Israele proibisce ripetutamente la chiamata alla preghiera: infastidisce i coloni

391063494_201a543ffaHebron-Ma’an. Per 49 volte, nel mese di gennaio, le forze israeliane hanno proibito la chiamata islamica alla preghiera nella moschea Ibrahimi, a Hebron, in quanto “infastidiva” i coloni ebrei, secondo quanto ha riferito un funzionario del ministero dei beni religiosi dell’Autorità palestinese.

Il direttore della sede di Hebron del ministero per i beni religiosi, shaykh Taysir Abu Sneinah, ha riferito che le forze israeliane hanno ripetutamente vietato alla moschea di trasmettere il richiamo alla preghiera.

La giustificazione addotta è che il suono del richiamo alla preghiera islamica infastidisce i coloni israeliani che eseguono riti nella parte della moschea conosciuta come la Tomba dei Patriarchi, che è stata presa in consegna dalle forze israeliane.

Abu Sneinah ha denunciato quello che ha definito “pratiche israeliane abusive” contro  luoghi di culto palestinesi.

Hebron è un luogo frequente di scontri a causa della presenza di 500 coloni israeliani nella Città Vecchia, molti dei quali hanno illegalmente occupato le case palestinesi e hanno allontanato con la forza gli abitanti originari. Essi sono protetti da migliaia di militari israeliani.

Un accordo del 1997 ha suddiviso Hebron in aree di controllo palestinese e israeliana.

La zona H2 controllata dai militari israeliani comprende l’antica Città Vecchia, sede della venerata moschea Ibrahimi – divisa in una sinagoga chiamata Tomba dei Patriarchi – e via Shuhada, una volta la fiorente: ora i negozi hanno abbassato le saracinesche e le case sono chiuse.

Più di 500 mila coloni israeliani vivono in insediamenti in Cisgiordania e a Gerusalemme Est , in violazione del diritto internazionale.

I territori palestinesi riconosciuti a livello internazionale, di cui fanno parte la Cisgiordania e Gerusalemme Est, sono stati occupati dai militari israeliani dal 1967.

Traduzione di Edy Meroli