e vi corroborammo con ricchezze e progenie e facemmo di voi un popolo numeroso.
  4. Se fate il bene, lo fate a voi stessi; se fate il male, è a voi stessi che lo fate. Quando poi si realizzò l’ultima promessa i vostri volti furono oscurati ed essi entrarono nel tempio come già erano entrati e distrussero completamente quello che avevano conquistato.

Io so che la maggior parte dei leader sionisti, sia in Israele che all’estero, sono o pseudo-religiosi o completamente atei. E questa è un ulteriore motivo che potrebbe rendere più veloce la fine di Israele.

Ritengo che Israele stia andando incontro ad un destino ineluttabile, non può scapparvi. E non sarà per mano dei Palestinesi o degli Arabi. Sarà Dio, l’Onnipotente, che distruggerà Israele, un paese che è indifferente a Dio ed abbraccia invece l’iniquità. Dio sarebbe ingiusto se non distruggesse Israele. Ma Dio è Giusto ed è Israele che è iniquo.

Khalid Amayreh è un giornalista palestinese di lungo corso e commentatore politico che vive nella Palestina Occupata.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi